Chiesa di San Biagio (Saludecio)
chiesa del comune italiano di Saludecio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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La chiesa di San Biagio, detta anche santuario del Beato Amato, è la parrocchiale di Saludecio, in provincia e diocesi di Rimini[1]; fa parte del vicariato della Valconca[2]. La chiesa conserva in un'urna di vetro le spoglie di Sant' Amato Ronconi.
Chiesa di San Biagio | |
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Stato | Italia |
Regione | Emilia-Romagna |
Località | Saludecio |
Indirizzo | piazza Beato Amato Ronconi ‒ Saludecio (RN) |
Coordinate | 43°52′21.99″N 12°40′06.37″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Titolare | san Biagio |
Diocesi | Rimini |
Architetto | Giuseppe Achilli |
Completamento | 1800 |
La prima citazione della pieve di Saludecio, attestata con il titolo di pieve di San Laudizio, risale al 1014[1]; nel 1144 papa Lucio II, con la sua bolla, stabilì che la pieve saludecese rientrasse entro i confini della diocesi di Rimini[1].
Nel 1786 un forte terremoto compromise definitivamente la struttura della chiesa, già immiserita, danneggiata e depredata dalle truppe napoleoniche e dagli anticlericali[1].
Così, don Antonio Fronzoni decise di edificare una nuova parrocchiale e affidò il progetto al cesenate Giuseppe Achilli per conservare le spoglie del beato Amato Ronconi, patrono di Saludecio[1][3]; la prima pietra della chiesa fu posta nel 1794 e i lavori vennero portati a compimento nel 1800[1].
La facciata della chiesa, che è a salienti, presenta nella parte centrale quattro paraste suddivise in due registri, il portale d'ingresso e da una finestra murata in cui è presente un bassorilievo avente come soggetto Beato Amato, mentre nelle porzioni laterali si aprono gli ingressi secondari e due finestre di forma semicircolare[1].
L'interno è caratterizzato dalla presenza di colonne, pilastri, paraste e lesene; al termine dell'aula si sviluppa il presbiterio, sopraelevato di tre gradini[1].
Opere di pregio qui conservate sono il dipinto ritraente la Processione del Santissimo Sacramento, eseguito da Guido Cagnacci nel 1628[4], la pala raffigurante i Santi Antonio Abate e Antonio da Padova, realizzata nel 1650 da Giovan Francesco Nagli, soprannominato Centino[4], la tela con soggetto la Decollazione del Battista, dipinta nel 1620 da Claudio Ridolfi detto il Veronese[4], e la tela di Sant'Antonio Abate, eseguita da Sante Braschi nel 1667[4].
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