Loading AI tools
matematico e astronomo italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Barnaba Oriani (Garegnano, 17 luglio 1752 – Milano, 12 novembre 1832) è stato un presbitero, matematico e astronomo italiano. Ebbe un ruolo importante per l'osservatorio astronomico di Brera con studi sulle orbite di Giove, di Saturno e anche di Urano, appena scoperto da William Herschel; si occupò anche della formazione di nuovi astronomi come Carlini, Plana, Mossotti e Frisiani.[2] Amico di Giuseppe Piazzi, studiò anche l'orbita di Cerere.
«Lui che primiero dell'intatto Urano / Co' numeri frenò la via segreta, / Orian degli astri indagator sovrano.»
Considerato il principale scienziato di Milano, nel 1796 ebbe inizialmente alcuni screzi con la nuova amministrazione francese, ma ottenne in seguito onorificenze e riconoscimenti.
Nacque «in poverissimo stato» a Garegnano (oggi quartiere periferico di Milano) da Giorgio Oriani, lavandaio, e Margherita Galli. Inizialmente destinato come muratore, fu in seguito accolto nella vicina Certosa dove ricevette una prima educazione; passò poi a Milano, presso le scuole Arcimbolde dei Barnabiti.[3][4] Fu ordinato sacerdote attorno al 1775, ma non risulta che appartenne a un particolare ordine religioso.[4]
Passò poi come allievo alle scuole di Brera dove ebbe come insegnante il matematico e astronomo Paolo Frisi; fallito un concorso come insegnante al Ginnasio di Como, entrò come alunno all'osservatorio di Brera.[5] Nel 1780 sempre a Brera divenne astronomo aggiunto, insieme agli astronomi ufficiali Angelo Cesaris e Francesco Reggio.[4]
Il bibliofilo Pietro Antonio Crevenna, mercante ad Amsterdam, desiderando assumere un bibliotecario italiano per il riordino della propria collezione, nel 1782 contattò Girolamo Tiraboschi; quest'ultimo si rivolse agli ex-gesuiti di Brera per poter indicare un nome a Crevenna. Alla fine del 1782 Oriani si propose per il lavoro, dato che riteneva che il governo non riconoscesse i suoi meriti per il lavoro presso l'osservatorio. Nonostante l'interessamento di vari altri studiosi milanesi per convincerlo a rimanere, Oriani appariva deciso ad accettare l'incarico e a trasferirsi ad Amsterdam. Tramite intervento governativo gli fu però riconosciuto il ruolo di professore di calcolo infinitesimale con raddoppio dello stipendio; Oriani rimase perciò a Brera.[6]
Continuando il proprio lavoro all'osservatorio, a partire dai primi mesi del 1783 osservò un'oscillazione del sole e delle stelle fisse che non riuscì a ricondurre a problemi strumentali. Solo in seguito poté ricollegare tale oscillazione al terremoto avvenuto in Calabria.[7]
«Finalmente non essendo credibile, che un tal movimento sia nel Sole stesso, convien dire, che la Terra si muova in senso contrario, e ci faccia comparire tremulo il Sole. E in fatti confrontando i giorni, ne’ quali osservai quelle oscillazioni nel Sole, con i giorni ne’ quali dalle pubbliche gazzette si annunziarono le scosse di tremuoto nella Calabria, e nella Sicilia, vidi che erano quasi sempre le une alle altre contemporanee. Onde bisogna dire, che ancora a Milano la terra sia in agitazione, ma in una maniera cosi insensibile, che solamente per mezzo dell'ingrandimento operato dal cannocchiale si possa distinguere.»
Si segnalò all'attenzione del panorama scientifico internazionale per aver stabilito, nel 1783 - pochi mesi dopo la scoperta da parte di William Herschel - che l'orbita di Urano non era aperta, e che quindi l'oggetto era un pianeta a tutti gli effetti. Nel 1789 affinò il lavoro includendo le perturbazioni di Giove e Saturno[9]. Studiò anche la teoria della rifrazione applicata alle osservazioni astronomiche. Seguendo la cometa del 1779 scoprì la galassia M61 [10], registrandola nelle sue note come priva di dettagli e simile ad una cometa il 5 maggio 1779, sei giorni prima di Messier.
Nel 1786 per ordine del principe di Kaunitz fu dato incarico a Oriani di raggiungere l'Inghilterra per la realizzazione di un quadrante murale di Ramsdem da otto piedi di raggio e per aggiornarsi sulle più recenti scoperte delle altre nazioni europee.[11][12] In un diario di viaggio annotò numerosi dettagli sugli incontri e sui paesi visitati tra maggio e ottobre di quell'anno.[13] Attraversata la Svizzera, raggiunse Strasburgo dove conobbe vari studiosi e visitò la tomba di Maurizio di Sassonia. A Bruxelles incontrò altri studiosi compreso l'astronomo barone von Zach; grazie a Ludovico Barbiano di Belgiojoso fu presentato ai reali dei Paesi Bassi austriaci.[14] Passò i mesi di luglio e di agosto in Inghilterra, visitando vari osservatori pubblici e privati e officine dove venivano realizzati strumenti astronomici. Conobbe Nevil Maskelyne e William Herschel e strinse amicizia con il conte Hans Moritz von Brühl, ambasciatore di Sassonia e appassionato di astronomia. Fu ospite a Blenheim Palace del duca di Marlborough.[15] Passò infine a Parigi dove incontrò Pierre Simon Laplace.[16]
Napoleone, entrato con le sue truppe nel 1796 a Milano, volle conoscerlo di persona [17].
