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La diocesi di Costanza (in latino: Dioecesis Constantiensis)[nota 1][3][4] è una sede soppressa della Chiesa cattolica.
Diocesi di Costanza Dioecesis Constantiensis Chiesa latina | |||
---|---|---|---|
Suffraganea dell' | arcidiocesi di Magonza | ||
Religiosi | 2.764 uomini, 3.147 donne | ||
Abitanti | ? | ||
Battezzati | ca. 900.000 (dati del 1769)[1] | ||
Stato | Germania | ||
Superficie | ca. 36.000 km² | ||
Parrocchie | 1.254 (52 vicariati) | ||
Erezione | fine VI secolo | ||
Soppressione | 16 agosto 1821 | ||
Cattedrale | Nostra Signora | ||
Santi patroni | San Corrado[2] | ||
Dati dall'Annuario pontificio (ch · gc?) | |||
Chiesa cattolica in Germania | |||
La diocesi, una delle più vaste dell'Impero tedesco di cui era parte integrante, comprendeva parte degli odierni territori della Svizzera tedesca, del Baden-Württemberg tedesco e del Vorarlberg austriaco. Confinava a nord con le diocesi di Strasburgo, di Spira e di Würzburg; ad est con la diocesi di Augusta; a sud con le diocesi di Coira, di Sion e di Losanna; ad ovest con la diocesi di Basilea e ancora con quella di Strasburgo.
Sede vescovile era la città di Costanza, dove fungeva da cattedrale la chiesa di Nostra Signora.
Nel 1769 la diocesi, che si estendeva su circa 36.000 km², comprendeva 1.254 parrocchie e 918 cappellanie, 243 abbazie, monasteri e conventi, 37 collegiate e 52 capitoli. La popolazione cattolica raggiungeva circa 900.000 abitanti con 3.774 preti secolari, 2.764 monaci e religiosi, 3.147 religiose.[5]
Prima della riforma protestante, la diocesi era suddivisa in 10 arcidiaconati e 67 decanati; questa suddivisione risalirebbe almeno al XII secolo. Dopo il XVI secolo, la suddivisione amministrativa della diocesi subì dei cambiamenti per il passaggio di molte parrocchie e decanati al protestantesimo; nel 1769 la diocesi comprendeva 52 decanati, con lo stesso numero di arcidiaconati.[6]
Non facevano parte della suddivisione amministrativa diocesana i territori sottoposti all'autorità diretta del principe-vescovo (ossia il principato vescovile), la città di Costanza, le collegiate il cui capitolo era esente dalla giurisdizione episcopale, le abbazie territoriali presenti nel territorio diocesano (le più importanti erano quelle di Reichenau e di Mehrerau).
Innumerevoli furono gli istituti religiosi o monastici presenti nella diocesi di Costanza. Nel Medioevo divennero dei centri importanti di irradiamento spirituale e culturale: le biblioteche e gli scriptoria di San Gallo e di Reichenau e i pellegrinaggi mariani ad Einsiedeln ebbero una notorietà in tutta Europa. I monasteri nella Foresta Nera contribuirono allo sviluppo agricolo e pastorizio della regione. I movimenti di riforma monastica di Hirsau e di Cluny ebbero largo influsso nei monasteri della diocesi e decine furono i monasteri affiliati (o priorati) a questi due centri di riforma. Oltre una decina furono le abbazie elevate alla dignità di abbazie imperiali. Largo successo ebbero pure i monasteri degli ordini mendicanti, che si svilupparono nelle più importanti città e nelle campagne.
In due occasioni, i monasteri e le abbazie della diocesi ebbero a soffrire. La prima quando si diffuse e si affermò la riforma protestante (XVI secolo), che portò alla sparizione di diversi edifici religiosi o per abbandono o per confisca o semplicemente perché passati al protestantesimo. La seconda con la secolarizzazione dell'inizio Ottocento, che portò alla soppressione della quasi totalità dei conventi monastici.
