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patriota e scrittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Domenico Carbone (Carbonara Scrivia, 16 luglio 1823 – Firenze, 20 marzo 1883) è stato un patriota e scrittore italiano, volontario nelle guerre del Risorgimento, provveditore agli studi di Torino e autore per l'infanzia.
Fu membro del consiglio del Collegio Reale delle Fanciulle in Milano. Fra le sue satire, composte sulla scia di quelle di Giuseppe Giusti, la più nota è “Re Tentenna”, allusione all'indecisione e ai frequenti cambiamenti di Carlo Alberto. L'epiteto affibbiato al re, che da allora in poi diventò popolare e passò alla storia, gli procurò l'esilio, e lo costrinse a spostarsi prima a Roma e poi a Firenze[1]. Significative sono anche le composizioni “Sono Italiano”, che lo colloca nell'ambito del patriottismo mazziniano, e “Don Ciccia al congresso di Villanovetta”, che prende in giro il clero reazionario.
Massone, con Giosuè Carducci ed altri confratelli massoni firmò un opuscolo di protesta[2], per conto della Loggia "Felsinea", del Grande Oriente d'Italia.
Oltre che del Giusti, egli sentì l'influenza d'altri poeti, quali Giovanni Berchet, Francesco Dall'Ongaro e Giovanni Prati. Importante è pure il suo carteggio. Alcune sue opere sono state pubblicate postume.
Dall'unione con Camilla Lessona, sorella di Michele Lessona, nacque il futuro medico Tito Carbone.
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