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forte austro-ungarico del Trentino-Alto Adige Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La batteria Brusafer o anche nota come batteria Brusaferro è una fortificazione austro-ungarica che fa parte della Fortezza di Trento. Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano.
Batteria Brusafer Batteria Brusaferro Fortificazioni austriache al confine italiano | |
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Ingresso della batteria | |
Ubicazione | |
Stato | Austria-Ungheria |
Stato attuale | Italia |
Città | Trento, Trento |
Coordinate | 46°00′58.98″N 11°09′18.7″E |
Informazioni generali | |
Tipo | Fortezza |
Altezza | 741 m |
Costruzione | 1878-1880 |
Primo proprietario | Imperial regio Esercito |
Proprietario attuale | privato |
Informazioni militari | |
Utilizzatore | Impero austro-ungarico |
Armamento | 6 cannoni da 15 cm |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |
La fortificazione sorge a quota 741 metri s.l.m., lungo il pendio meridionale della Marzola, parte destra della Valsorda. Eretto tra il 1878 ed il 1880[1] su un progetto molto simile che prevedeva piante necessariamente speculari in modo da poter controllare, da versanti opposti, un vasto settore sia in direzione di Vigolo Vattaro che verso Trento.
Questa batteria e la sua gemella, batteria Doss Fornas (755 m) posta sulla sinistra orografica della valle, avevano il compito di impedire al nemico di entrare nel territorio di Trento passando per Vigolo Vattaro. L'importanza strategica di questa strada che mette in comunicazione Trento, la Valsugana e Lavarone, era nota ai militari austroungarici anche perché rappresentava una possibile via di penetrazione del nemico come dimostrato dall'episodio relativo all'incursione di soldati italiani, che il 25 luglio 1866, arrivarono fin nei pressi dell'abitato di Valsorda. Le due fortificazioni erano strettamente connessi con il Complesso fortificato di Mattarello.
A partire dall'angolo formato dalle due ali principali si protendeva verso valle una struttura quadrangolare detta caponiera che serviva per la difesa ravvicinata. I locali del forte erano destinati ad ospitare l'armamento leggero e pesante. Costruito su di un piano, in pietra calcarea, presentava una copertura superiore in calcestruzzo, ricoperto con terra-erba. La sua forma, di tipo circolare con diverse feritoie per fucili e per mitragliatrici, con una volta a botte. Ogni singolo forte, nella concezione bellica austriaca, doveva essere in grado di resistere da solo ad un eventuale attacco anche per molti giorni ed era quindi provvisto oltre che di munizioni e viveri, anche di centrali energetiche autonome, approvvigionamento d'acqua, cucine camerate e perfino locali mortuari come si può osservare ancora oggi visitando il forte Belvedere a Lavarone.
Dopo la Grande Guerra il forte passò al Demanio Militare, fino al 7 marzo 1929, quando fu dismesso mediante il Regio Decreto n. 1022.
Ad oggi il forte risulta trascurato, nonostante sia di proprietà privata.
All'inizio l'armamento previsto per questo forte era di 4 cannoni da 12 cm M61. Venne invece dotato di:[2]
Solo in epoca più recente i forti furono muniti di torretta girevole con cannone da 37 mm.
Oltre ai cannoni, il forte era predisposto per alloggiare diversi fucili e mitragliatrici dalle sue feritoie.[1]
Per raggiungere la batteria, dalla città di Trento esistono principalmente due possibilità:
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