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vitigno Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Arvisionadu o Arvesiniadu è un rarissimo vitigno autoctono a bacca bianca della Sardegna. La sua diffusione in Sardegna è limitata a circa 20 ettari presenti soprattutto nella regione storica del Goceano, nei comuni di Benetutti e Bono [1].
Arvisionadu | |
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Dettagli | |
Sinonimi | Arvesiniadu, Avresiniadu, Arvisionadu, Arvusiniadu, Arvusiniagu, Uva Oschirese |
Paese di origine | Italia |
Colore | bianca |
Italia | |
Regioni di coltivazione | Sardegna |
IGT | Isola dei Nauraghi |
Ampelografia | |
Degustazione | |
http://catalogoviti.politicheagricole.it/result.php?codice=015 |
Il progetto di ricerca "AKINAS - Vitigni unici dalla biodiversità della Sardegna" lo definisce un "Unicum", termine utilizzato per definire quei vitigni per i quali non è stata trovata nessuna corrispondenza genetica[2][3].
Le prime citazioni del vitigno risalgono alla pubblicazione dello studioso sassarese Andrea Manca Dell'Arca (1780) che, descrivendo le varietà allora coltivate, lo chiama "Arvu siniagu, dai grani prolongati e rari"[4].
Il professor Sante Cettolini, direttore della Regia Scuola di Viticoltura e di Enologia di Cagliari da lui diretta dal 1899 al 1921, nel suo libro "Profili di enotecnia sarda: scritti vari" del 1886 lo cita col nome di "Arvusiniagu: Uva bianca. È ricordata anche dal Manca, quindi antica. Nel nuorese dicesi anche Arvusemidanu"[5].
Successivamente Alberto Cara, nel 1909 ne riporta la presenza nei territori di Ozieri (col nome di Alvu-signadu), Bono (Avresiniadu), e Sassari (Arvusiniagu)[6].
Nuove schede ampelografiche del vitigno sono pubblicate da Deidda (1964) e da Calò, Costacurta e Scienza (2001)[7].
Il vitigno viene poi citato nelle liste OIV (1996)[8] e da Galet (2000) ed è presente nella collezione nazionale italiana dei vitigni gestita dal CRA di Conegliano (TV)[9], in quella francese gestita dall’INRA presso Montpellier[10][11] e nelle collezioni regionali sarde gestite dall’Università di Sassari (Oristano) e dall’Agenzia Regionale AGRIS (Villasor).
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