Il flauto magico
opera lirica di Wolfgang Amadeus Mozart Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il flauto magico K 620 ( titolo originale in tedesco Die Zauberflöte ) è un Singspiel in due atti musicato da Wolfgang Amadeus Mozart nel 1791, su libretto di Emanuel Schikaneder. Ultima opera del compositore, fu rappresentata al Theater auf der Wieden di Vienna il 30 settembre, due mesi prima della sua morte avvenuta il 5 dicembre 1791.
Il flauto magico | |
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Titolo originale | Die Zauberflöte |
Lingua originale | tedesco |
Genere | Singspiel |
Musica | Wolfgang Amadeus Mozart (Partitura online) |
Libretto | Emanuel Schikaneder (Libretto) |
Atti | due |
Pubblicazione | Musicalisches Magazin, Vienna 1791-1792 |
Prima rappr. | 30 settembre 1791 |
Teatro | Theater auf der Wieden di Vienna |
Prima rappr. italiana | Milano, 15 aprile 1816[1] |
Teatro | Teatro alla Scala |
Personaggi | |
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Dietro la parvenza di fiaba l'opera in realtà è la rappresentazione di un percorso iniziatico, di una ricerca spirituale volta a raggiungere la saggezza e la felicità mediante una simbologia tratta dalla Massoneria e da miti e storie antiche velate da mistero. La vicenda di Tamino e Pamina che riescono a ritrovarsi nell'amore nonostante le avversità e le forze del male simboleggiate dalla Regina della notte e da Monostatos, grazie al saggio sacerdote Sarastro, assurge a un valore simbolico. È la rivincita della bontà, dell'amore e di tutti gli aspetti positivi della vita; un vero atto di fede nell'animo umano, nella sua capacità di andare oltre all'eterna battaglia fra la luce e l'oscurità con grande dignità e forza.
Storia
Riepilogo
Prospettiva
Alla fine del 1790 Mozart era stato invitato a recarsi a Londra per scrivere due opere liriche in cambio di un compenso di 300 sterline; nella capitale inglese si trovava già Haydn, su proposta del musicista e impresario Johann Peter Salomon che tentò di convincere anche Mozart. Sebbene l'offerta fosse cospicua il compositore declinò l'invito; non volle lasciare Vienna, le sue amicizie, le sue abitudini, nonostante si trovasse in precarie condizioni economiche.[2]
A salvarlo dalla situazione arrivò, nel marzo del 1791, Emanuel Schikaneder, dinamico ed estroso impresario che Mozart aveva conosciuto nel 1780 a Salisburgo e ritrovato a Vienna negli anni successivi quando realizzò alcuni spettacoli al Burgtheater. Schikaneder cercava da tempo di risollevare le sorti del Singspiel dalla concorrenza della musica italiana che signoreggiava fra le rappresentazioni realizzate per la corte viennese; cantante e attore, dirigeva anche il Theater auf der Wieden e progettava la creazione di un'opera fiabesca sulla base di un libretto che egli stesso aveva redatto traendolo da una fiaba, Lulu oder die Zauberflöte, unendovi tutta una serie di personaggi buffi e passaggi scherzosi e propose a Mozart di realizzarla insieme. Mentre il lavoro di stesura del libretto stava per essere terminato, venne rappresentata con successo, da un teatro rivale, un'opera tratta dalla stessa fiaba, Kaspar der Fagottist, oder die Zauberzither (Gaspare il fagottista o la Cetra magica) su musica di Wenzel Müller.[3] Schikaneder non si scoraggiò e, con l'aiuto di Carl Ludwig Giesecke,[N 1] rivide e riscrisse la trama facendo diventare la Regina della notte una strega malvagia e Sarastro un mago benevolo; mutò poi tutta la vicenda su uno sfondo simbolico massonico-orientale e Sarastro divenne gran sacerdote di Iside.[4]

Per agevolare Mozart nella composizione dell'opera, Schikaneder gli mise a disposizione un piccolo padiglione nelle vicinanze del teatro, in modo che il musicista non dovesse spostarsi da casa al luogo di lavoro.[N 2] Inoltre, per alleviare il compositore dal disagio di essere lontano da casa e dall'impegno nel lavoro, l'amico gli organizzò diverse cene con persone divertenti a cui Mozart partecipò sempre con entusiasmo.[5] Quando però da Praga giunse la commissione per una nuova opera in occasione dell'incoronazione di Leopoldo II, il musicista abbandonò repentinamente il lavoro quasi terminato per scrivere La clemenza di Tito recandosi a Praga, nella speranza di entrare nelle grazie del nuovo sovrano. La nuova opera non ebbe un buon risultato soprattutto per la rapidità di composizione su un testo poco adatto di Metastasio; quando Mozart rientrò a Vienna, poco dopo il 15 settembre, era molto avvilito, stanco e con i problemi di salute aggravati; Schikaneder seppe però incoraggiarlo e sostenerlo affinché riuscisse a terminare in tempo la composizione,[6] mancavano infatti solo due settimane alla prova generale dell'opera. Completò il 28 settembre i due ultimi brani non ancora finiti, l'Ouverture e la Marcia dei sacerdoti, due giorni prima della rappresentazione.[7]
