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dipinto di Jean Auguste Dominique Ingres Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Apoteosi di Omero è un dipinto a olio su tela (386x515 cm) di Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1827 e conservato nel museo del Louvre di Parigi.
Apoteosi di Omero | |
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Autore | Jean-Auguste-Dominique Ingres |
Data | 1827 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 386×515 cm |
Ubicazione | museo del Louvre, Parigi |
Considerato uno dei manifesti del Neoclassicismo, l'Apoteosi di Omero raffigura il poeta greco Omero mentre siede su un trono rialzato da diversi gradini, davanti alla facciata di un tempio ionico esastilo, in procinto di essere incoronato dalla Vittoria alata con una ghirlanda d'alloro, il massimo riconoscimento che si può conferire a un poeta.[1]
Omero, come già accennato, è circondato da altri illustri poeti, che si accalcano tra di loro dando vita a una composizione che ricorda la Scuola di Atene di Raffaello: la schiera in alto è quella dei poeti antichi, mentre in basso troviamo i moderni. Virgilio e Dante Alighieri si trovano all'estrema sinistra dell'opera, con l'ultimo che porge ad Omero la sua Divina Commedia; nella composizione, oltre ai vari letterati citati nel paragrafo § Schema dei personaggi, troviamo anche Nicolas Poussin e Molière, entrambi colti nell'attimo in cui guardano lo spettatore e indicano Omero così da precisare il suo prestigio letterario. Due sono le eccezioni significative: la prima è Raffaello, autore del Parnaso e della Scuola di Atene (opere che sono servite da spunto per l'Apoteosi di Omero), raffigurato all'estrema sinistra mentre tiene per mano Apelle, e la seconda è Michelangelo, assorto in una cogitabonda riflessione.[1]
La figura di Omero in quest'opera è assimilata a quella di un dio onnipotente: la ieraticità divina del poeta greco è ribadita dalla decorazione frontonale del tempio retrostante (a lui dedicato), dove Omero è portato in volo da un'aquila, il rapace sacro a Zeus. Analogamente, una scritta in greco collocata al di sotto delle personificazioni dell'Iliade e dell'Odissea recita: «Se Omero è un dio, che lo si onori tra gli dei; se non è un dio, che sia considerato tale». Ingres compie insomma un'operazione di sacralizzazione del poeta, ribadita dalle offerte che ciascuno dei personaggi gli porge: Fidia, il protagonista dell'arte greca, gli offre lo scalpello e il mazzuolo, Dante come già accennato gli porge la Divina Commedia, mentre Alessandro Magno e Pindaro prestano ossequio esibendo rispettivamente una teca contenente gli scritti omerici e una lira. L'unico a non compiere azioni è Omero, con il volto impassibile e fisso avanti a sé; tale staticità che è sottolineata dal gioco dei raggi proiettivi che, convergendo presso lo sgabello dove il poeta poggia i piedi, descrivono uno spazio dove Omero è isolato dalle altre figure. [1]
Di seguito è riportato lo schema identificativo dei personaggi dell'Apoteosi di Omero:[2]
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