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corpo ad ordinamento militare della Marina Militare della Repubblica Italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera è uno dei sei costituenti della Marina Militare italiana; ad esso sono affidati compiti relativi agli usi civili del mare, svolti in dipendenza funzionale da tre ministeri: Infrastrutture e trasporti, Ambiente e sicurezza energetica e Agricoltura e sovranità alimentare e foreste.
Corpo delle capitanerie di porto Guardia costiera | |
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Stemma del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera | |
Descrizione generale | |
Attiva | 20 luglio 1865 - oggi |
Nazione | Italia Italia |
Servizio | Regia Marina Marina Militare |
Tipo | Guardia costiera |
Ruolo | Ricerca e soccorso Polizia marittima Polizia giudiziaria Polizia militare Antiterrorismo Polizia tecnico-amministrativa marittima Polizia ambientale Polizia di frontiera Sicurezza della navigazione Protezione Civile |
Dimensione | 11.000 unità |
Comando generale | Viale dell'Arte, 16 - 00144 Roma |
Patrono | Santa Barbara, patrona della Morte Improvvisa |
Motto | OMNIA VINCIT ANIMUS |
Colori | Bianco-Rosso |
Marcia | Marcia d'Ordinanza della Marina Militare (marcia della Forza Armata d'appartenenza) Angeli del Mare (inno del Corpo) |
Mascotte | Foca monaca |
Battaglie/guerre | Guerra italo-turca Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale Operazione Antica Babilonia Guerra del Libano |
Missioni di peacekeeping | Operazione Atalanta Operazione Sophia Operazione Irini |
Anniversari | 20 luglio (fondazione) |
Sito internet | www.guardiacostiera.gov.it |
Parte di | |
Comandanti | |
comandante generale del Corpo | ammiraglio ispettore capo (CP) Nicola Carlone |
Simboli | |
Bandiera | |
Bandiera di bompresso | - |
Stemma forza armata | |
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I suoi principali compiti sono la salvaguardia della vita umana in mare, la sicurezza della navigazione, la tutela dell'ambiente marino, il monitoraggio del trasporto marittimo, il controllo sulla filiera della pesca marittima.
A tali scopi, regola e vigila sugli usi civili dei porti marittimi, delle coste e del litorale, nonché del mare.
Concorre ad altre funzioni di competenza del Ministero dell'Interno, del Ministero per i beni e le attività culturali, nonché del Dipartimento di Protezione Civile.
Il Corpo si configura come una competente altamente specialistica sul piano sia amministrativo che tecnico-operativo, per l'espletamento di funzioni pubbliche statali che si svolgono negli spazi marittimi di interesse nazionale.
Ai sensi del Codice della navigazione, le articolazioni territoriali del Corpo sono le Direzioni marittime, le Capitanerie di porto (denominazione degli uffici dei Compartimenti marittimi[1]), gli Uffici circondariali marittimi, gli Uffici locali marittimi, nonché le Delegazioni di spiaggia.
L'appartenenza alla Marina Militare - nel cui ambito il Corpo esercita le funzioni attinenti all'ordinamento ed allo status del personale - si concretizza nei compiti di ordine militare previsti dalla legge, in concorso con la Forza Armata.[2]
Le attribuzioni funzionali moderne collocano il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera alle dipendenze funzionali dei summenzionati Dicasteri che hanno ereditato le attribuzioni che, fino al 1994, erano riconducibili all'ambito di competenze del soppresso Ministero della marina mercantile.
La fondazione del Corpo è legata all'emanazione del regio decreto 20 luglio 1865, n. 2438, subito dopo l'unità d'Italia, al 2019 il Corpo dispone di un organico di circa 11.000 unità, tra ufficiali, sottufficiali, graduati e militari di truppa.[3]
Le repubbliche marinare lasciarono in eredità le loro solide istituzioni marittime e il corpus legislativo del mare agli stati preunitari della penisola italiana, che li adottarono adeguandone gli ordinamenti alle loro esigenze temporali.