Prima rappresentazione e accoglienza
La prima rappresentazione dell'opera avvenne al Theater auf der Wieden di Vienna il 30 settembre 1791 con lo stesso Schikaneder (Papageno) e Josepha Hofer, cognata di Mozart (Regina della notte); il compositore diresse l'opera al fortepiano.[8] Per la realizzazione si fece ricorso a molti apparati scenici che stupirono il pubblico fra cui macchine volanti, fuochi e botole che si aprivano all'improvviso, tutti espedienti in cui Schikaneder era maestro.[9] La compagnia di cantanti annoverava ottimi elementi, oltre a Josepha Hofer vi era il basso Franz Xaver Gerl e il soprano Anna Gottlieb. L'orchestra era costituita da trentacinque elementi, un numero non elevato, ma più cospicuo di quello riservato ad altre esecuzioni operistiche; erano presenti anche tre tromboni, solitamente usati in occasioni speciali.[10]
Il cartellone dell'opera riportava, oltre alle indicazioni principali sul teatro, la data e i personaggi, la seguente dicitura:
«La musica è del Signor Wolfgang Amade Mozart, Kappelmeister Compositore della Imperial Regia Camera. Il Signor Mozard,[N 3] per rispetto del grazioso e inclito pubblico e per l'amicizia con l'autore, oggi dirigerà egli stesso l'orchestra. Il libretto dell'opera, nel quale sono comprese due incisioni dove il Signor Schikaneder è stato ritratto nel ruolo di Papageno con il costume di scena, sarà posto in vendita presso la biglietteria al prezzo di 30 Kreuzer. Il Signor Gayl, pittore teatrale, e il Signor Nesslthaler, decoratore, si lusingano d'aver lavorato con tutta la possibile cura artistica secondo il prescritto piano.
Il prezzo degli ingressi è il consueto. L'inizio è alle ore 7. [11]»
Il primo atto non riscosse molto successo, tanto che il musicista, amareggiato, durante l'intermezzo era quasi deciso di lasciar perdere; dopo gli incoraggiamenti degli amici riprese la direzione e portò a termine la rappresentazione che ebbe infine molto successo.[12] Nelle numerose repliche successive, venti soltanto in ottobre, i consensi aumentarono, conquistando definitivamente il pubblico[13] e diventando per Schikaneder e il suo teatro una vera e propria miniera d'oro.[14]
Dopo le prime recite, Mozart scrisse in una lettera del 7 ottobre alla moglie Constanze Weber che era partita per Baden: «Sala sempre piena come sempre. Il duetto Mann und Weib e il Glockenspiel del Primo atto sono stati bissati come al solito, come pure il terzetto dei Fanciulli del Secondo atto; ma quello che mi ha fatto più piacere è il plauso silenzioso della platea. Si vede bene quanto quest'opera stia crescendo sempre più nella stima del pubblico».[15]
Il successo maggiore Il flauto magico lo avrà però in Germania, dove quest'opera diverrà un vero e proprio cult, tanto da esser stata definita, dopo l'altro singspiel mozartiano Il ratto dal serraglio, un vero e proprio modello di «opera nazionale»[16] con cui molti compositori, tra cui Beethoven, Carl Maria von Weber e Wagner si confronteranno, traendo ispirazione e spunti compositivi. Anche Goethe ne diverrà un grande sostenitore, citandolo nel suo Hermann und Dorothea.[17]
Cast della prima
Personaggio | Tipologia vocale[18] | Interpreti della prima[N 4] 30 settembre 1791 (Direttore: Wolfgang Amadeus Mozart) |
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Tamino | tenore | Benedikt Schack |
Papageno | basso[N 5] | Emanuel Schikaneder, il giovane |
Pamina | soprano | Anna Gottlieb |
Regina della Notte | soprano | Josepha Hofer |
Sarastro | basso profondo | Franz Xaver Gerl |
Le tre dame | le prime due soprani, e l'ultima contralto | [Johanna?] Klöpfer [Antonie?] Hofmann Elisabeth Schack |
Monostatos, moro | tenore | Johann Joseph Nouseul |
Tre fanciulli | soprani (una voce femminile e due voci bianche) |
Anna Schikaneder Anselm Handelgruber Franz Anton Maurer |
Oratore del tempio | basso | Kostas Damian Winter |
Tre sacerdoti | un tenore, due bassi | Urban Schikaneder, il vecchio Johann Michael Kistler [Christian H. o Franz?] Moll |
Papagena | soprano | Barbara Gerl |
Due armigeri | tenore, basso | Johann Michael Kistler [Christian H. o Franz?] Moll |
Tre schiavi | parti recitate | Karl Ludwig Giesecke[19] Wilhelm Frasel Johann Nikolaus Starke |
Trama
Riepilogo
Prospettiva

La trama, piena di significati esoterici e massonici, si svolge in un antico Egitto immaginario; caratterizzata da un'alternanza di riferimenti al giorno e alla notte, si sviluppa lungo un graduale passaggio dalle tenebre dell'inganno e della superstizione verso la luce della sapienza solare, al quale corrisponde un progressivo capovolgimento di prospettiva nel ruolo dei buoni e dei malvagi, i cui poli contrapposti sono rappresentati da Sarastro e dalla Regina della notte Astrifiammante.
