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film del 1985 diretto da Andrea Barzini Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Desiderando Giulia è un film erotico e drammatico del 1986 diretto da Andrea Barzini. È in parte un adattamento cinematografico del romanzo Senilità di Italo Svevo, anche se ambientato a Roma e non a Trieste.
Desiderando Giulia | |
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Serena Grandi e Johan Leysen in una scena del film | |
Lingua originale | italiano |
Paese di produzione | Italia, Francia |
Anno | 1986 |
Durata | 92 min |
Genere | drammatico, erotico |
Regia | Andrea Barzini |
Soggetto | Gianfranco Clerici, Andrea Barzini |
Sceneggiatura | Gianfranco Clerici, Domenico Matteucci, Andrea Barzini |
Casa di produzione | Filmes International, Dania Film, National Cinematografica, Medusa Distribuzione |
Distribuzione in italiano | Medusa Distribuzione |
Fotografia | Mario Vulpiani |
Montaggio | Sergio Montanari |
Musiche | Antonio Sechi |
Scenografia | Maurizio Tognalini |
Costumi | Maurizio Tognalini |
Trucco | Gilberto Provenghi |
Interpreti e personaggi | |
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Uno scrittore mezzo fallito, Emilio, incontra in un foyer di teatro Giulia, ragazza brusca e misteriosa, e comincia a frequentarla: egli, che vive con la sorella Amalia (legata a lui con grande morbosità e che evidentemente lo brama incestuosamente) la corteggia; lei lo respinge più volte, per poi cedergli, ma infine sparire, lasciandolo nel bisogno.
Emilio prova a fare a meno di lei ma, non riuscendovi, la cerca e la trova, accorgendosi finalmente che tipo sia: Giulia ha una vita disordinata, fa la fotomodella ma è piena di uomini e situazioni scabrose.
Lui allora tenta di farla cambiare in ogni modo, arrivando persino a picchiarla, ma non riuscendo nell'intento: chi ci rimette davvero nella situazione è Amalia, sola per l'assenza continua del fratello e perciò sentendosi vittima d'un amore finito male. Ella alla fine si suicida, e Emilio decide finalmente di lasciare in pace Giulia.
Le riprese del film, svoltesi nell'estate del 1986, videro come location principali specialmente il Lido di Ostia, vicino a Roma.[1]
Il film uscì nelle sale cinematografiche italiane, destando immediatamente scalpore, dal 1º settembre del 1986.[2]
Il film raggiunse la 63ª posizione della classifica dei 100 film di maggior incasso della stagione cinematografica 1986-87.[3]
Il film non venne ben accolto dalla critica, poiché considerato senza una vera trama ma incentrato solo sul mostrare spesso la protagonista nuda.
«Buon per Italo Svevo che la sfrontatezza degli autori non è arrivata al punto di definire il film liberamente tratto da Senilità! Benché il suo pubblico d'elezione con molta probabilità ignori sinanco il nome di Svevo lo scrittore triestino si sarebbe rivoltato nella tomba sentendo chiamare Emilio Brentani, Amalia e Stefano (ma Angiolina è stata ribattezzata Giulia) i personaggi d'un film che, portando l'azione ai nostri giorni, tenta di trasferire sullo schermo la distruttiva passione su cui s'incentra il romanzo, e miseramente fallisce.(…) Un pizzico d'ambizione il film rivela nella scenografia, ma per il resto è un disastro: fatto al risparmio con dialoghi risibili, un gelido erotismo, e una Serena Grandi, la più sgraziata delle nostre attrici, che sopperisce alla sua volgarità con una inespressività da manuale. Le tengono bordone il belga Johan Leysen, campione di tontaggine, Sergio Rubini e Valeria D'Obici, costretta anch'essa, poverina, a denudarsi.»
«Tra ambizioni serie e una pari voglia di far cassetta, la storia si sviluppa senza molti imbarazzi nella seconda direzione, lasciandosi lungo la strada qualche alibi (i movimenti raffinati di macchina, il professionismo di Johan Leysen, le ombre d'una ambientazione esausta, malata di decadenza) dell'opera d'autore. Il film erotico che sta dentro il film drammatico prende il sopravvento, e l'impronta affascinante di Svevo resta un ricordo intrigante di situazioni o di nomi, ma poc'altro. Serena Grandi, che è il sogno di carne e d'innocenza dell'intellettuale, si muove a proprio agio nella prolungata esposizione di tutti i particolari anatomici, pero mostra alcune rarefazioni espressive quando deve dar corpo al mistero ambiguo del suo personaggio. Certo appare più ricco e scavato il lavoro di Leysen, il professore di Je vous salue, Marie. Dopo Goldoni (Miranda) e ora Svevo, le incursioni letterarie della Grandi stanno diventando un filone promettente, forse con qualche rischio di monotonia. Il corpo d'una donna, alla fine, non ha molte novità di rivelare.»
«Desiderando Giulia, tediosa trasposizione nella Roma contemporanea di Senilità di Italo Svevo rappresenta finora il punto più basso della carriera erotico-letteraria della bella ex Miranda. Reduce da un film apprezzato a Venezia '83, Flipper, il 33enne regista televisivo Andrea Barzini si misura qui con il frequentatissimo tema della crisi di un intellettuale 40enne (Emilio) a contatto con una donna più giovane e sconvolgente di lui (Giulia). Con effetti, soprattutto imputabili all'imbarazzante prova del protagonista Johan Leysen, quasi ridicoli, ai limiti della più abborracciata telenovela: dove anche un'attrice di talento come Valeria D'Obici (l'infelice Amalia sorella suicida di Emilio unica vera vittima di un clima esistenziale malsano) nuota disperatamente contro corrente. L'unica a salvarsi è proprio Serena Grandi: non tanto per il banale motivo che comunque per lei valgono le sue fattezze sempre più che apprezzabili, quanto perché anche stavolta passa attraverso il film con disarmante naturalezza; a dispetto di un dialogo di involontario (e anche telefonato) umorismo, e nonostante il disegno dei caratteri sfiori a più riprese una surreale necrofilia.»
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