Carlo Chenchi
architetto italiano (1740-1815) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Carlo Chenchi (1740 – Palermo, 1815) è stato un architetto italiano, attivo tra il XVIII e il XIX secolo in Sicilia.[1]
I suoi lavori raffigurano la transizione dal tardo barocco al neoclassico della cultura architettonica della Sicilia.[1]
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Studiò a Napoli presso l'Accademia di Belle Arti[2] e fece tirocinio per cinque anni presso lo studio dell'architetto Luigi Vanvitelli, che lo impiegò come assistente di cantiere nell'edificazione del ponte di Maddaloni (opera complementare dell'Acquedotto Carolino) e della Reggia di Caserta. Frequentò gli ambienti culturali dell'aristocrazia napoletana e divenne architetto camerale per la famiglia reale partenopea, grazie ai favori del primo ministro Giuseppe Beccadelli di Bologna marchese della Sambuca. In Campania fece esperienza dell'evoluzione architettonica dei siti reali borbonici,[1] conoscenza che sfrutterà anni dopo in Sicilia.
Raggiunse la Sicilia alla fine del 1779 ed ottenne una posizione di rilievo nell'ambiente professionale con la carica di "Architetto delle Antichità di Sicilia"[3] dai due maggiori esponenti della salvaguardia e conservazione dei beni storici dell'Isola, l'archeologo Gabriele Lancillotto Castelli (principe di Torremuzza regio custode per le Antichità del Val di Mazara[4]) e Ignazio Paternò Castello (principe di Biscari e regio custode per la Val Demone e Val di Noto). L'impiego fu subordinato alle lettere di presentazione che l'architetto fece pervenire a Castelli.[5]
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Avviò i primi interventi di restauro del castello di Maredolce a Palermo ed eseguì disegni e rilievi del patrimonio archeologico della città di Catania.
Su progetto di Ferdinando Fuga, insieme all'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia si occupò del restauro della volta e della cupola della cattedrale di Palermo, del portico meridionale e della riconfigurazione della parte absidale.[6]
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A Palermo eseguì rilievi con disegni delle catacombe di Porta d'Ossuna[7], sistemò piazza della Bocceria "Vucciria"[8], si occupò del restauro del palazzo della famiglia Branciforti, principi di Butera e del palazzo Sambuca (detto Torre Maniace) di proprietà del primo ministro Beccadelli.
Negli anni 1780, fece continui sopralluoghi nei siti archeologici delle antichità classiche della Sicilia. Concluse il primo consistente intervento di restauro del tempio di Segesta, ma nella sostituzione della seconda colonna da sinistra del prospetto orientale colpita da un fulmine si avvalse di adoperare materiale del luogo con diverso colore, facendo scoppiare un'accesa polemica. Lavorò per il restauro dei Templi della Concordia (1787) e di Giunone (1788) presso la valle dei templi di Agrigento.
A Mazzara del Vallo intervenne nel restauro della chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, costituita da un'unica navata con decorazioni in stucco di stile neoclassico. Nella facciata esterna spicca un portale monumentale con arco a tutto sesto adornato con fregi, cornici e angioletti.
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Nominato "Ingegnere dei Beni della Real Commenda della Magione"[1][9] di Palermo (di cui Felice Lioy era intende generale), otterrà diversi incarichi quali, riprogettare l'espansione dell'insediamento rurale del borgo della Filaga (frazione di Prizzi), che prenderà il nome di San Ferdinando Bon Riposo. Come pure stimare le terre ed il casino di Ballo (da ristrutturare) che re Ferdinando aveva comprato a Partinico dal marchese Francesco Paolo del Castillo in contrada di Ballo (insieme ad altre contrade acquistate negli anni successivi si costituirà il Real Podere[1]). Fu qui che, con regio decreto, tra il 1801 e il 1803 avrebbe realizzato la Real Cantina Borbonica per la manipolazione delle uve e custodia dei vini in botti di legno e tine in pietra.
La sua opera maggiore che lo vide progettista e direttore dei lavori fu la Real Casina di Caccia di Ficuzza[10] a Corleone, da adibire a residenza estiva e venatoria del sovrano. Il piano di lavoro si concluse con modifiche dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia nel 1807.
Incarichi
Architetto delle antichità di Sicilia
Ingegnere della gran Commenda della Magione di Palermo
Note
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