Atto I
Paesaggio roccioso e aspro. Il principe Tamino sta fuggendo in una foresta; scende da una roccia e viene inseguito da un grosso serpente. Chiede disperatamente aiuto ma, al momento di essere raggiunto, cade sfinito e sviene. Giungono però in suo soccorso le tre Dame ancelle della Regina della Notte che, uscite dal portale del tempio, abbattono la bestia con le loro lance d'argento; attratte dalla bellezza del giovane, discutono su chi debba rimanere con lui e chi invece abbia l'incarico di andare a riferire alla Regina l'accaduto. Alla fine decidono a malincuore di lasciare il bel giovane per recarsi tutte e tre dalla Regina a informarla.
Entra in scena Papageno, il buffo uccellatore vestito di piume, con una gabbia sulle spalle, che suona il suo flauto. Quando Tamino riprende i sensi crede che sia stato Papageno a uccidere il serpente, e costui non nega il fatto. Tornano però le tre Dame che lo puniscono per questa menzogna, chiudendogli la bocca con un lucchetto d'oro; quindi mostrano a Tamino un ritratto della giovane Pamina, figlia della Regina, dalla cui bellezza il giovane resta colpito e gli spiegano che si tratta della figlia della loro Regina, rapita da Sarastro.

All'improvviso si aprono le montagne e, preannunciata da un fragore di tuoni, fa l'ingresso in scena la Regina della Notte che lamenta il dolore per la scomparsa della figlia Pamina, rapita dal malvagio Sarastro e tenuta prigioniera con un suo incantesimo; si rivolge a Tamino chiamandolo "figlio" e lo prega di andare a salvarla promettendogli, se riuscirà a liberarla, che lei sarà sua per sempre.
Innamoratosi della giovane alla sola vista del ritratto, Tamino decide di andare a liberarla. Le Dame tolgono a Papageno il lucchetto e gli ingiungono di accompagnare e aiutare Tamino; consegnano poi al principe un flauto d'oro magico perché lo assista nell'impresa e a Papageno un Glockenspiel fatato. Tamino e Papageno si incamminano così verso il castello di Sarastro, sotto la guida di tre fanciulli che indicheranno loro la strada.
Palazzo di Sarastro. Pamina ha appena tentato la fuga per cercare di sottrarsi a Monostatos, il moro a servizio di Sarastro, ma viene presa e ricondotta a forza da lui; dopo aver ordinato a tre schiavi di legarla, Monostatos si avvicina nel tentativo di sedurla. Papageno arriva per primo al castello e penetra nella stanza dove il perfido moro tiene prigioniera Pamina. Alla vista reciproca, Papageno e Monostato si mettono paura a vicenda, essendo il primo bizzarramente rivestito di piume e il secondo un uomo di pelle nera. Entrambi scappano via, ma Papageno riprende coraggio, riconosce Pamina e la informa che il principe Tamino è innamorato di lei ed è giunto a salvarla. La giovane a sua volta lo rincuora assicurando che il cielo manderà anche a lui una compagna; poi insieme si allontanano senza essere visti.
Frattanto Tamino è ancora nel bosco guidato dai tre fanciulli; giunge di fronte a tre templi, intitolati rispettivamente alla Natura, alla Ragione, e alla Sapienza. L'accesso gli è negato ai primi due, ma la porta del terzo si spalanca e vede uscire un sacerdote egizio che gli chiede cosa stia cercando. Tamino risponde amore e virtù, eppure il suo cuore grida vendetta contro Sarastro. Il sacerdote informa il principe che è stato vittima di un inganno: capovolgendo l'immagine di un Sarastro malvagio, lo informa che questi è un maestro di saggezza che ha rapito Pamina per un giusto motivo; la verità resterà oscura a Tamino finché non si farà guidare dall'amicizia sulla via eterna del Santuario.
Sconcertato e disorientato, Tamino ascolta delle voci che gli rivelano come Pamina sia ancora viva; egli suona il flauto magico nella speranza di far apparire Pamina, attira a sé molti animali e riceve in lontananza la risposta dello zufolo di Papageno che sta fuggendo insieme alla giovane dagli sgherri di Monostatos. Per sottrarsi alle loro grinfie, Papageno fa suonare il glockenspiel fatato, facendo ammansire per magia le guardie di Monostatos che iniziano a danzare e si allontanano.

Papageno e Pamina non fanno però in tempo a esultare perché, annunciato da un coro, arriva Sarastro su un carro trionfale condotto da sei leoni, preceduto da un corteo di devoti. Pamina, decisa a essere sincera, gli confessa di aver tentato la fuga per sottrarsi alle insidie di Monostatos, al che Sarastro, con fare paterno, le spiega che per il suo bene non vuole restituirla a sua madre, donna che definisce superba.