Tra le diverse abbazie, conventi e monasteri, si ricordano:[9]
Restano ancora oggi incerte e avvolte nell'oscurità le origini della diocesi di Costanza. La tesi tradizionale, difesa da storici tedeschi ed elvetici a partire dal XVI secolo, sostiene che la diocesi abbia avuto origine dal trasferimento della sede di Vindonissa, l'odierna Windisch, a Costanza. Gli studi di Marius Besson, di Louis Duchesne e di altri studiosi alla fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento[10] hanno smontato questa tesi, dimostrando la continuità nelle cronotassi dei vescovi di Avenches e di Windisch con quelli di Losanna.[11]
Costanza sarebbe perciò sorta: o come creazione ex novo nell'ottica di un avamposto cristiano nella terra occupata dagli Alemanni, ancora pagani; o come smembramento dell'antica civitas Helvetiorum, con l'assegnazione della parte romanizzata alla diocesi di Losanna e della parte occupata dagli Alemanni a Costanza, territorio quest'ultimo che si spingeva a nord ben oltre il vecchio limes romano. Questa tesi è quella oggi maggiormente adottata dagli storici e sostenuta dagli autori di Helvetia Sacra, di Germania Sacra e del Dizionario storico della Svizzera.
Incerto è anche il periodo in cui sarebbe sorta la diocesi di Costanza. La tesi tradizionale, riconoscendo come primo vescovo Bubulco di Windisch (517), ammetteva un'origine tardo-antica, tra la fine del V secolo e l'inizio del VI, della diocesi di Vindonissa e il suo trasferimento a Costanza nel terzo quarto del VI secolo. Oggi si ammette la fondazione della diocesi di Costanza tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo, con l'affermarsi dei confini definitivi tra le varie tribù germaniche.[12] La Series episcoporum Constantiensium, redatta nel XII secolo, riporta un elenco iniziale di vescovi non documentabili con certezza; il primo vescovo storicamente documentato è Auduino, morto nel 736. Dall'VIII secolo la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Magonza.
A partire solamente dall'epoca carolingia la diocesi assunse quella fisionomia che manterrà fino alla sua soppressione. In quest'epoca, essa fu governata da eminenti pastori, due dei quali furono canonizzati, san Corrado, patrono della diocesi, e san Gebardo. Tra i vescovi si distinsero: Salomone I († 871), che riconobbe l'esenzione dell'abbazia di San Gallo e fu incaricato di diverse missioni diplomatiche da Ludovico il Germanico; e il nipote Salomone III († 920), che intervenne con energia nelle competizioni politiche del suo tempo, edificò le mura di Costanza che resistettero nel 926 all'assalto degli Ungari, e fece costruire diverse chiese e una nuova residenza episcopale.
La lotta per le investiture nell'XI secolo causò uno scisma, originato dall'opposizione del vescovo Otto von Lierheim (1071-1086) ad attuare nella sua diocesi le riforme volute da papa Gregorio VII per l'intera Chiesa cattolica. La scomunica di Otto nel 1080 originò una doppia serie episcopale, una alleata con l'imperatore e l'altra fedele ai papi di Roma. Tra i vescovi romani si distinse in particolare Gebhard von Zähringen il quale, con l'appoggio delle grandi abbazie presenti nel territorio diocesano, riuscì a propagare la riforma gregoriana lottando contro la simonia, a favore del celibato ecclesiastico, e nella fondazione di nuovi monasteri.
In un privilegio dell'imperatore Federico I del 1155 è contenuta la prima attestazione delle proprietà dei vescovi di Costanza e dunque l'esistenza di un principato vescovile, pienamente formato nel XIII secolo. Esso era uno dei più piccoli dell'Impero e consisteva essenzialmente in diritti e località a nord e a sud del lago di Costanza e dell'alto corso del Reno. Con la riforma protestante i territori del principato si compattarono con l'annessione dell'abbazia di Reichenau.[13]
La diocesi visse un altro momento di divisione in occasione dello scisma d'Occidente, durante il quale essa si trovò divisa fra le due obbedienze. Aderirono al papa di Roma la maggior parte dei cantoni svizzeri e le sue principali città (Zurigo e Lucerna) e la regione orientale della diocesi con l'abbazia di San Gallo; parteggiarono invece per i papi avignonesi i territori sottomessi agli Asburgo, alcune città minori svizzere e tedesche (Sciaffusa, Aarau, Friburgo in Brisgovia, Winterthur) e la maggior parte dei monasteri della Foresta Nera e dell'Argovia.[14] Tra i due partiti ebbe la meglio quello romano, soprattutto perché il vescovo avignonese Henri Péyer governò la diocesi come amministratore, ma non mettendovi più piede dopo la sua nomina a Valence. Lo scisma fu risolto proprio a Costanza, con la convocazione da parte dell'imperatore Sigismondo di un concilio che riportò l'unità nella Chiesa occidentale.
