Remove ads
edificio religioso di Messina Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il santuario di San Francesco d'Assisi all'Immacolata si trova a Messina.[1][2]
«MINORUM CONVETUALIUM S. FRANCISCI CÆNOBIUM IN SICILIÆ PRIMUM[3]»
Santuario di San Francesco d'Assisi all'Immacolata | |
---|---|
Santuario di San Francesco d'Assisi all'Immacolata sul viale Boccetta. | |
Stato | Italia |
Regione | Sicilia |
Località | Messina |
Coordinate | 38°11′53.73″N 15°33′13.52″E |
Religione | Cristiano Cattolico Romano |
Arcidiocesi | Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela |
Stile architettonico | gotico |
Inizio costruzione | 1254 |
Sito web | Messinaweb |
È un imponente tempio, la seconda chiesa di Messina per dimensioni, che sorge sul viale Boccetta e le cui possenti absidi merlate sono raffigurate nel dipinto Cristo in pietà sorretto da tre angeli di Antonello da Messina che si trova al museo Correr di Venezia. Primo tempio dell'ordine francescano in Sicilia, edificato in periodo angioino nel 1254, in onore di San Francesco appena 28 anni dalla sua morte per volere di alcuni nobili messinesi e degli stessi frati. La prima pietra fu benedetta dal Papa Alessandro IV, vi soggiornò al suo passaggio da Messina sant'Antonio di Padova.[4] La sua slanciata ed imponente architettura riecheggia forme nordiche.
Tra i patrocinatori Federico III di Sicilia, la nuora Elisabetta di Carinzia e il nipote Federico IV di Sicilia che vi costruì il convento. Lo stesso Federico IV, il 13 ottobre 1370 - mentre era in compagnia dell'arcivescovo Dionisio de Murcia - proprio all'uscita di una cerimonia tenutasi in questo tempio, subì un attentato.[9]
Come Cappella Reale, il tempio ospitò le tombe di Federico IV di Sicilia † 27 luglio 1377, di sua madre Elisabetta di Carinzia † 1352c.[10], dei duchi di Randazzo Guglielmo d'Aragona e Giovanni d'Aragona.[11] Anche Camiola Turinga, celebre donna messinese, fu sepolta in questa chiesa dove nel '500 il matematico Francesco Maurolico le rese visita.[12]
Negli ultimi decenni del XIX secolo sono stati eseguiti lavori di restauri diretti da Giuseppe Patricolo.
Documentazione dell'impianto rinascimentale:
Sepolcro, manufatto marmoreo a forma di altare del XVI secolo,[3] monumento funebre di Stefano Patti del 1587,[15] opera di Rinaldo Bonanno. Sulla parete è documentato il dipinto raffigurante la Madonna dell'Itria tra San Giuseppe e Santo Stefano,[15][16] opera di Alessandro Allori del 1590, oggi al Museo regionale di Messina.
Sepolcro,[23][24] manufatto marmoreo del XVI secolo, monumento funebre di Angelo Balsamo, barone di San Basilio, † 1507, ammiraglio, attribuito Antonello Freri.[11][25] Manufatto documentato in una cappella a sinistra della navata prossima all'ingresso, a sua volta addossato alla parete sul lato sinistro, circostanza avvalorata dalla mancata rifinitura dei fregi. Nel 1721, quando la chiesa fu trasformata perché sovraccaricata di decorazioni barocche, fu adattato accanto alla porta maggiore. Dopo il 1783 il manufatto fu riassemblato. Annerito dall'incendio del 1884, per volontà del principe Francesco Marullo di Castellaci, ultimo discendente per ramo materno dei Balsamo, fu restaurato e rimodulato. Sotto una grande elevazione con decori a cassettoni sorretta da colonne con grottesche in rilievo e arabeschi, è ritratto il milite abbigliato in assetto di guerra, orante in ginocchio con le mani giunte, dinanzi ad un leggio drappeggiato di stoffe, su cui sta aperto il libro delle preghiere, in prossimità un paggetto, dritto in piedi, con lo spadino levato, immobile, come in attesa del comando. Nel basamento è raffigurato il mito di Anfitrite e reca l'iscrizione: "CLARISSIMI ANGELI BALSAMI BARONIS DIVI BASILII IN HOC TVMVLO OSSA CONDVNTVR. QVI NONIS AVGVSTI DIEM CLAVSIT EXTREMVM. MDVII."
