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sinodo cristiano del 721 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il concilio romano fu celebrato il 5 aprile[1] 721 nella basilica di San Pietro sotto la presidenza di papa Gregorio II.
Concilio romano del 721 | |
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Concilio delle Chiese cristiane | |
Data | 5 aprile 721 |
Accettato da | cattolici |
Convocato da | Papa Gregorio II |
Presieduto da | Papa Gregorio II |
Partecipanti | 22 vescovi, 14 presbiteri, 4 diaconi |
Argomenti | canoni sulla disciplina e i costumi |
Il concilio affrontò alcuni problemi legati alla disciplina ecclesiastica e alla corruzione dei costumi, ed emanò 17 canoni, formulati secondo lo stile degli anatemi: Si quis… anathema sit - «Se qualcuno [víola la seguente disposizione] sia condannato».
La lista delle sottoscrizioni riporta, oltre al papa, un elenco di 22 vescovi, 14 presbiteri e 4 diaconi romani. Gli atti comprendono anche la lista iniziale delle presenze al concilio[2]: in questa è menzionato il vescovo Marziano di Gabi, assente nell'elenco delle sottoscrizioni, dove invece appare Marziano, vescovo della Sabina, assente a sua volta nella lista delle presenze.[3] Per il resto dei vescovi, i due elenchi includono i medesimi nomi con le stesse diocesi.
Tra i vescovi, tutti italiani, furono presenti anche tre vescovi provenienti da altre parti dell'Occidente: Sinderedo, metropolita di Toledo, indicato nella lista delle presenze come archiepiscopus Hispaniae, che si trovava a Roma perché la sua sede era stata occupata dai mussulmani; Sedulio e Fergusto, menzionati nelle sottoscrizioni rispettivamente come episcopus Britanniae de genere Scotorum e episcopus Scotiae Pictus.
Il seguente elenco è quello delle sottoscrizioni conciliari, nell'ordine riportato da Mansi.[4]
Nell'epistolario di papa Gregorio III (731-741), successore di Gregorio II, si trova una lettera sinodale, in riferimento ad un presunto concilio celebrato da Gregorio III all'inizio del suo pontificato per regolare i confini tra i patriarcati di Forum Julii e di Grado. La lettera, pubblicata dalle Monumenta Germaniae Historica[7], è ritenuta spuria dal suo editore[8], poiché copia esattamente lo stesso incipit, lo stesso elenco di vescovi, le medesime espressioni presenti negli atti del concilio del 721.[9]
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