Catturato da Monostatos, Tamino viene successivamente condotto al cospetto di Sarastro. Ora Tamino e Pamina si incontrano per la prima volta e subito si innamorano l'uno dell'altra. Monostatos chiede un compenso per i servigi resi, ma, contro ogni aspettativa, Sarastro lo fa punire con "settantasette frustate sulla pianta dei piedi" e libera Tamino, informandolo che, se vorrà entrare nel suo regno con Papageno, dovrà superare tre prove di iniziazione.
Atto II
Boschetto di acacie, al cui centro si erge una piramide. Al suono di una solenne marcia, diciotto sacerdoti avanzano con passi solenni, guidati da Sarastro, per preparare il Rito di iniziazione per l'ingresso dei nuovi adepti nella loro confraternita. Sarastro comunica che Tamino ha intenzione di sottoporsi alle prove e rivela di aver rapito Pamina perché destinata dagli Dei al nobile Tamino. Pronuncia quindi un'invocazione a Iside e Osiride, affinché assistano spiritualmente Papageno e Tamino nelle dure prove che li attendono.

Terminata l'orazione, i due sono fatti entrare nel vestibolo del Tempio della Saggezza dove vengono privati di ogni possesso e interrogati da due sacerdoti circa le loro intenzioni. Tamino risponde di voler cercare in amicizia la conoscenza e la saggezza, mentre Papageno preferirebbe invece una donna da amare. Entrambi incominciano quindi la prima prova: dovranno stare in silenzio, qualunque cosa accada. Tamino potrà vedere Pamina, ma non potrà rivolgerle la parola; Papageno potrà vedere la ragazza a lui destinata, ma dovrà stare zitto. Presto si fa buio e riappaiono le tre Dame che cercano di dissuaderli dall'entrare nella confraternita, mettendoli in guardia dalle false intenzioni dei sacerdoti. Tamino tuttavia non cede e non proferisce parola.
Di notte, in un giardino al chiaro di luna. Monostatos si avvicina furtivamente a Pamina addormentata nel giardino: vorrebbe baciarla, ma, spaventato dall'arrivo di Astrifiammante, la Regina della Notte, si nasconde per origliare. La Regina chiede a Pamina notizie del giovane che aveva inviato a liberarla, e va in collera quando apprende che si è unito agli iniziati. Poiché lei non può nulla contro Sarastro da quando il suo sposo, in punto di morte, lasciò a lui il Cerchio del Sole dai Sette Raggi, consegna a Pamina un pugnale perché sia lei a uccidere Sarastro, minacciando di maledirla e rinnegarla per sempre se non farà ciò che le ha ordinato. Quando la Regina della Notte se ne va, Monostatos si avvicina a Pamina, le strappa dalle mani il pugnale, le dice che soltanto cedendogli potrà salvare sé stessa e la madre; minaccia inoltre di rivelare l'intrigo a Sarastro. La giovane si rifiuta e il moro tenta di ucciderla quando sopraggiunge Sarastro che, dopo aver scacciato Monostatos, si rivolge paternamente a Pamina e le spiega che non si vendicherà, perché solo l'amore, l'amicizia e il perdono, non la vendetta, conducono alla felicità.
Sala del tempio. Prosegue intanto il percorso iniziatico di Tamino e di Papageno al quale si rivolge una vecchina che gli offre dell'acqua e che afferma di avere diciotto anni; appena Papageno le chiede il nome, la donna scompare con un rumore di tuoni. Si avvicinano anche i tre fanciulli su una macchina volante che restituiscono loro, su ordine di Sarastro, rispettivamente il flauto e il glockenspiel, e portano loro anche cibo e bevande. Pamina cerca di parlare a Tamino, ma il giovane (essendo ancora sottoposto alla prova del silenzio) non può risponderle. Lei crede che lui non l'ami più e, sentendosi abbandonata, è sopraffatta dal dolore.

Sarastro comunica a Tamino che ha superato la prima prova e concede a Pamina di entrare per un ultimo saluto prima che il giovane si avvii per affrontare le ulteriori difficili prove. Papageno, che ha infranto la regola del silenzio, non può più continuare la prova; non potendo ora più godere delle gioie celesti degli iniziati, gli è concesso il piacere terreno di una coppa di vino rosso; quando gli viene chiesto se ha altri desideri, il giovane afferma di volere una ragazza; riappare allora la vecchia che egli dovrà sposare pena la prigione. Papageno accetta anche se riluttante; improvvisamente la vecchina si tramuta in un'avvenente ragazza di nome Papagena che però gli viene subito sottratta poiché egli non è ancora meritevole.
I tre fanciulli cantano lodi al sole che presto splenderà sul mondo. Pamina, ancora disperata, ha con sé il pugnale della madre ed è determinata a uccidersi, ma i tre fanciulli lo impediscono e la rassicurarono sull'amore del principe proponendole di accompagnarla da lui.
