Chiostro di Voltorre
chiostro di Gavirate Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il chiostro di Voltorre è ciò che rimane di un complesso religioso situato in Lombardia, precisamente a Voltorre, frazione del comune di Gavirate. L'espressione si riferisce comunemente all'intera struttura, che comprende appunto un chiostro,[1] una piccola chiesa absidata con il campanile,[1] ed alcuni locali un tempo parte di un più ampio edificio monastico.
Chiostro di Voltorre | |
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Il chiostro e il campanile | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Località | Voltorre (Gavirate) |
Indirizzo | piazza Chiostro 23 |
Coordinate | 45°50′00″N 8°44′03.92″E |
Religione | cattolica |
Titolare | San Michele |
Ordine | Monaci benedettini |
Stile architettonico | romanico |
Inizio costruzione | XI secolo |
Nel Medioevo, le aree paludose adiacenti al Lago di Varese furono bonificate dai seguaci di San Bernone di Cluny, per essere usate per l'agricoltura.[2] I monaci costruirono il loro insediamento a Voltorre. L'inizio dei lavori di costruzione della chiesa di San Michele risalgono all'XI secolo[1] (forse attorno al 1060[3]) o al massimo alla prima metà di quello successivo[3], edificata dai monaci cluniacensi in stile romanico sul sedime di due chiese più antiche e sorte in epoca longobarda.[4] La costruzione del monastero e soprattutto del chiostro risente della mano dello scultore locale Lanfranco da Ligurno,[1] che probabilmente non ha solo lavorato alla decorazione ma avrebbe progettato l'intera struttura. Dei quattro lati del chiostro, tre sarebbero stati costruiti verso la fine del XII secolo,[1] più precisamente nel 1196[3]; il rimanente lato sarebbe invece tardivo di circa mezzo secolo[1][3].
La comunità di religiosi vi rimase fino al XV secolo, quando il monastero passo sotto la proprietà di diverse famiglie nobili di Varese originanti dagli Orrigoni.[1] All'estinzione del ramo dinastico, il complesso fu gestito dai canonici lateranensi fino al definitivo esproprio[1] del 1798, avvenuto a seguito delle disposizioni emanate l'anno precedente delle autorità francesi di Napoleone occupanti la zona[1]. Seguì circa un secolo di frazionamento della proprietà e di uso improprio, che determinò uno stato di abbandono del bene fino alla fine del XIX secolo, quando alcuni esponenti del mondo della cultura locale, quali Luca Beltrami, Luigi Conconi e Lodovico Pogliaghi, iniziarono a interessarsi al valore artistico del luogo, e tentarono di iniziare una campagna di restauri. Le trattative coi vari proprietari e con la soprintendenza si arrestarono però bruscamente nel 1913, quando un enorme incendio devastò i locali del monastero,[1] distruggendone completamente una parte importante, compresi diversi capitelli e colonnine del chiostro. Solo nel primo dopoguerra una porzione del complesso fu acquistata dallo Stato, che iniziò finalmente il restauro e la ricostruzione del chiostro nel 1929. Nel 1954 la provincia di Varese comprò la parte ancora in mani private del bene, e nel 1978 riuscì a farsi affidare la parte rimanete dal demanio. Dopo aver completato il restauro, il luogo è stato adibito a centro culturale e spazio museale, con un occhio di riguardo verso l'arte contemporanea.[5][6]
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