Argegno
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Argegno (Argègn in dialetto comasco[N 1], AFI: /arˈdʒɛɲ/) è un comune italiano di 676 abitanti[1] della provincia di Como in Lombardia.
Argegno comune | |
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Vista da Castello sul centro | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Como |
Amministrazione | |
Sindaco | Francesco Dotti (lista civica Il ponte) dal 9-6-2024 |
Territorio | |
Coordinate | 45°56′36″N 9°07′42″E |
Altitudine | 210 m s.l.m. |
Superficie | 4,11 km² |
Abitanti | 676[1] (30-9-2022) |
Densità | 164,48 ab./km² |
Frazioni | Sant'Anna |
Comuni confinanti | Brienno, Colonno, Dizzasco, Lezzeno, Nesso, Pigra, Schignano |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 22010 |
Prefisso | 031 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 013011 |
Cod. catastale | A391 |
Targa | CO |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 368 GG[3] |
Nome abitanti | argegnini |
Patrono | Santissima Trinità |
Giorno festivo | prima domenica dopo la Pentecoste |
Cartografia | |
Localizzazione del comune di Argegno nella provincia di Como | |
Sito istituzionale | |
È situato sulla sponda occidentale del Lago di Como e dista dal capoluogo circa 18 km. Il paese sorge su un conoide alluvionale formato dall'ultimo tratto del fiume Telo, alla confluenza col lago. Nelle acque antistanti Argegno, verso sud, è presente il punto più profondo del bacino lacustre, -418 metri, la massima profondità dei laghi italiani. Il comune nasce inizialmente come borgo di pescatori, poi via via ingranditosi lungo le strade provinciali 15 e 13, tramite le quali si raggiungono rispettivamente Schignano ed il resto della Valle Intelvi. L'incrocio fra le strade che salgono verso la valle e la strada litoranea che prosegue lungo la riva fa di Argegno un'importante località anche turistica, tappa obbligata dei battelli della navigazione di linea. Da Argegno, attraverso una funivia, si raggiunge agevolmente in circa 5 minuti l'abitato di Pigra a 850 metri d'altitudine. È la funivia più ripida d'Italia, con una pendenza massima del 95%.
L'origine del toponimo è celtica. In celtico ar-genuos significa "bocca di fiume arabile"[4], evidentemente con riferimento al torrente Telo e al particolare ambiente sedimentario da esso generato.
Da Argegno, in epoca romana, passava la via Regina, strada romana che collegava il porto fluviale di Cremona (la moderna Cremona) con Clavenna (Chiavenna) passando da Mediolanum (Milano). Di epoca romana sono anche due lapidi rinvenute nella vicina Brienno e che parlano di un tale Publio Cesio Archigene, incaricato di erigere altari agli dei e il cui nome si suppone possa essere in qualche modo legato al nome di Argegno.[5][6]
Durante l'epoca delle lotte tra guelfi e ghibellini, Argegno fu una roccaforte guelfa[5]. Come riportato nelle cronache delle sanguinose dispute tra le due fazioni che interessarono anche il territorio lariano, dal 1270 Argegno ospitava infatti il castello di un tal Antonio Castello, seguace della famiglia guelfa dei Vittani nella guerra contro i ghibellini Rusconi. La costruzione era parte integrante di una linea difensiva in collegamento con i castelli di Sala Comacina, Lezzeno e Nesso[5]. Al periodo medievale risale anche la costruzione di un secondo castello, situato in centro paese. Si tratta della torre dei nobili Viscardi, parzialmente crollata nel 1876 e la cui parte inferiore fu col tempo adibita ad abitazione[5].
Negli "Statuti di Como" del 1335, "Arzegnio", che apparteneva alla pieve d'Intelvi, è citato tra i comuni ai quali spetta la manutenzione di un tratto della via Regina[7]. Il 18 dicembre 1648, il comune venne dato in feudo alla famiglia Gallio[7].
Nel 1757, una nuova compartimentazione territoriale del Ducato di Milano decretò all'appartenenza di Argegno alla pieve d'Isola[8].
Un decreto di riorganizzazione amministrativa del Regno d'Italia napoleonico datato 1807 sancì l'allargamento del territorio di Argegno ai comuni di Dizzasco ed uniti, Pigra e Schignano[9]. L'aggregazione fu tuttavia abrogata in seguito alla caduta di Napoleone e la conseguente ricostituzione dei comuni della Provincia di Como da parte degli austro-ungarici[10][11][12].
Durante i moti del 1848, la Chiesa di San Sisinnio di Argegno ospitò la sede del comitato provvisorio di insurrezione della Valle Intelvi[13].
Lo stemma e il gonfalone sono stati concessi con decreto del presidente della Repubblica del 9 gennaio 1971.[14]
«D'argento, al ponte di un solo arco di rosso, murato di nero, sostenente una torre di azzurro, merlata alla ghibellina. In punta un mare d'azzurro, ondato d'argento e, nel cantone sinistro del capo, una spiga di grano e un ramoscello di lino posti in decusse. Ornamenti esteriori da Comune.»
Il gonfalone è un drappo troncato di azzurro e di bianco.
La chiesa parrocchiale della Santissima Trinità[15] fu costruita nel primo trentennio del XX secolo in stile eclettico neoromanico-neogotico su progetto di Cesare Nava[16]. L'edificio, ad una sola navata[17], fu realizzato in sostituzione della vecchia chiesa parrocchiale cinquecentesca, allora situata in centro al paese ma a rischio di crollo[16][18]. La facciata a capanna, elemento tipico dell'arte romanica, presenta un rosone a vetri con figure di santi, chiaro riferimento all'arte gotica. Di chiara ispirazione romanica sono inoltre le decorazioni esterne ad archetti pensili e il protiro. La facciata presenta inoltre alcuni mosaici, raffiguranti: i Quattro evangelisti, Sant'Abbondio e Sant'Anna, nonché, in una lunetta, Gesù adolescente e tre pecore[17].
