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dialetto cinese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il dialetto di Pechino, o pechinese (北京話T, 北京话S, BěijīnghuàP), è una varietà del cinese mandarino parlato nell'area urbana di Pechino. Esso costituisce la base fonologica del cinese standard adottato nella Repubblica popolare cinese, a Taiwan (o Repubblica di Cina) e a Singapore.
Dialetto di Pechino 北京話T, 北京话S, BěijīnghuàP | |
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Parlato in | Pechino e aree circostanti; presso comunità cinesi nel mondo |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue sinotibetane Lingue sinitiche Cinese cinese mandarino dialetto di Pechino |
Codici di classificazione | |
Linguist List | cmn-bej (EN)
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Glottolog | beij1234 (EN)
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Benché molto simile al cinese standard, il pechinese ha precise caratteristiche che lo rendono perfettamente identificabile ad un parlante cinese.
Fra gli studiosi del dialetto pechinese, si annoverano i linguisti e missionari protestanti Robert Morrison (1782-1834) e Joseph Edkins (1823-1905).[1]
Dal punto di vista fonologico, il dialetto di Pechino e il cinese standard sono pressoché identici, principalmente a causa del fatto che il cinese standard si basa sulla pronuncia pechinese.
Il tratto più caratteristico del pechinese è la massiccia presenza della R vocalica, determinata dall'uso estensivo del suffisso nominale -儿 /-ɻ/ (traslitterato in pinyin: ér), in un processo denominato erhua (儿化) (che letteralmente si potrebbe rendere come: "trasformazione in ér").
In presenza di /w/ in posizione prevocalica, il pechinese generalmente la pronuncia [ʋ] tranne se la vocale è [o], come 我 wǒ.
Il dialetto pechinese colloquiale presenta inoltre numerose riduzioni fonetiche, non previste dal cinese standard. Ad esempio le consonanti iniziali possono subire un processo di lenizione, ad esempio ⟨zh ch sh⟩ /tʂ tʂʰ ʂ/ diventano ⟨r⟩ /ɻ/ e quindi un'espressione come 不知道 bùzhīdào ("non lo so") viene pronunciata bùrdào; oppure ancora ⟨j q x⟩ /tɕ tɕʰ ɕ/ diventano ⟨y⟩ /j/, così una costruzione verbale come 赶紧去 gǎnjǐnqù ("sbrigati ad andare") viene pronunciata gǎnyǐnqù. Simili trasformazioni avvengono anche per altre consonanti. A volte, le consonanti -⟨n⟩ /-n/ e (meno frequentemente) -⟨ng⟩ /-ŋ/ in posizione finale possono cadere, producendo una vocale nasale in luogo di una consonante nasale.
Anche i toni del dialetto di Pechino tendono ad essere più marcati rispetto al cinese standard. Nello specifico i primi due toni sono più alti, nel terzo è più marcato l'aspetto discendente e il quarto è più forte.
Il dialetto di Pechino utilizza numerose parole considerate slang, quasi o per nulla previste nel cinese standard, anche se alcuni sono diffusi anche fuori l'aria urbana di Pechino. Segue una lista di esempi. Si noti la presenza estensiva del suffisso -儿.
Esistono anche espressioni giudicate 土话 tǔhuà, la lingua degli illetterati lascito delle generazioni più anziane, e ormai non più usate, come 迄小儿 qíxiǎor ("sin da piccolo"); in cinese standard, l'espressione corrispondente è 从小 cóngxiǎo.
Fra i parlanti più giovani emergono invece veri e propri neologismi, quali ad esempio:
Mentre il cinese standard subisce molto l'influenza del cinese classico, tendendo quindi più alla concisione, il dialetto di Pechino, malgrado la velocità e le riduzioni fonetiche della sua variante orale, può sembrare più prolisso.
Segue un esempio.
Parlanti della lingua dungana (la minoranza etnica degli hui, fra cui Iasyr Shivaza, hanno confermato che parlanti del pechinese sono in grado di comprendere il dungano, ma i dungani non sono in grado di comprendere il pechinese.[2]
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