Con la caduta del Regno d'Italia, culminata il 20 aprile 1814 a Milano con l'assassinio di Giuseppe Prina, si ebbe il ritorno dell'autorità austriaca. Oriani fu uno dei 20 senatori a sottoscrivere il 29 aprile una nota del presidente Antonio Veneri e del segretario Diego Guicciardi indirizzata al generale Sommariva, commissario imperiale, per descrivere la situazione e le decisioni del Senato consulente.[18]
Con il nuovo governo perse la pensione come senatore e quella assegnatagli da Napoleone per il vescovato di Vigevano,[19] ma sperava in nuove possibilità per l'Istituto di scienze, lettere ed arti.
«Fra pochi giorni avremo l'onore ed il contento di vedere in Milano S. M. l'Imperatore e Re, ed in tale occasione si spera che l'Istituto risorgerà a nuova vita.»
L'incontro con l'imperatore Francesco II fu però deludente, dato che il sovrano degnò appena di uno sguardo i tre astronomi in servizio a Brera e raccomandò loro le scienze morali e i buoni costumi.[21] L'Istituto di scienze, lettere ed arti, in mandanza di nuove nomine, andò progressivamente a spegnersi;[22] anche per l'osservatorio di Brera ci furono progressive riduzioni del personale.[23]
Nel 1817 Oriani, ormai ultrassessantenne, lasciò la direzione dell'osservatorio e fu collocato a riposo,[4] ottenendo però di mantenere alloggio a Brera «fino a tanto che non recherà disturbo agli astronomi».[21] Negli anni successivi continuò comunque a pubblicare articoli sulle «Effemeridi astronomiche». Amico e benefattore di Vincenzo Monti, collaborò anche alla sua opera di riforma del Vocabolario della Crusca con «un copioso catalogo di vocaboli ben definiti e appartenenti tutti alle scienze, massimamente alla matematica, colla correzione di molte pessime definizioni del vocabolario in cose di scienza».[24]
Morì a Milano il 12 novembre 1832 e fu sepolto nel cimitero della Mojazza, fuori Porta Comasina, poi demolito a fine dell'Ottocento.
«Upon the whole, if the union of practical with theoretical science be considered, we shall be justified in pronouncing him to have been, after Bessel, the most accomplished astronomer of the present age.»
«Nel complesso, considerando l'unione della pratica con la scienza teorica, saremmo giustificati nel dichiarare che sia stato, dopo Bessel, l'astronomo più abile dell'epoca attuale.»
Con il proprio testamento del 30 maggio 1832[26] stabilì per sé una cerimonia funebre «decorosa, ma non sontuosa». Stabilì anche come dividere le proprie sostanze, raccolte negli anni grazie al proprio lavoro. Compensò servitori, giardinieri e personale del palazzo di Brera; dispose un lascito per i poveri della parrocchia di San Marco e per i poveri di Garegnano; stabilì come destinare gli arredi delle sue proprietà. Lasciò 50 000 franchi «in attestato di stima» a Giovanni Plana; alla specola di Brera lire austriache 200 000 per pagare personale aggiuntivo per le osservazioni. Il restante della sua fortuna venne diviso in tre parti uguali tra il Seminario arcivescovile di Milano, la Biblioteca Ambrosiana e l'Orfanotrofio di San Pietro in Gessate.
Lasciò alcuni strumenti scientifici all'osservatorio di Brera, a Francesco Carlini e al marchese d'Adda. Altri strumenti e tutti i documenti furono destinati al professor Angelo Luigi Lotteri, invitandolo «a non pubblicare alcuna cosa, poiché quello che meritava la stampa è già pubblicato» e «ad abbruciare tutte le lettere dei viventi o morti che non trattano d'astronomia teorico-pratica». Lotteri non distrusse però la corrispondenza, che passò in seguito agli eredi e fu esaminata da Alberto Gabba, primo biografo di Oriani, e anche dallo storico Carlo Morbio.[27] Nel dicembre 1860, grazie a fondi governativi, l'osservatorio di Brera acquistò manoscritti, carte e documenti dagli eredi di Lotteri;[28][29] la corrispondenza tra Oriani e Piazzi fu pubblicata a stampa nel 1874 per ordine del Ministero della pubblica istruzione.[30]
Stemma | Descrizione | Blasonatura | |
Barnaba Oriani Conte del Regno |
Inquartato: al primo franco, di verde alla serpe d'argento attortigliata ad uno specchio d'oro: al secondo, d'argento con una mezza zona d'azzurro bordata d'argento posto in banda, e sparsa di stelle con una cometa crinata nel mezzo: al terzo, di rosso col quadrante astronomico d'oro: al quarto, di verde con due sbarre d'argento |
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.