Paesaggio montuoso. Due armigeri stanno a guardia di una porta che conduce alla via nei sotterranei del Tempio, via che Tamino dovrà intraprendere per poter essere purificato nella prova dei quattro elementi, con l'Acqua, la Terra, l'Aria e il Fuoco. Tamino è in procinto di avviarsi quando giunge Pamina che vuole affrontare le prove insieme a lui. Pamina gli svela l'origine del flauto magico, strumento che fu intagliato, durante una tempesta, da suo padre, Gran Maestro di una Confraternita Solare, grazie al suono del quale ora essi, protetti da una piramide di energia, possono restare indenni contro le forze astrali che si scatenano su di loro. Superando infine le prove, vengono fatti entrare nel Tempio con un coro di giubilo dei sacerdoti.
Intanto, sconsolato per la scomparsa di Papagena, Papageno vorrebbe impiccarsi a un albero, ma viene fermato in tempo dai tre fanciulli che lo esortano a suonare il magico glockenspiel: subito riappare la sua innamorata che finalmente si concede a lui per sempre.
Ancora indomiti sopraggiungono Astrifiammante, le tre Dame e Monostatos, che si è unito a loro, per uccidere Sarastro e impossessarsi del suo regno. Un terremoto li fa però inabissare, e si celebra così la vittoria del Bene sul Male. Pamina e Tamino vengono accolti nel Regno Solare di Sarastro, e l'opera si conclude col coro finale dei sacerdoti:[20]
(tedesco)
«Heil sei euch Geweihten!
«Heil sei euch Geweihten!
Ihr dranget durch Nacht!
Dank sei dir, Osiris!
Dank dir, Isis, gebracht!
Es siegte die Stärke
Und krönet zum Lohn
Die Schönheit und Weisheit
Mit ewiger Kron'!»
(italiano)
«Salute a voi iniziati!
«Salute a voi iniziati!
Voi avete attraversato la notte!
Sia grazie a te, Osiride!
Sia reso grazie a te, Iside!
La Fermezza ha vinto
e per premio incorona
la Bellezza e la Saggezza
con eterna gloria!»
Personaggi
Riepilogo
Prospettiva

Tamino
Tamino (tenore lirico) appare nell'opera sin dal primo momento, quando le tre Dame della Regina della Notte lo salvano dal serpente. Eroe positivo, insieme a Pamina, della storia, è un principe coraggioso, innamorato della figlia della Regina della Notte, attraverso dure prove progredisce moralmente fino a riuscire a dominare la natura con i suoi elementi.[21] Si presenta come appassionato, entusiasta, a volte con grandi slanci emotivi e d'azione contrapposti a momenti di esitazione e indietreggiamento, ma sempre sostenuto da una grande forza interiore quale doveva essere un credibile principe delle fiabe.[22]
Pamina
Pamina (soprano) è una giovane principessa, figlia della Regina della Notte, ed è innamorata di Tamino di cui è, anche musicalmente, la versione femminile. Solo apparentemente passiva e sottomessa, in realtà determinata a entrare insieme a Tamino nella cerchia degli iniziati. Per la sua grande dedizione all'innamorato ha una connotazione più naturale e sensibile di quella di Tamino; quest'ultimo riuscirà infine a liberarla dalle forze del male e a condurla nella beatitudine solare della luce iniziatica.[23]
Tamino e Pamina sono nomi di origine egizia, derivanti da Ta-Min (nome femminile) e Pa-Min (nome maschile) che significano rispettivamente serva e servo del dio Min,[N 6] antica divinità dell'Alto Egitto, protettore della fecondità e della fertilità.[24]
Papageno
Personaggio più riuscito di tutta l'opera, la sua parte è in genere affidata a un baritono lirico-brillante, quale era lo stesso librettista Emanuel Schikaneder che lo interpretò alla prima rappresentazione.
È un giovane uccellatore al servizio della Regina della notte, suona il flauto di Pan a cinque canne ed è alla ricerca di una donna da amare. Piuttosto ignorante (conosce solo la valle in cui vive e null'altro), dall'animo semplice e in sintonia con la natura, lontano dalla levatura morale e intellettuale di Tamino,[25] funge da aiutante di costui, al quale dice, mentendo, di averlo salvato dal serpente (ucciso invece dalle Tre dame). All'inizio dell'opera appare come un ingenuo profittatore, piuttosto bugiardo e codardo, ma in seguito si rivelerà di buon cuore e nonostante tutto saggio, pur rimanendo sottomesso alla dimensione istintiva e naturale. È in pratica una caricatura dei contadini dell'epoca, semplici e ingenui, ma che sapevano trarsi d'impaccio con una certa dose di furbizia.[26] Riuscirà a coronare il suo desiderio di felicità trovando una compagna, ma non gli verrà consentito di entrare nella cerchia degli iniziati: in effetti nel pensiero massonico non tutti gli uomini potevano aspirare a un'elevazione, ma solo quella parte della nuova borghesia pronta a far parte del potere politico.[27]
Papagena
È una giovane uccellatrice, interpretata da un soprano. Questa ragazza ha un obiettivo: conquistare il cuore di Papageno, lo spavaldo uccellatore. Si presenta a lui per la prima volta camuffata da vecchietta che gli offre un bicchiere d'acqua dicendogli come ben presto lei sarebbe diventata la sua compagna. Papageno, che non crede alle storie che racconta la vecchia signora, continua il suo cammino spensierato, ma più tardi scoprirà chi è veramente quell'anziana donna.
