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La cripta di San Giovanni in Conca è un monumento situato in piazza Missori a Milano. Si tratta dei resti dell'antica basilica di San Giovanni in Conca (nome originario paleocristiano basilica evangeliorum[1]), della quale rimangono oggi solo poche tracce risalenti all'XI secolo, vale a dire parte dell'abside e l'intera cripta, da cui il nome dei moderni resti. Realizzata di epoca romana tardoimperiale tra il V e il VI secolo in stile paleocristiano, fu ricostruita nel Medioevo in stile romanico. Originariamente dedicata agli evangelisti, da cui il nome paleocristiano basilica evangeliorum, fu in seguito dedicata a Giovanni apostolo ed evangelista. Il termine "in Conca" nel nome della cripta richiama un avvallamento del terreno su cui venne poi realizzata la basilica[2].
La basilica fu demolita tra il 1948 e il 1952 per esigenze viabilistiche. È stata una delle basiliche paleocristiane di Milano.
Cripta di San Giovanni in Conca | |
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La basilica paleocristiana di San Giovanni in Conca dopo il 1884, anno della demolizione del campanile. | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Milano |
Indirizzo | Piazza Giuseppe Missori e Piazza Missori |
Coordinate | 45°27′40″N 9°11′19.72″E |
Religione | cattolica |
Titolare | Giovanni apostolo ed evangelista |
Arcidiocesi | Milano |
Architetto | Vincenzo Seregni e Francesco Castelli |
Stile architettonico | Paleocristiano Romanico |
Inizio costruzione | V-VI secolo |
Demolizione | 1948-1952 |
Al centro di piazza Missori sorge quello che rimane dell'antica basilica paleocristiana di San Giovanni in Conca, illustre testimonianza di storia e arte milanese dal V-VI secolo al XVII secolo.
Realizzata di epoca romana tardoimperiale tra il V e il VI secolo in stile paleocristiano, fu ricostruita nel Medioevo in stile romanico.
Originariamente dedicata agli evangelisti, da cui il nome paleocristiano basilica evangeliorum, fu in seguito dedicata a Giovanni apostolo ed evangelista.
In epoca paleocristiana infatti non esisteva ancora l'usanza di intitolare le chiese a un solo santo, ma a una famiglia di santi.
Dentro le mura romane della città sorgeva una basilica paleocristiana o, secondo alcuni, altomedievale dedicata a San Giovanni Evangelista, detta "in Conca" per l'avvallamento del terreno circostante[2]. Misurava 53 x 7 metri con pianta ad aula unica e abside semicircolare, le cui fondazioni sono ancora visibili. Con le stesse proporzioni venne ricostruita nell'XI secolo e di nuovo, dopo le distruzioni dell'imperatore Federico Barbarossa nel 1162, nel XIII secolo.
In questa fase la basilica, affiancata da un campanile di 24 metri e internamente divisa in tre navate, aveva un transetto e un tiburio centrale. Sulla facciata, una nicchia ospitava il busto di San Giovanni Evangelista, rappresentato nel calderone di olio in cui, secondo la tradizione, lo avrebbe fatto immergere l'imperatore Domiziano, senza che il Santo ne soffrisse.
Piacque ai Visconti l'eleganza della chiesa a tal punto che, nel XIV secolo, la inglobarono nel recinto della loro signorile dimora, la cosiddetta Cà di Can, facendone la propria cappella gentilizia. Qui, tra le pareti sontuosamente affrescate, trovarono sepoltura nel 1384 Regina Beatrice della Scala e l'anno dopo il marito, Bernabò Visconti, avvelenato a Trezzo d'Adda dal nipote Gian Galeazzo.[3]
Nel 1531 Francesco II Sforza donò la basilica all'ordine dei carmelitani, che vi costruirono accanto il monastero, alzarono il campanile e fecero decorare l'interno e la facciata in stile barocco. Il campanile, peraltro, fu utilizzato nel XIX secolo come osservatorio astronomico.
Nel 1782 venne soppresso l'ordine carmelitano che occupava la chiesa dal 1531. Nel 1787 al S. Giovanni venne tolta la parrocchialità e la chiesa venne soppressa definitivamente nel 1808 passando al Demanio. Il 21 novembre 1878 il Regio Governo cedette dietro pagamento l'edificio al Comune di Milano che nel 1877 aveva deliberato di far passare la nuova via Carlo Alberto, oggi via Mazzini, nell'area occupata dalla chiesa. Nel maggio 1879 la Comunità Valdese, autorizzata da una delibera del Consiglio Comunale, acquistava l'antica basilica con l'obbligo di arretrarne la facciata a rettifilo della allora Via Carlo Alberto e di amputarne la parte posteriore affinché l'edificio rimanesse nei confini dell'area assegnata dal Comune. Il progetto di adeguamento fu realizzato dall'architetto Angelo Colla che modificò, arretrandola, la facciata in stile neogotico e la applicò obliquamente al corpo della chiesa, che venne drasticamente accorciata. Una piccola porzione dell'area della vecchia chiesa fu acquistata dall'ellenista ed epigrafista Giovanni Labus.[4] Il nuovo Tempio Valdese fu inaugurato l'8 maggio 1881; la demolizione del campanile fu decretata nella seduta consigliare del 5 gennaio 1884 e, dopo lunghissime discussioni fra le varie autorità, fu demolito fra il giugno e l'agosto 1884.
Nel secondo dopoguerra presunte e discutibili "esigenze imprescindibili di viabilità" condannarono definitivamente l'edificio, che fu demolito tra il 1948 e il 1952, per realizzare l'asse viario di via Albricci-piazza Missori (la cosiddetta "Racchetta", peraltro rimasta incompiuta). Dell'antica basilica furono salvati e restaurati solo una parte dell'abside e della cripta, mentre la facciata fu ricostruita e applicata al nuovo Tempio Valdese in via Francesco Sforza. A testimonianza di ciò, la corta via a fondo cieco sul fianco destro del tempio prese successivamente il nome di via San Giovanni in Conca.
Dell'antica basilica rimangono oggi solo la cripta, unico esempio di cripta romanica originale esistente a Milano assieme alla cripta di San Vincenzo in Prato, e l'abside, nella quale si nota la monofora con strombatura, arco a tutto sesto e due capitelli con volute a graffito ed il coronamento esterno degli archetti svuotati: si tratta di elementi tipici del romanico milanese, presenti anche nella Basilica di Sant'Ambrogio e in quella di San Nazaro in Brolo.
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