Gli antichi stati preunitari italiani disponevano ognuno di un proprio ordinamento: ad esempio, la Real Marina del Regno delle Due Sicilie, composta nei porti principali del Regno dal capitano di porto e dal controllore dei dazi, alle dipendenze del ministro della Marina; il capitano del porto di Livorno era il responsabile dei porti e della Marina mercantile del Granducato di Toscana, mentre nel Regno sardo piemontese vi erano due distinti corpi istituzionali, i consoli e i vice-consoli, ai quali era devoluta l'amministrazione della Marina mercantile e i capitani e gli ufficiali di porto, appartenenti al Corpo dello stato maggiore dei porti, ai quali era affidato il comando dei porti, la polizia e i servizi tecnico-nautici.
Con l'unità d'Italia si pose quindi il problema dell'unificazione degli ordinamenti portuali previgenti nel neonato Regno d'Italia, allo scopo venne emanato il regio decreto 20 luglio 1865, n. 2438 che creò un nuovo ordinamento statuale e una nuova istituzione per la disciplina dei porti e delle attività marittime. Lo stesso decreto istituì il nuovo Corpo delle Capitanerie di Porto che sostituì e soppresse i consoli di marina e il corpo dello stato maggiore dei porti.[4]
Il Corpo delle capitanerie di porto era all'epoca un corpo civile inquadrato militarmente e formato da capitani di porto di 1ª, 2ª e 3ª classe, ufficiali di porto 1ª, 2ª e 3ª classe e applicati di porto. Le giurisdizioni marittime erano costituite da compartimenti e circondari marittimi; i primi erano affidati al comando dei capitani, mentre i secondi erano di competenza degli ufficiali di porto. Al Corpo, erede delle precedenti istituzioni sabaude, fu dato carico di molteplici attività, dalla regolamentazione delle attività marittime, a funzioni meno mercantili come gli arruolamenti militari marittimi. Successivamente, con R.D. 8 dicembre 1910, n. 857, venne creato l'Ispettorato generale del corpo delle capitanerie di porto, con competenza su tutti gli organi periferici.
Il Corpo fu impiegato in vari teatri bellici, come ad esempio nella guerra italo-turca, e nelle varie fasi delle guerre coloniali italiane. Con lo scoppio della prima guerra mondiale partecipò al servizio di mobilitazione del personale militare, alla difesa delle coste, all'impiego e alla requisizione del naviglio mercantile per uso bellico, all'azione di polizia militare e soprattutto l'organizzazione e il funzionamento dell'attività portuale, indispensabile per assicurare l'approvvigionamento degli eserciti operanti. Con Decreto luogotenenziale del 3 febbraio 1918 il Ministro della Marina affidò definitivamente alle capitanerie di porto i servizi che interessavano la difesa militare e perciò tutti gli appartenenti al Corpo furono militarizzati per la durata della guerra in corso, con proroga di un semestre oltre la firma dei trattati di pace. Il Corpo fu definitivamente inquadrato militarmente nel mese di novembre del 1919[5] e infine entrò a far parte dei corpi della Regia Marina nel settembre del 1923.[6] Con il successivo Regio Decreto 3235 del 1923, vennero istituite le Direzioni marittime, alle quali fu demandato un certo numero di competenze, in precedenza riservate al Ministero. Nel contempo nacquero le capitanerie coloniali, nei territori entrati a far parte del Regno d'Italia.
Con il regio decreto legge 11 novembre 1938 n. 1902 l'ispettorato generale veniva soppresso e in sua vece istituito il Comando generale delle capitanerie di porto, retto da un ammiraglio di squadra, ridisegnandone organici e organizzazione.
Nel corso della seconda guerra mondiale estese la competenza anche nei territori via via occupati (Francia, Jugoslavia, Grecia, Tunisia), con la creazione di nuovi uffici di porto. Con la perdita dei territori in Africa e in Dodecanneso, il personale delle Capitanerie non rimpatriato, divenne prigioniero di guerra.
Durante la guerra civile in Italia e la divisione del territorio tra la Repubblica sociale italiana ed il Regno del Sud, a seguito dell'armistizio dell'8 settembre 1943, mentre nel Regno vigeva il preesistente ordinamento, con il comando generale a Taranto, nel nord Italia vennero istituiti presso il trasferito Ministero delle Comunicazioni, la Direzione generale della marina mercantile e il Comando generale delle capitanerie di porto, con sede a Verona e successivamente a Milano.
