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fenomeno esoterico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Doppelgänger ([ˈdɔpl̩ˌɡɛŋɐ] ; letteralmente «doppio viandante», nel senso di «bilocato»;[1] tradotto in italiano come «doppio» o talvolta, impropriamente, «sosia»; in latino anche alter ego)[2] è un termine tedesco, composto da doppel, «doppio», e Gänger, «che va», «che passa» (da gehen, «andare»).[3]
Si riferisce a un qualsiasi doppio o sosia di una persona,[4] più comunemente in relazione al cosiddetto gemello maligno o alla bilocazione; descrive anche il fenomeno nel quale si vede la propria immagine con la coda dell'occhio.
In leggende e romanzi è un duplicato spettrale o reale di una persona vivente; nel folclore è inoltre descritto come uno spirito incapace di scomparire. In alcune mitologie vedere il proprio Doppelgänger è un presagio di morte,[5] mentre visto da amici o da parenti di una persona può anche portare sfortuna o annunciare il sopraggiungere di una malattia.
La tematica del «doppio» in filosofia appartiene a quelle dottrine secondo cui ogni realtà possiede una propria controparte speculare, alla quale è necessario ricollegarla per poter ricomporre in unità i due opposti.[6] Eraclito sosteneva ad esempio: «ciò che si oppone converge, e dai discordanti [sorge] bellissima armonia»;[7] concezione che si è andata definendo nei sistemi di pensiero connotati dalla dialettica o da un rapporto di polarità fra una tesi e un'antitesi.[6]
Per Platone ogni ente terreno ha un proprio «altro» nella dimensione ultraterrena: il riconoscimento di quest'alterità, a cui egli ricondusse l'origine del molteplice, annoverandola tra i cinque «generi sommi» del mondo delle idee, lo condusse a superare l'uguaglianza parmenidea tra essere ed identità,[8] ma aprì anche il problema di spiegare il motivo di una tale duplicazione.
Così le successive filosofie neoplatoniche, pur teorizzando un monismo trascendente, lo scompongono sul piano immanente in un dualismo irriducibile ad una ricomposizione razionale: Plotino afferma che «nel mondo intelligibile ogni essere è tutti gli esseri, ma quaggiù ogni cosa non è tutte le cose»,[9] mentre Cusano concepisce una coincidentia oppositorum per la quale due o più entità contrapposte hanno una comune radice, che però li travalica entrambi.[10]
Il problema di spiegare la realtà corporea come un uno sdoppiamento della mente, o dello spirito, che genera in tal modo la molteplicità, ha dato luogo a diverse soluzioni nell'età moderna. In opposizione al monismo, fra le correnti filosofiche che aderiscono al cosiddetto «dualismo ontologico», questo risulta ulteriormente suddivisibile in:[11]
Si tratta di una tematica che è stata tra l'altro ampiamente trattata dai filosofi del Romanticismo, in relazione al porsi dell'Io che si rispecchia nel non-io.[12]
La concezione dello spirito o dell'anima come doppio del corpo, che può sussistere anche senza il supporto materiale di questo, secondo Tylor è alla base delle antropologie dualistiche e dell'animismo.[13]
Tale idea del doppio era indicata con il termine Ka nell'antico Egitto.[14] Il Ka era simbolizzato nei geroglifici egiziani con due braccia che stavano ad indicare sia l'abbraccio che la protezione.
James Frazer rileva la frequente associazione, presente nelle credenze popolari, tra il corpo di una persona e la sua ombra, oppure con la sua immagine riflessa, che viene identificata con l'anima. Riferisce ad esempio del timore degli Zulù a specchiarsi negli stagni, per la possibilità che essa venga rapita da uno spirito animalesco delle acque.[16]
Nella mitologia europea il tema del doppio ricorre nella figura di Giano bifronte,[4] oppure nel mito dell'androgino, secondo cui ogni persona ha un proprio doppio ma del sesso opposto, a cui era originariamente unito.[17]
Gli studi psicologici e psicoanalitici sui Doppelgänger hanno investigato sia casi clinici, sia miti (ad esempio quello di Narciso), sia racconti fantastici e della tradizione popolare.[18] Nella maggior parte dei casi il fenomeno del Doppelgänger è collegato al concetto freudiano di Das Unheimliche (Il perturbante) oppure al disturbo narcisistico di personalità.
Si deve a Freud, in particolare, l'aver sdoppiato l'integrità dell'individuo tra una parte conscia ed una inconscia; egli ne individua poi altre istanze quali l'Es, l'Io e il Super-io.[19] Ripercussioni di questa scissione in ambito psicoanalitico si ritrovano nella letteratura del Novecento, in particolare italiana, in autori come Svevo e Pirandello (ad esempio nel fu Mattia Pascal).[19]
L'allievo di Freud Otto Rank, in Der Doppelgänger (Il Doppio, 1914) sviluppa un ampio studio e mette il doppio in connessione con la morte.[19] Nella psicologia analitica esso è implicito nella distinzione che Carl Jung fa tra personalità uno, quale personalità centrata sull'Io, e la personalità due, una personalità più ampia centrata sul Sé, anche se Jung non parla di doppio ma di «ombra».