Dopo il sisma del 1908 l'opera frammentata fu ricomposta nel Museo regionale di Messina.
«D. O. M. - D. FRANCISCÆ LANCEA, ET CIBO, VXORI PRÆSTANTISSIMÆ, IN QVA VIRTVTVM OMNIVM SEGES IN IPSO ÆTATIS FLORE, AD MATVRITATEM PERVENIT, AMANTISSIMVS VIR D. IOANNES LANCEA, IN MVTVI, ÆTERNIQVE AMORIS SIGNIFICATIONEM, VRNAM HANC A VRO, GEMMISQ. DISTINCTAM, SED MERITIS LONGE IMPAREM IN HAC ÆDE FRANCISCANA CONSTITVIT - DECESSIT ANNO ÆTATIS SVÆ XV. M. D. CXVIII MENSE IVNII DIE XIX»
L'abside centrale - patrocinata dalla famiglia Bonfiglio, con diritto di sepoltura - ospitava uno splendido coro ligneo del 1512, probabilmente opera del palermitano Giovanni Gili, sulla mensa dell'altare maggiore un Crocifisso a tutto rilievo attribuito a Stefano Giordano[28] e ai suoi piedi una statua dell'Addolorata. Nell'area presbiterale è documentato il pregevole leggio in forma di pellicano della prima metà del Cinquecento, dono dell'arcivescovo Ottaviano Preconio,[24] custodito nel Museo regionale di Messina, e il sarcofago romano del III secolo recante scolpito a bassorilievo il Ratto di Proserpina,[3] manufatto riutilizzato come urna sepolcrale di Federico IV d'Aragona, re di Sicilia morto nel 1377, della madre regina Elisabetta di Carinzia, ((?) Guglielmo e Giovanni d'Aragona, duchi di Atene, duchi di Neopatria, marchesi di Randazzo).[29]
«FEDERICO ARAGONIO SICILIAEQVE REGI HVIVS NOMINIS TERTIO EIVSQVE MATRI ISABELLAE FILIISQVE GVGLIELMO ET IOHANNI RANDACIENCI DVCI PRINCIBVS BENEMERITISSIMIS IOHANNES DE VEGA PRO REX SEPVLCRVM EREXIT. AN. MDLIV.»
Tutti gli altari dell'impianto attuale presentano richiami neogotici.
1: Absidi, 2: Cappellone, 3: Crocifisso, 4: Monumento funebre Francesca Lanza Cybo, Museo regionale di Messina
Importanti opere d'arte si conservavano anche nella sagrestia:
e un gran numero di reliquie:
Le reliquie delle martiri legate a Sant'Orsola fanno riferimento a Santa Gerasina, regina di Sicilia e zia della martire. A Gerasina, sorella di Daria, quest'ultima madre di Orsola, si associano i figli Adriano, Aurea, Babila, Giuliana e Vittoria.[32] Proprio la testa di Santa Gerasina, custodita in questo tempio, fu una reliquia donata da Carlo V di Spagna al vescovo Ottaviano Preconio, confessore personale dell'imperatore.
Lapide di Andrea Cottone, barone di Bauso, con la seguente iscrizione sepolcrale.[33] "ANDREÆ COTTONIO BAVVSI BARONI, VIRTUDE MORIBVSQVE PRÆDITO, FILIO DILECTISSIMO NEAPOLI DEFVNCTO XVI KAL. SEPTEMBRIS MDLXI POST SEXTVM, ET TRIGESIMVM ÆTATIS ANNVM STEPHANVS PATER MÆSTISSIMVS."