Queste due istituzioni, sorte in situazioni molto emergenziali, furono di grande utilità nella tutela del naviglio nazionale, dei porti e nella salvaguardia delle istituzioni marittime in genere.[senza fonte]
La ricostruzione interessò tutti i porti della penisola e delle isole, totalmente distrutti, sia strutturalmente sia negli arredi, senza tralasciare il naviglio, completamente distrutto e la rinascita vide protagonisti anche gli uomini del Corpo, attivi anche nei settori economici, oltre che nel ruolo che compete loro di gestione dei porti e dell'amministrazione tecnico giuridica della navigazione marittima. Il "Comando generale delle capitanerie di porto", nel 1948, lasciò il posto a un ricostruito "Ispettorato generale delle capitanerie di porto", al cui Comando fu preposto l'Ufficiale Ispettore più anziano di grado in servizio permanente effettivo, appartenente ai ruoli del Corpo, e in questo contesto il Corpo fu posto alle dipendenze dell'allora Ministero della marina mercantile. Nel 1968 fu demandata direttamente al Corpo la gestione dei mezzi navali destinati ai compiti istituzionali. La nascita della componente aerea del Corpo avvenne nel 1988 quando furono acquisiti i primi quattro velivoli della linea Piaggio P166.
Con il Decreto interministeriale dell'8 giugno 1989 fu istituita la "Guardia Costiera", quale articolazione operativa delle Capitanerie di porto, costituita dalle proprie componenti operative aeronavali.
Dal 1996 con una serie di accorpamenti gli uffici delle capitanerie di porto passarono al Ministero dei trasporti e della navigazione, nato dalla soppressione del Ministero della marina mercantile. Con la riforma Bassanini del governo D'Alema I di cui al d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300, entrata in vigore nel 2001 col governo Berlusconi II, il "Corpo delle Capitanerie di porto - Guardia Costiera", è stato inquadrato funzionalmente ed organizzativamente nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, conservando l'appartenenza alla Marina Militare ed il collegamento con il Ministero della difesa per le funzioni di ordine militare, assicurate in regime di concorso.[7]
Ai sensi del d.lgs.19 agosto 2016, n. 177, la Guardia di Finanza ha assunto il ruolo di unica forza di polizia in mare, quale diretta proiezione dei compiti di tutela dell'ordine pubblico che derivano dall'appartenenza alle forze di polizia a competenza generale prevista dal TULPS. Coerentemente a tale presupposto, ha acquisito le competenze in mare delle altre forze di polizia che avevano una componente operativa marittima, ovvero dell'Arma dei Carabinieri, della Polizia di Stato e del Corpo forestale dello Stato. Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera - come chiaramente espresso dalla norma citata - oltre ai compiti legati alla ricerca e soccorso in mare, ha conservato, per effetto della riforma, le proprie competenze di polizia a connotazione specialistica nei settori della sicurezza della navigazione, della vigilanza anti-inquinamento e sugli scarichi che recapitano in mare dalla terraferma, oltre che sulla pesca professionale, sul coordinamento dei controlli sul ciclo dei rifiuti in ambito portuale, in tema sicurezza della navigazione da diporto, oltre che, in generale, i compiti di vigilanza connessi al rispetto delle norme di polizia della navigazione e dell'uso degli specchi acquei introdotti dai Circondari marittimi con ordinanza.
Ha dipendenza funzionale dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al quale si riconducono i suoi principali compiti istituzionali,[8] e dal Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica e dal Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, che si avvalgono della sua organizzazione e delle sue competenze specialistiche.