Il XVI secolo vide l'affermarsi in molti ambienti e settori della diocesi della riforma protestante, grazie alle idee di Martin Lutero provenienti da nord, ma soprattutto grazie all'affermarsi al suo interno di un movimento riformatore originato dal pensiero e dalla teologia di Ulric Zwingli, predicatore della collegiata di Zurigo. I vescovi di questo periodo, Hugo von Hohenlandenberg, Johann von Lupfen e Johann von Weeze, non furono in grado di affrontare le spinte riformistiche e a nulla valsero le vittorie militari della lega cattolica su quella protestante per fermarle. La diocesi, pur mantenendo la sua integrità territoriale e strutturale, vide il passaggio alla riforma di molte parrocchie, monasteri e abbazie, sia nella parte svizzera che in quella tedesca; la stessa città episcopale passò ai riformati. In questo contesto, nell'agosto 1526 il vescovo Hugo von Hohenlandenberg e il capitolo della cattedrale abbandonarono Costanza e si rifugiarono il primo a Meersburg e il secondo a Radolfzell.[15] Il vescovo rimase a Meersburg fino alla soppressione della diocesi, mentre il capitolo ritornò a Costanza dopo il passaggio della città all'Austria e il conseguente ripristino della fede cattolica (1548).[16]
Con l'affermarsi della riforma, la diocesi si trovò trasformata in un puzzle confessionale. In ogni arcidiaconato le posizioni cattoliche erano per lo più minoritarie: 17 decanati erano rimasti cattolici, 16 erano passati interamente alla riforma, gli altri decanati erano divisi fra le due confessioni; passarono alla nuova fede 658 parrocchie e 33 tra monasteri e abbazie.[17] La controriforma cattolica, grazie all'opera dei Cappuccini e dei Gesuiti, riuscì a riportare alla fede cattolica un buon numero di parrocchie, ma non a ristabilire l'unità nella diocesi.
Contestualmente al propagarsi della riforma protestante, si sviluppò, nei cantoni rimasti cattolici della Svizzera, un movimento separatista con lo scopo di erigere una nuova diocesi nei suddetti territori distinta da quella di Costanza. A capo di questo movimento si posero le grandi abbazie elvetiche, in particolare quelle di Einsiedeln e di San Gallo, che, a causa della lontananza del vescovo, esercitavano di fatto la giurisdizione sui territori circostanti. Questo comportò l'insorgere di un lungo e penoso conflitto tra vescovi e abati, in particolare quello di San Gallo, che si concluse solo nel 1613; le controversie fra vescovi e abati di San Gallo furono riprese nel Settecento.[18]
L'applicazione dei decreti del concilio di Trento fu ostacolata dalla grandezza della diocesi e dalla rivalità fra le fazioni cattoliche. Le visite pastorali erano pressoché impossibili e nella parte svizzera furono demandate agli abati di San Gallo; e il seminario fu aperto a Meersburg solo nel 1735 grazie all'opera del vescovo Johann Franz Schenk von Stauffenberg.
La situazione politica europea alla fine del Settecento, la rivoluzione francese, la Reichsdeputationshauptschluss del 1803 e il congresso di Vienna del 1815 causarono la fine della diocesi di Costanza.[19] In particolare la soppressione del Sacro Romano Impero portò alla divisione del territorio diocesano fra due nuove entità politiche, la Confederazione germanica e la Svizzera; per il principio della territorialità delle Chiese, quella di Costanza non poteva più sopravvivere.
Questi i passi più importanti che portarono alla sua soppressione:[20]
Il più antico catalogo dei vescovi di Costanza, la Series episcoporum Constantiensium, risale al XII secolo e si apre con un elenco di una quindicina di nomi per lo più sconosciuti e non documentati storicamente, ad eccezione di alcuni di loro menzionati nella vita di san Gallo e nelle tradizioni legate a questo santo, sulla cui storicità tuttavia non tutti gli storici sono unanimi.
La presente cronotassi segue quella proposta da Helmut Maurer nell'opera Das Bistum Konstanz 5. Die Konstanzer Bischöfe, adottata anche dal Dizionario storico della Svizzera.
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