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famiglia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I Cavalli furono una famiglia veronese.
I Cavalli sono originari di Verona[1].
Alcuni autori trasmettono la leggenda che i Cavalli, anticamente chiamati Caballa, abbiano avuto origine nel Lazio e sostenuto in Roma cariche di questori, pretori e arti militari. Emigrati successivamente in Sassonia al tempo dell'occupazione di roma dai sassoni passarono successivamente al servizio dei signori di Milano e Verona.[2]
Un ramo entrò nel patriziato veneziano e del Maggior Consiglio nel 1381[1][3] nella persona di Jacopo Cavalli, in virtù dell'appoggio garantito da quest'ultimo alla Repubblica durante la guerra di Chioggia come valoroso condottiero: fu il primo capitano di ventura ad essere inserito nel Libro d'Oro della nobiltà veneta[4].
Suo nipote Giorgio, mentre era al servizio dell'imperatore Venceslao di Lussemburgo, interpose i suoi buoni uffici in favore di Giangaleazzo Visconti per farlo nominare duca di Milano e, come ricompensa, fu nominato conte di Santorso, di Schio, di Torre e di Pievebelvicino[5]. Dopo la dedizione di Vicenza alla Serenissima, rinunciò al comitato e si pose al servizio della Serenissima.
Nel 1407, i Cavalli furono ascritti anche al Consiglio nobile di Verona. Nel 1780, sotto il dogato di Paolo Renier, furono innalzati al rango comitale, titolo riconosciuto anche dal Senato veneziano[1].
Dopo la caduta della Serenissima, i Cavalli ottennero dal governo imperiale austriaco il riconoscimento della propria nobiltà (Sovrana Risoluzione del 10 ottobre 1819)[1].
Ultima vivente del ramo padovano fu la contessa Erminia Cavalli (Chiari 1904-1993) sposata con Giovanni Cavina Pratesi, il ramo bresciano risulta invece ancora fiorente.
Di rosso, al cavallo gaio inalberato.
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