Sarastro
Sarastro (basso profondo), il cui nome allude al profeta iranico Zoroastro,[28] [N 7] all'inizio viene dipinto come un crudele tiranno poiché ha rapito Pamina, ma egli dichiara di averlo fatto per proteggerla dalla madre che lui definisce "superba", l'«astrifiammante» Regina della Notte. Quest'ultima minaccia Pamina, durante la famosa aria Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen, ordinandole di uccidere Sarastro e di consegnarle il prodigioso Cerchio Settemplice solare, il quale protegge Sarastro e i suoi discepoli, gli Iniziati.
Intona due arie: O Isis und Osiris e In diesen heil'gen Hallen.
La Regina della Notte
La Regina della Notte, Astrifiammante (soprano di coloratura come tipologia vocale, che raggiunge il Fa sopracuto), è la madre della principessa Pamina, rapita da Sarastro, il quale lo ha fatto, a suo dire, per proteggerla dalla madre stessa. Vuole recuperare il Settemplice Cerchio Solare, che il marito, morendo, ha dato a Sarastro, maestro solare di cui ella rappresenta il polo opposto e lunare. Ha a servizio le tre Dame, e si serve inizialmente di Tamino e Papageno per i suoi scopi. Sprofonderà nella "notte eterna" con Monostatos e le sue aiutanti in un terremoto. La Regina è la rappresentazione di un'algida cantante all'italiana, piena d'orgoglio solo per la propria voce, quale poteva essere Aloysia Weber.[29]
La Regina della Notte canta due arie: O zittre nicht, mein lieber Sohn (Non tremare, caro figliolo) e la celeberrima Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen (La vendetta dell'inferno ribolle nel mio cuore), in cui intima alla figlia di uccidere Sarastro.
Monostatos
Il moro, servitore di Sarastro, è interpretato da un tenore. Nei primi abbozzi dell'opera era stato considerato come il vero antagonista di Tamino; in seguito il personaggio di Sarastro ha avuto una rilevanza maggiore ed è diventato solo una figura collaterale. È un personaggio negativo, pensa all'amore solo al livello più infimo cercando di sedurre Pamina. Ha una certa corrispondenza con la figura di Osmin ne Il ratto dal serraglio, burbero e losco, ma senza le sue esplosioni incontrollate.
Le tre Dame
Sono le tre ancelle al servizio della Regina della Notte (due soprani e un contralto). Sono incaricate di consegnare all'uccellatore Papageno vino, pane e fichi dolci, a patto che egli catturi uccelli per la sovrana. All'inizio dell'opera le tre Dame appaiono come personaggi positivi che salvano il principe Tamino e poi si invaghiscono di lui; nel prosieguo dell'opera però i sacerdoti di Sarastro le presentano come tre tentatrici, il cui unico scopo è quello di aiutare la loro regina nella distruzione di Sarastro. Sprofonderanno nella "notte eterna" insieme alla regina e a Monostatos a causa di un terremoto.
I tre fanciulli
Le tre parti, impersonate inizialmente dalla ventiquattrenne nipote dell'impresario, Anna Schikaneder, e da due bambini, vengono oggi affidate indifferentemente a voci bianche o a cantanti adulte.
Sono tre giovinetti che guidano e assistono Tamino e Papageno nelle loro prove, facendo anche desistere Pamina dal suicidio, sono angioletti del piccolo popolo della natura e della tradizione folcloristica medievale, figure della magia e delle favole che saranno ben presto riscoperti e rivalutati dal primo Romanticismo. Si contrappongono simmetricamente alle tre Dame, rappresentando il mondo degli iniziati.[30]

Struttura dell'opera
- Ouverture (Mi bemolle maggiore)
Atto primo
- N. 1 Introduzione. Zu Hilfe! Zu Hilfe! Sonst bin ich verloren (Tamino, le tre Dame) (Do minore)
- N. 2 Aria Der Vogelfänger bin ich ja (Papageno) (Sol maggiore)
- N. 3 Aria di Tamino Dies Bildnis ist bezaubernd schön (Tamino) (Mi bemolle maggiore)
- N. 4 Recitativo e Aria O zittre nicht, mein lieber Sohn! - Zum Leiden bin ich auserkoren (Regina della Notte) (Si bemolle maggiore)
- N. 5 Duetto Hm Hm Hm (Tamino, Papageno). Quintetto Die Königin begnadigt dich ((Tre dame, Tamino, Papageno)
- N. 6 Terzetto Du feines Täubchen, nur herein! (Monostatos, Pamina, Papageno) (Sol maggiore)
- N. 7 Duetto Bei Männern, welche Liebe fühlen (Pamina, Papageno) (Mi bemolle maggiore)
- N. 8 Finale primo Zum Ziele führt dich diese Bahn (i tre Fanciulli, Tamino).
Bald, Jüngling, oder nie! (Coro, Tamino).