Lapide di Giovanni, Nicolò, Giovanni Antonio Cottone, baroni di Bauso, con la seguente iscrizione sepolcrale. "DOMINVS BARONIBVS JOANNI, NICOLAO, JOANNI ANTONIO COTTONIBVS, DVLCISSIMIS FRATIBVS, VIRTVTIBVS INGENIO, OPTIMISQVE MORIBVS PRÆDITIS, MAJOR NATV OBIIT ÆTATIS SVE ANN. XXXII VLTIMI AVGVSTI MDL. MINOR VERO' ANN AGENS XXVI VLTIMVM MDLI. MÆSTISSIMVS PATER HVNC PIE' EREXIT TVMVLVM DIE X. JVNII. MDLI."
Verosimilmente durante i «Capitoli Generali» di Assisi (1279) e Parigi (1292) siano stati disposti l'erezione in ogni provincia dell'Ordine di studia in artibus. Pertanto negli ultimi anni del XIII secolo nei maggiori centri (le due capitali dell'isola) Messina e Palermo della «Provincia di Sicilia» furono istituite le prestigiose sedi di studio della grammatica, logica e filosofia del francescanesimo siciliano. E poi ancora le discipline in diritto canonico e teologia, dogmatica, etica, morale, greco, arabo, ebraico, armeno, caldeo, siriaco, aramaico. Tutti insegnamenti impartiti e cattedre ricoperte da eminenti personalità, in seguito estesi anche presso la locale università e gli istituti superiori di cultura classica.[34]
Interventi di Domenico Gagini, Giovan Battista e Giandomenico Mazzolo. E ancora di Cristoforo da Como, Andrea Mancino e Gabriele di Battista. Fu completato nel 1566 dopo svariati decenni di lavoro, ulteriori commissioni documentano un pozzo al centro.
La primitiva cappella di Sant'Antonio era stata edificata presso la cella da lui abitata e il pozzo del chiostro, in essa sono documentati un altare ligneo e un'edicola marmorea attribuita ad Antonello Gagini.[19] I frammenti della ricca cornice custoditi nel Museo regionale di Messina inquadravano un piccolo vano entro il quale era probabilmente collocato il veneratissimo simulacro ligneo della Madonna del Parto, eseguito nel 1511 circa, su commissione di Cassandra Bonfiglio, e sostituito in seguito a danneggiamento, da un dipinto di Mario Minniti. La ricca lunetta è menzionata da Gioacchino di Marzo e descritta da Carmelo La Farina in una lettera, datata 1 maggio 1834, indirizzata al canonico Giuseppe Alessi, erudito e collezionista ennese. L'ambiente fu affrescato da Giovanni Tuccari.
Sede del capitolo provinciale del 1443.
Presso il convento sono documentati i sodalizi della congregazione dell'Immacolata Concezione, della congregazione dei Flagellati sotto il titolo di «San Luigi» e della congregazione di Sant'Antonio di Padova.
Cappella Reale e istituzione conventuale capo della Provincia dei Francescani di Sicilia per privilegio dell'imperatore Carlo V.[36]
Luogo di culto adiacente al convento posseduto dai frati dell'Ordine fino al 1452,[23] anno in cui è ceduto ai rettori e confrati del sodalizio della corporazione dei bottai sotto il titolo di «San Girolamo».[38] Addossata alle absidi della costruzione principale, fu distrutta nell'incendio del 1884.
9 luglio 1452: la chiesa di Sant'Erasmo fu concessa ai rettori e confrati della confraternita dei bottai.
Chiesa innalzata dirimpetto la porta principale del convento.[23]
Ciclo di affreschi con tema episodi dell'Antico Testamento e Santi Messinesi, opera di Giovanni Tuccari.[23]
Ciclo di dipinti ad olio, opera di Giovanni Tuccari.[23]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.