Al suo vertice vi è il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera che ha sede a Roma (nel quartiere EUR) presso il palazzo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La carica è ricoperta da un ammiraglio ispettore capo mentre un ammiraglio ispettore ricopre la carica di vice comandante generale del corpo.[9]
L'organizzazione a livello territoriale è stata definita con il decreto interministeriale dell'8 giugno 1989.[10] Essa è attualmente ripartita in:
La Componente subacquea della Guardia Costiera è composta da 5 nuclei operatori subacquei ubicati in tutto il territorio nazionale:
La Componente Aerea della Guardia Costiera dispone di quattro basi aeree:
Il Corpo è destinatario di funzioni prevalentemente legate alla regolazione degli usi civili e produttivi del mare, dei porti e delle coste, oltre che al trasporto marittimo in generale. Le attribuzioni di carattere strettamente militare coprono una componente sostanzialmente residuale legate alle attività di concorso nella difesa costiera e nel supporto all'azione delle unità navali della Marina Militare italiana. L'appartenenza ordinamentale al comparto difesa si concilia, pertanto, organicamente con lo svolgimento di funzioni prevalentemente legate all'uso pubblico del mare nella più ampia accezione del termine, e vengono svolti in dipendenza funzionale dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, erede del Ministero della Marina mercantile, soppresso nel 1994, oltre che dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il personale del Corpo è investito della qualifica di ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, per le violazioni previste dal codice della navigazione (articolo 1235)[13] e delle altre leggi speciali (pesca, demanio marittimo, diporto nautico, ambiente, ecc.) I servizi d'istituto sono effettuati con dipendenza da diversi organi dello Stato, dei quali il Comando generale del Corpo delle CC.PP. è l'interfaccia naturale. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è il principale organo istituzionale che si avvale dell'operato delle capitanerie di porto, per la maggior parte delle funzioni collegate all'uso del mare e attività connesse alla navigazione commerciale e da diporto e sul cui bilancio gravano le spese di funzionamento. Il Corpo poi esercita le competenze relative alle materie del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per cui la legge e altre disposizioni normative prevedono la diretta attribuzione allo stesso e svolge, in regime di avvalimento, le attività a esso conferite nei settori riconducibili al competente Dipartimento per i trasporti, la navigazione e i sistemi informativi e statistici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Sinteticamente le attività espletate si possono riassumere in:
Per la varietà di compiti e diversi dicasteri o enti amministrativi interessati, la componente del Corpo delle capitanerie di porto è uno sportello unico per le attività marittime.
Il corpo esercita, dunque, la funzione di polizia giudiziaria in specifiche materie (codice della navigazione e altre leggi speciali), assumendo eccezionalmente competenza generale solo nei porti ove non sia presente un ufficio di pubblica sicurezza. Il Corpo non esercita funzioni di pubblica sicurezza. Inoltre, sono istituite Sezioni di polizia giudiziaria della guardia costiera presso le varie Procure della Repubblica: esse, in base alle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, dovrebbero essere specializzate ed occuparsi di reati attinenti alle materie di competenza del Corpo; tuttavia, concretamente si trovano spesso ad occuparsi di reati comuni. Il Corpo concorre all'attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, nei termini stabiliti dagli articoli 5 e 99 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
Altre competenze sono:
Nell'ambito delle funzioni sopraelencate, svolge la funzione generale di autorità marittima ai sensi del codice della navigazione, e ferme restando le attribuzioni in materia di coordinamento generale dei servizi di soccorso marittimo, di cui all'articolo 3, comma 1, lettera a), del decreto del presidente della Repubblica 28 settembre 1994, n. 662, è competente per l'esercizio delle funzioni di ricerca e salvataggio in mare, ai sensi degli articoli 69, 70 e 830 del codice della navigazione, di disciplina, monitoraggio e controllo del traffico navale, di sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo, nonché delle relative attività di vigilanza e controllo, ai sensi del codice della navigazione, della legge 28 dicembre 1989, n. 422 e delle altre leggi speciali.