Internamente, un altro mosaico si trova nel catino absidale; si tratta di una raffigurazione della Santissima Trinità, realizzata nel settembre del 1972[17]. In origine, la parrocchiale fu adornata con gli arredi della vecchia chiesa[18], comprensivi di una grande tela Seicentesca della Natività (affissa alla parete destra), dell’organo Mascioni e di una statua della Madonna (situata ai lati dell'altare maggiore)[17]. Nel 1973 gli originari altari in marmo e legno furono sostituiti con strutture in granito levigato[17]. L'altare maggiore, il tabernacolo e I'ambone, opere dello scultore Gian Luigi Giudici di Valmorea, riportano, rispettivamente, i Dodici apostoli e i Quattro evangelisti, una scena della Cena di Emmaus, una rappresentazione di Gesù che predica da una barca[17]. Allo stesso autore si devono le opere situate ai piedi delle due statue della Madonna e di San Giuseppe con Gesù fanciullo collocate ai lati dell'altare. Si tratta da un lato di scene evocative dell'essere sposa, madre, educatrice e assistente dei bisognosi (situate sotto la statua di Maria) e, dall'altro lato, di scene di vita da contadino, muratore, falegname e pescatore, (collocate ai piedi della statua di Giuseppe)[17]. D'interesse sono anche due acquasantiere in granito ai piedi del palco ligneo dell'organo[17].
La chiesa di Sant'Anna, risalente al 1614[19], si trova sulla strada per Schignano.
Edificio ad unica navata con cappelle laterali e facciata a capanna preceduta da portico con colonne in granito[19], la chiesa fu eretta sulle fondamenta di una cappella dedicata alla beata Vergine di Gelpio, tutt'oggi venerata in un'edicola custodita nell'altare maggiore[20] realizzato in scagIiola policroma[21]. Un altare laterale conserva invece una statua di Sant'Anna[21].
La chiesa conserva affreschi Seicenteschi del pittore campionese Isidoro Bianchi, racchiusi entro decorazioni a stucco attribuite a Giovanni Battista Barberini[20]. Il ciclo pittorico raffigura una serie scene di vita della Madonna, culminanti nell'Assunzione in Cielo riportato nella volta centrale[20], e richiama altri affreschi eseguiti dallo stesso Bianchi in altre chiese. È il caso dell'Incoronazione della Vergine, simile a quella presente nel santuario della Caravina a Cressogno, così come degli Angeli osannanti al suono dell'organo riscontrabili anche a Campione, a Brenzio e alla stessa Caravina[20].
Sul campanile della chiesa è riportata la data del 1824[20].
Sulla strada per San Fedele Intelvi si trova la chiesa di San Sisinnio, completata tra secoli XVII e XVIII[5][22]. La chiesa, che fino al 1632 fu la matrice della vecchia chiesa della Santissima Trinità[5], è un edificio a navata unica con una sacrestia accostata sul lato destro e con cappelle laterali[22].
Dotata di campanile di origine romanica[13], la chiesa presenta un nartece barocco e una facciata decorati a trompe l'oeil[22]. La facciata, in particolare, riporta un affresco di San Sisinnio, opera dell'artista ponnese Bernardino Barelli (1762-1838)[13].
Ad altri artigiani della Valle Intelvi si devono, all'interno della chiesa, i paliotti degli altari, adornati da una scagliola policroma risalente ai secoli XVII e XVIII[13]. Degni di nota sono inoltre alcuni mobili settecenteschi intarsiati, un tabernacolo rinascimentale, i busti reliquiari lignei delle Sante Faustina e Liberata, oltre ad alcuni affreschi, stucchi e tele ad olio[13].
Affacciato sulla statale Regina di fronte ai pali da ormeggio situati a monte rispetto all'imbarcadero della navigazione laghi si trova l'edificio costruito sulla parte inferiore della vecchia torre dei Viscardi. La torre, crollata nel 1876, era provvista di feritoie e piccole finestre su tutti i lati ed era sormontata da una merlatura[23].
Proseguendo sulla Regina in direzione nord, dal ponte sul torrente Telo è possibile osservare un ponte romanico[24] a sesto acuto, oltre a caratteristiche case a strapiombo sulle rive, tra cui un'antica bottega di un fabbro con un maglio del 1772[25].
Il Vicolo Mulini ripercorre il tragitto della vecchia “Roggia Molinara”, un sistema di canalizzazione delle acque del Telo che, a partire dal XVII secolo, rappresentava la fonte di approvvigionamento energetico di una filanda e di un incannatoio (ora adibite ad abitazioni), nonché di quattro mulini che servivano a macinare il grano, il granturco e le castagne provenienti dalla Val d'Intelvi[25]. A testimonianza di ciò, il lato posteriore di quello che un tempo era il "mulino Toppi" (oggi panificio) riporta ancor'oggi la data del 1605[25]. Un altro mulino (oggi abitazione privata) si trovava all'angolo con via Garibaldi; nei pressi dell'edificio si può ancor'oggi vedere l'ampio androne ove un tempo gli animali da soma venivano parcheggiati in attesa di caricare il macinato[25]. Poco lontano è possibile osservare il mulino Spinelli[25].
Abitanti censiti[27]
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