Ceyhan (fiume)
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Il fiume Ceyhan (in turco Ceyhan Nehri o Jihun[1]) è uno dei più importanti fiumi della Turchia. Anticamente era conosciuto con il nome di Piramo (in latino Pyrămus, in greco antico Πύραμος).
Ceyhan | |
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Ponte romano sul Ceyhan a Mamistra | |
Stato | Turchia |
Regioni | Kahramanmaraş |
Lunghezza | 474 km |
Portata media | 230 m³/s |
Bacino idrografico | 21 200 km² |
Nasce | Monti Nurhak nell’Anti-Tauro 38°11′10.89″N 37°12′51.54″E |
Affluenti | Harman, Göksun, Magara gozu, Fırnız, Tekir, Körsulu, Aksu, Çakur, Susas e Çeperce. |
Sfocia | Mar Mediterraneo nel golfo di Alessandretta 36°33′54.59″N 35°33′34.55″E |
La sua lunghezza totale è di circa 509 km o 316 miglia.[2] Ha la sua fonte (nota come Söğütlü Dere) in un luogo chiamato Pınarbaşı sui Monti Nurhak nell'Anti-Tauro; passa a 3 miglia a sud est di Elbistan, nella provincia turca di Kahramanmaraş, dove viene alimentato dal Harman Deresi e da altri piccoli corsi d'acqua.
Attraversa l'omonima città, (103.800 ab. nel 2007),[3] per poi sfociare nel golfo di Alessandretta, di fronte alla città omonima, notevole porto fluviale e attivo centro commerciale, a 48 chilometri a sud-est di Adana e presso la cittadina di Karataş.
I suoi principali affluenti sono: Harman, Göksun, Magara gozu, Fırnız, Tekir, Körsulu, Aksu (che confluisce nel Ceyhan, alla periferia di Kahramanmaraş), Çakur, Susas e Çeperce. Alla foce parte delle sue acque confluiscono nella laguna di Akyayan.
Il bacino di utenza è di 21.200 km², il flusso medio di acqua è di circa 230 m³/s[4]
Trae il nome dal dio fluviale omonimo, protagonista di una diffusissima leggenda della mitologia greca, quella di Piramo e Tisbe.
L'attuale nome deriva dal termine arabo Jayhan, che fu applicato dai turchi sia al fiume che all'omonimo distretto.[5]
Stefano di Bisanzio scrisse che un tempo si chiamava Leucosiro (in latino Leucosyrus).[6]
Asitawanda (o Azitawandas), signore di Azatiwataya, fece costruire una cittadella fortificata, sulla collina di Karatepe, per dominare il fiume Piramo e controllare un'antica tratta carovaniera denominata Akyol (la via bianca).
Alla memoria di questo importante fiume è legato anche un oracolo riferito da Strabone:
«Verrà tempo che il Piramo,
dalla rapida e vasta corrente,
spingendo sempre più innanzi la spiaggia,
perverrà alla sacra Cipro.»
Storicamente il nome del Piramo si lega alla spedizione di Alessandro Magno;[7] così Stefano di Bisanzio e Pseudo Scilace[8]. Licofrone furono gli unici a fornire informazioni sull'antica città di Magarso (in greco Μεγαρσος, Mègarsus), l'odierna Karataş, posta sulla foce del fiume.[9]
Cicerone, si accampò sul fiume Piramo, e vi rimase da giugno a metà luglio del 50 a.C. pronto ad intervenire contro i Parti, che avevano invaso la Provincia di Siria.[10]
Il poeta greco Nonno di Panopoli (V secolo) parla di questo fiume nel VI libro dell sua opera Dionysiaca:
«E il Nilo, riversando dalle sette bocche la sua acqua feconda, si imbatte nel suo errare con Alfeo, sfortunato in amore; l’uno vuole insinuarsi nei solchi fertili, perché la sua sposa assetata goda dei suoi umidi baci, l’altro, vistosi deviare dal solito percorso marino, si lascia trasportare in preda all’angoscia; vedendo procedere insieme a loro l’amabile Piramo, l’Alfeo esclama: “Nilo, che farò se Aretusa scompare? Piramo, perché questa fretta? A chi hai lasciato la tua Tisbe? Felice l’Eufrate, ché non ha mai provato il pungolo degli Amori! Sento nello stesso momento gelosia e timore che il Cronide, trasformato in acqua, si corichi accanto alla mia amata Aretusa. Temo che la tua Tisbe diventi oggetto delle sue effusioni! Piramo, consolazione d’Alfeo, non ci sconvolge entrambi La pioggia di Zeus, quanto il dardo della dea nata dalla schiuma! Seguimi, mi guida la fiamma d’amore e mentre vo cercando Aretusa Di Siracusa, tu, Piramo, cerca le tracce della tua Tisbe.»
«E poi Tisbe, divenuta acqua con Piramo, entrambi coetanei E innamorati l'uno dell'altro…»