Il regolamento di attuazione della convenzione di Amburgo del 1979 sul soccorso marittimo (d.P.R. 28 settembre 1994, n. 662), è il documento di coordinamento, anche innovativo, in materia di ricerca e soccorso in mare. Infatti questo documento dispone l'organizzazione del sistema di soccorso secondo precisi criteri aderenti alla normativa internazionale. In questo assetto, Il Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, attraverso la propria centrale operativa, ha assunto le funzioni di "Italian Maritime Rescue Coordination Centre" con l'acronimo IMRCC (Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo). L'IMRCC, in tale veste, assume il coordinamento delle operazioni di soccorso in mare, nell'area marittima di competenza Italiana, ma in particolare è incaricato di promuovere, mantenendo i pertinenti collegamenti internazionali con gli omologhi di altri Stati, il soccorso in favore dei mezzi e cittadini italiani in qualsiasi mare; analogamente, è incaricato del soccorso a mezzi e persone straniere nelle acque italiane. In questo ambito le direzioni marittime, con le loro sale operative, assumono le funzioni di centri secondari di soccorso marittimo (MRSC) e assicurano il coordinamento delle operazioni SAR nelle aree di loro competenza, secondo i pertinenti piani di soccorso o in base alle deleghe dell'IMRCC.
Tutti gli altri uffici periferici del Corpo delle capitanerie di porto, sono classificati UCG (Unità costiere di guardia), i quali hanno la facoltà di coordinamento degli eventi SAR che accadono nelle proprie giurisdizioni, sempre secondo le deleghe permanenti o degli organi sovraordinati.
In fase di coordinamento di soccorsi marittimi, i Centri secondari di Soccorso e le unità costiere di guardia hanno facoltà di richiedere i mezzi necessari anche ad altre Amministrazioni dello Stato o privati.
Nell'ambito delle altre attribuzioni connesse allo svolgimento di compiti e mansioni di carattere militare discendenti dalle incombenze di forza armata, per quanto attiene alle funzioni di polizia militare, oltre che all'Arma dei carabinieri, le stesse sono prescritte anche per il Corpo delle capitanerie di porto - guardia costiera per quanto riguarda esclusivamente gli appartenenti al Corpo, già a mente della legge 8 luglio 1926, n. 1178 (Gazzetta Ufficiale n. 162 del 15 luglio 1926), recante "Ordinamento della Regia Marina", e del precipuo art. 32 "Spettanze del Corpo delle capitanerie di porto", lettera M, che recitava: «concorrere alla difesa marittima e costiera, ai servizi ausiliari e logistici dell'armata, all'applicazione delle norme del diritto internazionale marittimo e all'esercizio della polizia militare.
Il codice dell'ordinamento militare[21] all'art. 132, comma 1º lett. a), richiama letteralmente il predetto articolo, e si evidenziano i contenuti ex comma 2 art. 90, stessa norma, dal titolo "Funzioni di polizia militare", che salvaguarda espressamente detta competenza riguardo ai militari del Corpo. In particolare alle capitanerie di porto sono riconosciute competenze in materia di polizia militare e polizia giudiziaria militare per quanto attiene alla sicurezza della navigazione, alla sicurezza dei porti e alla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Inoltre può essere incaricata delle medesime funzioni in ambito missioni militari internazionali, sia per i porti in cui opera la Marina Militare, oppure nelle ipotesi in cui sia autorizzata ad operare in acque territoriali straniere ove le competenze specifiche non esistano.
Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera dipende funzionalmente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai sensi dell'articolo 8 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e dell'articolo 3 della legge 28 gennaio 1994, n. 84, esercitando funzioni di vigilanza e controllo in materia di tutela dell'ambiente marino e costiero. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 12 del decreto legislativo 6 novembre 2007, n. 202, il Corpo delle capitanerie di porto esercita, specificatamente, le funzioni sottostanti:
In virtù delle attribuzioni sopraccitate, il Corpo delle capitanerie di porto esercita, in particolare, le funzioni seguenti:
I requisiti per l'arruolamento sono simili a quelli previsti per la Marina militare. In ordine crescente di grado, ci si può arruolare nella truppa come VFI, con la possibilità successiva di partecipare al concorso per VFP4 e infine transitare in s.p.e. con il grado di sottocapo. Si può inoltre partecipare al concorso per allievi marescialli e per allievi ufficiali (entrambi per diplomati); c'è inoltre la possibilità di arruolarsi come ufficiali in ferma prefissata (30 mesi, per diplomati e laureati), oppure la possibilità per i possessori di specifiche lauree quinquennali di arruolarsi come "Ufficiali a nomina diretta".
Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera ha una flotta composta da oltre 300 unità navali di vario tipo, dislocate in 113 fra porti e approdi della penisola italiana e delle sue isole.
I mezzi navali utilizzati per l'assolvimento dei compiti istituzionali del corpo sono in fase di rinnovamento. Il potenziamento dei mezzi navali del Corpo delle capitanerie di porto ha origine con la promulgazione della legge 30 novembre 1998, n. 413[22], con la quale sono stati messi in cantiere 6 pattugliatori della classe 900 e 2 navi classe Dattilo con ponte di volo da mt.100 di lunghezza, una nave logistica da 65 m., 28 unità d'altura a grande autonomia (AGA) della classe 200/S, per investimenti complessivi di 40 miliardi di lire in 15 anni, e "la costruzione, d'intesa con il Ministro della difesa, di unità navali di tipologia simile ai pattugliatori classe "Cassiopea", affidate alla Marina militare per la vigilanza a tutela degli interessi nazionali, al di là del limite esterno del mare territoriale, e gestite dal Ministero della difesa;"per complessivi 35 miliardi di lire a partire dall'anno 2000[23]. Inoltre sono state commissionate 94 motovedette Classe 800, 26 motovedette classe 2000 e 32 unità navali classe 500 oltre che diversi mezzi litoranei.
Attualmente la flotta in dotazione alla Guardia costiera comprende[24]:
Componente d'altura:
Classe | Nome | Anno di costruzione | Cantiere navale di costruzione | Dislocamento | Lunghezza | Velocità in nodi |
---|---|---|---|---|---|---|
classe Dattilo | CP 940 Luigi Dattilo | 2013 | Fincantieri | 3.500 t | 94.2 m | 18 |
CP 941 Ubaldo Diciotti | 2014 | |||||
classe Fiorillo | CP 904 Michele Fiorillo | 2003 | Fincantieri | 427 t | 52.80 m | 32 |
CP 905 Alfredo Peluso | ||||||
CP 906 Oreste Corsi | 2004 | |||||
classe 200/S | CP 265 | 2001 | Intermarine di Sarzana - | 53 t | 25 m | 24 |
CP 267 | ||||||
CP 268 | ||||||
CP 271 | 2002 | |||||
CP 273 | ||||||
CP 274 | ||||||
CP 276 | ||||||
CP 277 | ||||||
CP 278 | ||||||
CP 280 | ||||||
CP 281 | ||||||
CP 282 | ||||||
CP 283 | 2003 | |||||
CP 284 | 2004 | |||||
CP 285 | ||||||
CP 286 | ||||||
CP 287 | ||||||
CP 288 | 2005 | |||||
CP 289 | ||||||
CP 290 | 2003 | |||||
CP 291 | ||||||
CP 292 | ||||||
Classe Angeli del Mare | CP 420 Natale De Grazia | 2020 | Intermarine di Messina | 150 t | 33.6 m | 31 |
CP 421 Roberto Aringhieri | 2021 |
Classe | Nome | Anno di costruzione | Cantiere navale di costruzione | Dislocamento | Lunghezza | Velocità in nodi |
---|---|---|---|---|---|---|
classe Gregoretti | CP 920 Bruno Gregoretti | 2013 | Cantieri Navali Megaride di Napoli | 2.153 t | 62.6 m | 15 |
classe Ingianni | CP 409 Giulio Ingianni | 1992 | CRN Ancona | 245 T | 34.6 m | 18 |
classe Cavallari | CP 401 Oreste Cavallari | 1989 | CRN Ancona | 130 t | 29.6 m | 17 |
CP 402 Renato Pennetti | 1990 | |||||
CP 403 Walter Facchin | ||||||
CP 404 Gaetano Magliano | ||||||
classe Mazzinghi | CP 406 Antonio Scialoja | 1991 | Bacino di carenaggio SPA Trapani | 136 t | 29.5 m | 22 |
Il servizio aereo della Guardia costiera fu attivato nel 1989 con l'inglobamento dei reparti aeronavali preesistenti. La componente aerea è formata da velivoli ad ala fissa e ala rotante stazionati presso le sedi del 1º, 2º e 3º nucleo aereo, rispettivamente negli aeroporti di Sarzana-Luni, Catania Fontanarossa e Pescara Fontanelle (in cui operavano 7 Piaggio P.166 codice di chiamata radio: "orca" ora dismessi), 2 ATR 42 MP (uno in versione 400 e 1 in versione 500) ("manta"). Nelle sedi di Sarzana e Catania, esistono inoltre due sezioni elicotteri rispettivamente 1ª e 2ª sezione elicotteri che operavano con alcuni Agusta-Bell AB 412 ("koala"), ora dismessi, e 11 nuovi AgustaWestland AW139 ("nemo"). Dopo la dotazione del corpo degli AgustaWestland AW139, si sono formate 2 ulteriori sezioni elicotteri la 3ª e la 4ª a Pescara e Cagliari utilizzando 4 nuovi AgustaWestland AW139 e 1 ATR 42. Si sta valutando la possibilità di dislocare un nuovo nucleo elicotteri a Pontecagnano in provincia di Salerno e uno a Grottaglie in Puglia.[senza fonte] La dotazione attuale è di 15 nuove macchine ad ala rotante.
