Chiara Fancelli (Fiesole?, 1470 circa – Firenze, 21 maggio 1541) fu una donna italiana di origini fiorentine, meglio conosciuta per essere stata moglie e modella del pittore di Città della Pieve Perugino.
Biografia
Chiara Fancelli, la cui data di nascita e il luogo non sono noti con precisione, era la figlia dell'architetto Luca Fancelli.
Il 1º settembre 1493 a Fiesole sposò Perugino, con il quale ebbe cinque figli (tre maschi e due femmine)[1], portando a lui una dote di 500 fiorini d'oro.
Si stabilì a Firenze e il suo ritratto, viso rotondo, la bocca stretta e il mento che si assottigliava gradualmente divenne, dal 1494, l'effigie della Vergine nelle tavole del marito[2]. Ma la sua popolarità iconografica non si esaurì nell'arte del marito, poiché trasmettendosi anche ai suoi allievi, compreso il giovane Raffaello, finì per diventare, a cavallo tra Quattro e Cinquecento, una delle effigi più comuni per le Madonne e per altri personaggi femminili nell'arte del Rinascimento centro-italiano, sostituendosi all'ideale botticelliano di Simonetta Vespucci.
Il 6 ottobre 1524 scrisse a Isabella d'Este, marchesa di Mantova, per offrirle un dipinto del suo defunto marito, Marte e Venere sorpresi da Vulcano, ma la destinataria del gesto declinò l'offerta[3].
Morì a Firenze il 21 maggio 1541 e fu sepolta nel chiostro dei morti della basilica della Santissima Annunziata.
Note
Collegamenti esterni
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