Aria Wie stark ist nicht dein Zauberton (Tamino).
Schnelle Füsse, rascher Mut (Pamina, Papageno) (Sol maggiore)
Es lebe Sarastro, Sarastro soll leben! (Coro).
Wenn Tugend und Gerechtigkeit (Coro) (Do maggiore)
Atto secondo
- N. 9 Marcia Entrata dei Sacerdoti (Fa maggiore)
- N. 10 Aria e coro O Isis und Osiris (Sarastro e sacerdoti)
- N. 11 Duetto Bewahret euch vor Weibertücken (Secondo sacerdote, Oratore) (Do maggiore)
- N. 12 Quintetto Wie? Wie? Wie? Ihr an diesem Schreckensort? (le tre Dame, Tamino, Papageno)
- N. 13 Aria Alles fühlt der Liebe Freuden (Monostatos)
- N. 14 Aria Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen (Regina della Notte) (Re minore)
- N. 15 Aria In diesen heil'gen Hallen (Sarastro) (Mi maggiore)
- N. 16 Terzetto Seid uns zum zweitenmal willkommen (i tre fanciulli) (La maggiore)
- N. 17 Aria Ach, ich fühl's, es ist verschwunden (Pamina) (Sol minore)
- N. 18 Coro O Isis und Osiris, welche Wonne! (Sacerdoti) (Re maggiore)
- N. 19 Terzetto Soll ich dich, Teurer, nicht mehr seh'n? (Pamina, Tamino, Sarastro)
- N. 20 Aria Ein Mädchen oder Weibchen wünscht Papageno sich! (Papageno)
- N. 21 Finale secondo Bald prangt, den Morgen zu verkünden (i tre fanciulli). (Mi bemolle maggiore)
Du also bist mein Bräutigam? (Pamina, i tre fanciulli).
Triumph, Triumph, Triumph! (Coro).
Papagena! Papagena! (Papageno).
Pa pa pa pa! (Papageno, Papagena) (Sol maggiore).
Heil sei euch Geweihten! (Coro) (Mi bemolle maggiore)
Chiavi di lettura
Riepilogo
Prospettiva
Il flauto magico è stato interpretato utilizzando varie chiavi di lettura: oltre che come fiaba, è stato letto anche come racconto massonico o come storia a contenuto illuminista. Oltre al filone razionalista della cultura massonica del Settecento, l'opera è caratterizzata da un afflato mistico-spirituale e dall'attrazione per i misteriosi scenari dell'Oriente.[31] Mozart vi affronta tematiche tipiche della cultura massonica, a lui care: morte e rinascita, rapporto tra terreno e ultraterreno, iniziazione e prova come cammino per giungere all'amore universale. La Rivoluzione francese porterà a "politicizzare" i personaggi: la perfida Regina della Notte sarà associata all'odiato Ancien Régime, Sarastro all'Illuminismo[32].
La vicenda racconta però anche lo sviluppo di un individuo che, da giovane, ignorante e debole che era, diventa saggio, sapiente e uomo adulto attraverso la scoperta dell'amore e il superamento di varie prove iniziatiche. Durante questo percorso formativo, il giudizio di Tamino sui due Regni nemici si capovolge: il bene, inizialmente identificato con il Regno Lunare della Regina della notte in quanto vittima del rapimento della figlia perpetrato da Sarastro, finirà per essere identificato col Regno Solare di quest'ultimo, dapprima giudicato come malvagio. Nel Regno di Sarastro Tamino troverà ragione e saggezza. Si scoprono così le buone intenzioni di Sarastro nel portare a sé Pamina, non togliendole libertà, ma sottraendola con intento protettivo alla malvagia madre, onde poterla destinare al giovane predestinato ed eroe della vicenda, ovvero lo stesso Tamino.
Oltre alla contrapposizione orizzontale fra i due Regni, la vicenda si può leggere in un'ottica verticale dove la dicotomia è fra il potere, l'autorità, i due Regni, e il sotto-mondo popolare, semplice e genuino rappresentato da Papageno. L'antitesi è allora fra il concreto uomo-animale allo stato naturale, e l'eletto, aristocratico e idealista Tamino. Il Regno della Luna e quello del Sole pur essendo nemici sono, in tal caso, sostanzialmente equivalenti. Entrambi rappresentano l'autorità e l'ordine, mentre Papageno - che non ha superato le prove iniziatiche ma di ciò s'infischia beatamente - è l'uomo di tutti i giorni capace di servire allo stesso modo la Regina della notte come Sarastro, consapevole che la bontà e la felicità, seppur materiale, stanno dalla sua parte.
Pietro Citati rileva che Tamino e Pamina sono due nomi egiziani; le stesse palme con le foglie d'oro appaiono tra le mani dei sacerdoti di Apuleio (Le metamorfosi XI, 10) e dei sacerdoti di Mozart (atto II, scena I); anche le strane grottesche piramidi in miniatura che nel Flauto Magico i sacerdoti usano come lanterne o portano sulle spalle (atto II, scena XIX) apparivano già nelle tombe egizie.[33] Alcune caratteristiche di questo viaggio iniziatico hanno suggerito anche alla dantista Maria Soresina la possibilità di un parallelo con il percorso di Dante Alighieri nella Divina Commedia, che viene proposta come una diversa chiave di lettura dell'opera[34].