Aeromobile | Origine | Tipo | Versione (denominazione locale) |
In servizio (2016)[25] |
Note | Immagine |
Aerei da ricognizione | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|
ATR-42MP Manta | Italia | aereo da sorveglianza aerea marittima | ATR-42MP-420 ATR-42MP-500 "Manta" ATR-42MP-600 | 1[26][27][25] 2[26][27][25] 0 | Dopo l'ATR-42MP-420 acquistato nel 1998, gli hanno fatto seguito due esemplari della serie 500.[25] Un quarto ATR-42MP-600 acquistato a novembre 2024.[26][27] | |
Piaggio P.180 Avanti II | Italia | aereo da sorveglianza aerea marittima | P.180 "Avanti II" | 1[25] | Un esemplare consegnato a marzo 2011 ed in servizio al 2016.[25] Utilizzato per le esigenze di collegamento e, con la dotazione di bordo installata, per attività di sorveglianza.[25] | |
Elicotteri | ||||||
Agusta AB-412 Koala | Italia Stati Uniti | SAR | AB-412HP "Koala" | 5[25] | Sono stati consegnati complessivamente dieci esemplari, dei quali quattro nella versione AB-412SP e sei AB-412HP, uno dei quali perduto in un incidente il 17 ottobre 2001 (il Koala 9-07).[25] Nel 2015, gli esemplari versione SP sono stati ceduti ad AgustaWestland come previsto dal secondo contratto d'acquisto dei nuovi AW-139.[25] | |
AgustaWestland AW-139 Nemo | Italia | SAR | PH-139 "Nemo" | 15 | Consegnati a partire dal 2010, le ultime due macchine sono state consegnate nel 2016.[25] Leonardo-Finmeccanica ha comunicato che ad agosto 2016 sono stati ordinati due nuovi esemplari, portando il numero totale a 12 esemplari.[28] Agli inizi del 2019 sono stati consegnati ulteriori 2 esemplari, per un totale di 14 macchine. |
Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera è rappresentato:
A seguito dell'istituzione dei reparti di Guardia costiera del Corpo delle capitanerie di porto di cui al decreto interministeriale dell'8 giugno 1989, a similitudine di quanto già avveniva in tutti i servizi di Guardia costiera del mondo, le unità navali e aeree del Corpo furono "vestite" della tradizionale banda diagonale rossa sugli scafi e sulle carlinghe.
Questo simbolo, appunto, distintivo del servizio di Stato «Guardia costiera» fu caricato di due piccole bande marginali verde e bianca, in ossequio alla bandiera nazionale; al centro è stata posta l'ancora nera della Marina Militare, in un tondo bianco.
Il Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera, nel corso della sua storia, è stata insignita delle seguenti onorificenze:
Al valor militare
Al valor civile
Al valor di Marina
Al merito civile
3 medaglie d'oro (allo Stendardo)
Al merito di Marina (già medaglia di benemerenza marinara)
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