Alcuni autori connettono l'apparizione di un doppio con crisi legate allo sviluppo dell'io, o a fasi in cui il vissuto esistenziale spinge a una riconfigurazione dell'identità. In questi casi la comparsa di un doppio è sempre sintomatica di una necessaria trasformazione del proprio sé, che può essere vissuta in maniera persecutoria, da qui il carattere perturbante del Doppelgänger.
Nell'ambito dell'esoterismo e dell'occultismo, si distinguono varie accezioni: ad esempio nell'antroposofia vi è un Doppelgänger che è considerato da Steiner un'entità malvagia di natura ahrimanica, che penetra in ogni essere umano al momento della nascita, accompagnandolo tutta la vita per separarsene infine pochi istanti prima della morte. Al contrario del daimon socratico, rispondente in un certo senso alla voce dell'angelo custode, il doppio ahrimanico tende ad offuscare la libera coscienza dell'individuo, istillandovi, come un parassita, pensieri ed impulsi all'azione estranei al suo autentico modo di essere. Esso diventa così la causa anche delle malattie organiche.[20]
Il Doppelgänger malvagio non è da confondere poi col guardiano della soglia, che è invece un semplice sosia, il quale si mostra al discepolo dell'occultismo per come questi è veramente, cioè appunto come il suo vero doppio, per rivelargli i suoi difetti e le debolezze che gli impediscono di procedere nel cammino iniziatico verso la veggenza.[21]
Più in generale, gli studiosi di spiritismo quando si riferiscono al doppio intendono il «corpo astrale»,[22] oppure il «perispirito».[14] Parlano anche del doppelganger come il «doppio etereo».[14]
Il concetto di sdoppiamento rimanda inoltre a quello tipico delle esperienze al confine della morte (NDE) di cui Jung ha descritto un'esperienza in prima persona, allorché in età avanzata dopo una caduta fu colpito da un attacco cardiaco. Nella sua autobiografia racconta come egli in quelle drammatiche condizioni riuscisse a vedere se stesso, quasi un suo doppio, giacere in coma.[23] Di questa esperienza così Jung riferisce: «posso parlare di quest'esperienza soltanto come di un'estasi in cui il presente, il passato e il futuro sono una cosa sola».[24]
Al doppio ci si riferisce pure riguardo al fenomeno tipico delle esperienze di bilocazione, come quelle descritte nelle vite di numerosi santi, ad esempio Padre Pio o Giuseppe da Copertino, definite dagli parapsicologi anche esperienze extracorporee (OBE).[25]
Robert A. Monroe, manager americano delle telecomunicazioni, all'inizio degli anni sessanta affermò di avere sperimentato simili esperienze di sdoppiamento ma volle farsi studiare in maniera scientifica, così si sottopose ad elettroencefalogramma mentre simili esperienze erano in corso.[26] Il dottor Charles Tart si incaricò di questi studi e concluse che si trattava di manifestazioni oniriche.[27]
Il tema del doppio è affrontato in letteratura già dall'epoca classica. In quella greca da Elena di Euripide, mentre nella letteratura latina è presente soprattutto nelle opere di Plauto e Ovidio: Plauto usa il doppio come espediente per creare la situazione comica, l'equivoco su cui sono basate le sue commedie come Anfitrione (di cui Sosia è il nome di un personaggio) e i Menecmi.[15] Nelle Metamorfosi di Ovidio si assiste al mutare delle forme in corpi nuovi,[28] e così nell'omonima opera di Apuleio il protagonista Lucio vive due identità, come uomo e come bestia.[29]
È stato poi illustrato in maniera celebre da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson (1866),[19] in cui più personalità convivono in uno stesso corpo.[19]
Altri testi letterari noti per il tema del doppio annoverano Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, Il compagno segreto di Joseph Conrad, Il visconte dimezzato di Italo Calvino, Il castello bianco di Orhan Pamuk, Il sosia di Fëdor Michajlovič Dostoevskij, Storia straordinaria di Peter Schlemihl di Adelbert von Chamisso, Il cappotto di astrakan di Piero Chiara, I due gemelli veneziani di Carlo Goldoni, William Wilson di Edgar Allan Poe, La metà oscura di Stephen King, L'uomo duplicato di José Saramago, Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello.[30]
Nell'arte il tema ricorre nei dipinti ispirati al mito di Narciso come quelli di Caravaggio, o dell'ermafrodito di Carlo Carrà, in quelli rinascimentali sul rebis alchemico.[31] Altri esempi sono il Ritratto del dottor Gachet di Van Gogh, le opere di Dante Gabriel Rossetti, di René Magritte, ecc.[12]
Analogamente la filmografia si è ampiamente dedicata a questo tema.[12]
Nei racconti del folclore i Doppelgänger non proiettano ombre e non si riflettono negli specchi o nell'acqua. Si suppone che forniscano consigli alla persona di cui hanno le sembianze, che possono essere fuorvianti o maliziosi. Possono anche, in rari casi, instillare idee nella mente delle loro vittime o apparire ad amici e parenti, provocando confusione. In molti casi una volta che si è visto il proprio Doppelgänger si è condannati a essere perseguitati da immagini della propria controparte spettrale.
Viene definita Doppelgänger brand image (o D.B.I.) la rappresentazione negativa di un marchio commerciale effettuata sotto forma di testo critico e/o immagini caricaturali. Essa viene creata e diffusa dagli utenti del web attraverso i social media e rappresenta una critica pubblica all'autenticità e genuinità del messaggio promozionale che sostiene un prodotto.[41]
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