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scrittore politico e storico italiano (1793-1866) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carlo Varese (Tortona, 13 gennaio 1793 – Rovezzano, 15 settembre 1866) è stato un medico, scrittore e storico italiano, deputato del Regno di Sardegna e del Regno d'Italia.
Carlo Varese | |
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Deputato del Regno di Sardegna | |
Legislatura | VI e VII legislatura del Regno di Sardegna |
Collegio | Serravalle Scrivia, Gavi |
Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | VIII e IX legislatura del Regno d'Italia |
Collegio | Novi Ligure |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in medicina e chirurgia |
Università | Università degli Studi di Torino |
Professione | medico chirurgo, scrittore, storico |
Dopo essersi laureato in medicina all'Università di Pavia, esercitò la professione prima a Voghera e poi, dal 1840, a Genova.[1] Nel 1859 fu eletto deputato[1] per la VI legislatura nella Camera del Regno di Sardegna e confermato nel 1860 per la legislatura successiva. Dopo l'unificazione del 1861, fu deputato della Camera del Regno d'Italia nella VIII e IX legislatura, ma morì, prima di completarla, a settantatré anni nel 1866.
Pur impegnato con la professione medica e l'attività politica, Varese coltivò la propria vocazione letteraria.[1] Le sue opere più importanti possono considerarsi i romanzi storici, scritti ispirandosi a Walter Scott, lo scrittore scozzese autore del celebre Ivanhoe.[1] I romanzi, creati con intenti patriottici, ricevettero una buona accoglienza presso il pubblico borghese dell'Italia pre-unitaria. Il più significativo tra questi fu Sibilla Odaleta (pubblicato a Milano nel 1827), al quale seguirono tra il 1829 e il 1840 I prigionieri di Pizzighettone, Folchetto Malaspina[2], Preziosa di Sanluri, Torriani e Visconti.
A queste opere di narrativa storica si aggiungono tre romanzi psicologici: La fidanzata ligure, Gerolimì, Il proscritto.[1]
Oltre che nella narrativa, Varese s'impegno anche in lavori di carattere più propriamente storiografico. La rilevanza di questi ultimi è alquanto modesta: in tal senso va annoverata una Storia della Repubblica di Genova, in 8 volumi (edita negli anni 1835-1838), alla quale lavorò per dieci anni,[1] criticata dai genovesi per i toni di eccessiva piaggeria verso la dinastia sabauda.[1]
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