Elementi culturali
Vari elementi culturali confluiscono così nel Flauto magico:
- il fiabesco-meraviglioso settecentesco (flauto e glockenspiel dalle proprietà magiche, apparizioni di animali e di genietti, montagne che si aprono svelando meravigliose sale)[35]
- l'illuminismo e il giusnaturalismo (aspirazione dell'uomo alla saggezza, alla ragione e al rapporto armonico con la natura)[36]
- la massoneria (riti d'iniziazione per accedere ai misteri e alla luce, invocazioni delle divinità egizie Iside e Osiride, comunità dei seguaci di Sarastro, ricca simbologia con particolare riferimento ai numeri e alla misteriosofia)[37]
- l'Hanswurst e il Kasperl popolar-viennese (l'umile, il popolaresco, il comico, il semplice, il naturale e il bonario che sono racchiusi nella figura di Papageno)[38]
Stili e forme musicali
Riepilogo
Prospettiva
Nella partitura del Flauto magico, un Singspiel come Il ratto dal serraglio, sono presenti un grande numero di diversi stili musicali;[39] si possono identificare rimandi a varie forme e generi, fino a vere e proprie citazioni:
- L'Ouverture, ad esempio, riprende il tema principale della sonata in Si bemolle maggiore Op. 24 n. 2 di Muzio Clementi. Si può anche notare l'utilizzo di alcune caratteristiche tipiche dell'Ouverture francese, costituita da un'introduzione lenta, in un marcato ritmo puntato, seguita da un vivace movimento in stile fugato[40];
- Il Lied strofico della tradizione viennese, bipartito in luogo della tripartizione tipica dell'aria italiana come in "Ein Mädchen oder Weibchen" di Papageno e nelle due arie di Sarastro in cui il lied popolare conferisce un tono di garbo melodico venato di nostalgia.
- Corale luterano, fuga e contrappunto con particolare riferimento a Bach e Handel che Mozart aveva potuto approfondire tramite il barone Gottfried van Swieten come nell'Ouverture;
- Corale luterano figurato, cantato dai due armigeri che fanno la guardia alle porte, nel brano Ach Gott vom Himmel sieh darein, derivante da un manuale di scrittura compositiva di Johann Philipp Kirnberger, realizzato con un contrappunto rigoroso che serve a rimarcare la durezza delle prove affrontate da Tamino e Pamina;
- Recitativo accompagnato secondo il modello di Gluck nel finale del primo atto nella scena dell'Oratore: è un dialogo solenne che sottolinea la particolare musicalità della lingua, esaltando il suono della parola.
- L'opera italiana, in particolare l'opera buffa, è presente nella leggerezza e vivacità dei concertati, come nella parte delle tre dame all'inizio del primo atto; l'Aria italiana con colorature, anche derivante dall'opera seria, si ritrova in diversi momenti delle arie di Pamina e in quelle della Regina della Notte.[41]
Organico orchestrale
Ottavino, due flauti, due oboi, due clarinetti (anche corni di bassetto), due fagotti, due corni, due trombe, tre tromboni, timpani, gong, archi
Discografia (parziale)
DVD (parziale)
- Die Zauberflöte - Nikolaus Harnoncourt/Matti Salminen/Christoph Strehl, regia Martin Kusej - 2007 Deutsche Grammophon
- Die Zauberflöte - James Levine/MET/Kathleen Battle/Francisco Araiza/Luciana Serra - 1991 Deutsche Grammophon
- Die Zauberflöte - Wolfgang Sawallisch/Francisco Araiza/Lucia Popp/Kurt Moll, regia August Everding - 1983 Deutsche Grammophon
- Die Zauberflöte - (Live, Salisburgo, 1991) - Georg Solti/Luciana Serra/René Pape/Deon van der Walt, Decca
- Die Zauberflöte - (Salisburgo 2006) - Riccardo Muti/René Pape/Diana Damrau/Paul Groves/WPO, regia Pierre Audi - Decca
- Die Zauberflöte - Franz Welser-Möst/Matti Salminen/Malin Hartelius/Anton Scharinger/Elena Mosuc, regia Jonathan Miller - 2005 TDK
Adattamenti
- Ingmar Bergman ha utilizzato un frammento dell'opera nel film L'ora del lupo (1968); nel 1975 ha adattato l'opera per il film omonimo riuscendo a portare fino a noi la capacità mozartiana di rivelare simbolismi profondi tramite la geniale semplicità della sua musica.[42]
- Emanuele Luzzati e Giulio Gianini ne hanno tratto un film d'animazione, Il flauto magico nel 1978.[43]
- Kenneth Branagh ha realizzato una nuova versione cinematografica, ambientata durante la prima guerra mondiale, in programma alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 2006.[N 8]
- La scrittrice statunitense Marion Zimmer Bradley nel 1985 ha scritto Night's Daughter, un romanzo fantasy basato sull'opera.[44]
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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