Publio Nonio Asprenate (Calpurnio Serrano?) (in latino: Publius Nonius Asprenas (Calpurnius Serranus?); 3 circa – Roma, 24 gennaio 41) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano.
Publio Nonio Asprenate (Calpurnio Serrano?) | |
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Console dell'Impero romano | |
Nome originale | Publius Nonius Asprenas (Calpurnius Serranus?) |
Nascita | 3 circa |
Morte | 24 gennaio 41 Roma |
Figli | Publio Nonio Asprenate Cesio Cassiano |
Gens | Nonia |
Padre | Lucio Nonio Asprenate |
Madre | Calpurnia? |
Consolato | gennaio-giugno 38 (ordinario) |
Biografia
Origini familiari
Discendente della gens Nonia, famiglia del Piceno[1][2] salita alla ribalta negli anni del triumvirato e poi sotto Augusto[2], bisnonno di Publio fu Lucio Nonio Asprenate[3], proconsole cesariano d'Africa nel 46 a.C. posto al comando della città di Tapso[4], comandante della cavalleria cesariana, forse come legato, in Spagna nel 45 a.C.[5], e console suffetto nel 36 a.C.[6]
I legami formati da quest'ultimo furono davvero notevoli[3]. Da un lato, la figlia Nonia Polla[7] sposò Lucio Volusio Saturnino[8], ricco console suffetto del 12 a.C. e probabilmente cugino di Tiberio e Druso maggiore: loro figli furono il console suffetto del 3, Lucio Volusio Saturnino[8][9], e una figlia che, sposata con Marco Lollio[10] figlio dell'omonimo console ordinario del 21 a.C.[11], generò Lollia Paolina[12], terza moglie di Caligola, e Lollia Saturnina[13], moglie di Decimo Valerio Asiatico console suffetto nel 35 e ordinario per la seconda volta nel 46[14]. Dall'altro lato, il figlio Lucio Nonio Asprenate[15], nonno di Publio[3], sposò Quintilia[2], sorella dello sfortunato console del 13 a.C. (e marito della pronipote di Augusto Claudia Pulcra[16]) Publio Quintilio Varo[17] e della Quintilia che sposò il nipote di Augusto e console ordinario del 29 a.C. Sesto Appuleio[16]: i due ebbero come figli Lucio Nonio Asprenate[18], console suffetto del 6, e Sesto Nonio Quintiliano[19], console ordinario dell'8 che sposò la figlia del console del 32 a.C., Gaio Sosio[3], ed ebbe due figli, tra cui il console suffetto del 38 Sesto Nonio Quintiliano[20].
Più problematica è invece l'ascendenza diretta di Publio[21]: suo padre fu probabilmente il console del 6[21][22][23], ma è la madre ad essere oggetto di speculazioni. Tradizionalmente[1][2][3][18][24], la donna era ritenuta una Calpurnia, figlia di Lucio Calpurnio Pisone il Pontefice, console ordinario del 15 a.C. e grande amico di Tiberio, dalla quale, secondo un'iscrizione ben conservata[25], il console del 6 avrebbe avuto come figli il console suffetto del 29 Lucio Nonio Asprenate[24], Asprenate Calpurnio Serrano[26] (ritenuto identico a Publio[18][21][26]) e Asprenate Calpurnio Torquato[27]. Tuttavia, la recente scoperta del senatus consultum de Cn. Pisone patre[28], che menziona una Calpurnia prima ignota[29], ha portato gli editori dell'iscrizione Werner Eck, Antonio Caballos e Fernando Fernández[1] a ipotizzare che la donna fosse nipote di Gneo Calpurnio Pisone padre e figlia di Gneo (poi divenuto Lucio) Calpurnio Pisone, console ordinario del 27, e che avesse quindi sposato non il console del 6 - che avrebbe quindi avuto il console del 29 e Publio da una donna ignota -, ma il console del 29 stesso, che sarebbe quindi padre di Lucio Nonio Calpurnio Asprenate, console suffetto nel 71 o nel 72, Asprenate Calpurnio Serrano (distinto, quindi, da Publio) e Asprenate Calpurnio Torquato. La critica è ancora incerta sulla questione[30], ma l'ipotesi degli editori del senatus consultum di identificare in Calpurnia la nipote e non la figlia di Gneo Calpurnio Pisone padre non sembra aver incontrato l'approvazione diffusa degli studiosi[30].
Carriera
Della carriera di Publio non molto è noto. L'unico incarico attestato però lo vede al vertice dello stato romano: Publio fu infatti console ordinario per il primo semestre del 38 insieme a Marco Aquila Giuliano[31][32][33][34][35][36][37][38][39][40][41][42]: i due furono sostituiti a luglio dalla coppia di suffetti composta da Servio Asinio Celere e dal cugino di Publio Sesto Nonio Quintiliano[31][32]. Il consolato di Publio e Giuliano, designati già da Tiberio[41][43], vide la ripresa del princeps Caligola dalla gravissima malattia che lo aveva colpito nell'autunno precedente[44], l'inizio dell'eliminazione di personaggi non allineati come Tiberio Gemello, Marco Giunio Silano e forse già Quinto Nevio Cordo Sutorio Macrone[45][46], l'inizio di un allontanamento dall'aristocrazia senatoria[47] e la morte dell'amatissima sorella Drusilla il 10 giugno[31][48].
Morte
Secondo il racconto di Flavio Giuseppe, il giorno fatale del 24 gennaio del 41 era iniziato con un pessimo presagio tanto per Caligola quanto per Publio: durante un sacrificio in onore del divo Augusto sul Palatino, infatti, il sangue della vittima - un fenicottero[49] - finì sulla toga di Publio, causando l'ilarità di Caligola[50] che però fraintese il significato nefasto del presagio[51]. Mentre Caligola, durante gli spettacoli dell'ultimo giorno dei Ludi Palatini, era incerto se rimanere fino alla fine o uscire prima per farsi un bagno e poi ritornare, i congiurati, tra cui Flavio Giuseppe inserisce esplicitamente anche Publio[52][53], lo esortarono ad uscire subito, in modo da non perdere il momento propizio per eliminarlo[54][55]. Quando Caligola allora uscì dal teatro e deviò per una strada stretta e deserta (un criptoportico) diretta ai bagni del Palatium, i tribuni pretoriani Cassio Cherea e Cornelio Sabino, e un certo Aquila (forse lo stesso collega console di Publio[56][57][58]) lo pugnalarono a morte[59][60]. Al momento della fuga degli assassini, la guardia del corpo germanica di Caligola comprese subito che il loro padrone era morto e iniziò freneticamente a cercare i congiurati per vendicarsi[59][61]: la prima persona che incontrarono nel Palatium fu proprio Publio, che fu così massacrato, seguito poco dopo da Lucio Norbano Balbo (forse il console ordinario del 19[62][63]) e da un senatore di nome Anteio[64].
Legami familiari
Secondo la ricostruzione tradizionale dello stemma familiare dei Nonii[3], Publio avrebbe avuto da moglie ignota Publio Nonio Asprenate Cesio Cassiano[21][65], console suffetto attorno al 75, da cui poi sarebbe disceso il poco noto Publio Nonio Asprenate Cesiano[21][66]. Della stessa famiglia di Publio sembra poi essere un Publio Nonio Asprenate[21][67] citato più volte da Seneca il Vecchio[68] come declamatore di scarsa importanza, che corresse una sententia del retore greco Glicone Spiridione[69][70]: è stato anche proposto che questo declamatore fosse lo stesso Publio[21][67][71].
Note
Bibliografia
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