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sottospecie di animale della famiglia Canidae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il lupo siciliano (Canis lupus cristaldii Angelici & Rossi, 2018) era una sottospecie di lupo grigio endemico della Sicilia. Dal manto più chiaro rispetto al lupo appenninico e paragonabile per dimensioni all'odierno lupo arabo e all'estinto lupo giapponese, si estinse a causa della persecuzione umana negli anni venti del ventesimo secolo, sebbene esistano segnalazioni fino agli anni settanta. Fu riconosciuto come sottospecie distinta dal lupo grigio appenninico nel 2018, tramite esami morfologici dei pochi esemplari imbalsamati conosciuti e di un cranio, insieme a un'analisi del DNA mitocondriale dei reperti.
Lupo grigio siciliano | |
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Esemplare in cattività durante il tardo diciannovesimo secolo. La foto è l'unica esistente di un lupo siciliano vivo.[1] | |
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Famiglia | Canidae |
Sottofamiglia | Caninae |
Genere | Canis |
Specie | Canis lupus |
Sottospecie | C. l. cristaldii |
Nomenclatura trinomiale | |
Canis lupus cristaldii Angelici & Rossi, 2018 | |
Areale | |
Diffusione in Sicilia (1900). |
Il lupo siciliano era una sottospecie esile dagli arti brevi, caratterizzata da una pelliccia di color tenné chiaro. La striscia scura tipica degli avambracci del lupo appenninico era assente o poco definita. Gli esemplari adulti tassidermizzati conosciuti hanno una lunghezza media di 105.4 cm e una altezza media alla spalla di 54.6 cm.[1]
Viveva di norma da solo o in coppia nelle macchie delle valli montuose. Secondo Francesco Minà Palumbo, non scavava le proprie tane, e cacciava soprattutto di sera, tranne quando la fame lo spingeva a cacciare di giorno. In tale caso, si spingeva presso i centri abitati, sebbene temesse l'uomo. Palumbo lo descrisse inoltre come un animale poco astuto, ma feroce nel difendersi.[2]
L'areale del lupo siciliano comprendeva tutta l'isola, in particolare la zona di Palermo, i boschi attorno all'Etna, i Peloritani, i Nebrodi, le Madonie, i Monti Sicani, e Ficuzza. Era anche presente più a sud, nei Monti Erei e Iblei.[1]
Il lupo siciliano probabilmente colonizzò la Sicilia attraverso un ponte continentale formatosi 21.500-20.000 di anni fa. Il suo declino iniziò durante il tardo periodo normanno, quando si estinsero le sue prede ungulate.[1] Secondo Angelo De Gubernatis, le superstizioni sui lupi erano comuni nella Sicilia dell'Ottocento. Si credeva che la testa di un lupo aumentasse il coraggio di chi lo indossava, mentre nella provincia di Girgenti i bambini indossavano scarpe di pelle di lupo per crescere come adulti forti e battaglieri.[3]
Sempre nell'Ottocento, i lupi furono oggetto di caccia, con ricompense monetarie di 5 ducati per i maschi, 6 per le femmine, 8 per le femmine incinte e 3 per i cuccioli secondo l'articolo 26 del regio regolamento di caccia del 1826, una taglia che fu sospesa alla fine del secolo.[4] Il botanico Francesco Minà Palumbo scrisse inoltre di esemplari anomali con pellicce biancastre o quasi nere, orecchie pendenti, peli lanuginosi e code sfioccate, tratti che egli ipotizzò fossero il risultato d'ibridazione con i cani.[2]
Viene generalmente accettato che l'ultimo esemplare sia stato abbattuto nel 1924 presso Bellolampo, sebbene ci siano ulteriori segnalazioni fra il 1935 e il 1938, tutte nelle vicinanze di Palermo. Altri possibili avvistamenti si segnalarono nel periodo tra il 1960 e il 1970.[1]
Nel 2018 l'esame di un esemplare imbalsamato e il suo cranio (in seguito utilizzati come olotipo) custoditi nel Museo di Storia Naturale di Firenze e di altri tre esemplari (Museo di zoologia "Pietro Doderlein", Palermo, Museo regionale di Terrasini e Museo Civico Baldassare Romano, Termini Imerese) rivelò le peculiarità morfologiche del lupo siciliano, mentre un'analisi del DNA mitocondriale dimostrò che la sottospecie possedeva un aplotipo unico e diverso da quello del lupo appenninico[5].
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