La prima notizia relativa al Pastura risale al dicembre del 1478, quando partecipò alla fondazione dell'Arte e università di San Luca dei pittori a Roma. È probabile che a quella data l'artista si trovasse nella città papale già da qualche tempo, anche se la sua prima attività romana è piuttosto incerta. Sicura è la sua partecipazione alla decorazione del Pinturicchio delle stanze del palazzo Borgia in Vaticano. In particolare, sono riferibili alla sua mano la Sala delle Arti Liberali e la Sala dei Mestieri.
A Viterbo ha realizzato il Presepio con i Santi Giovanni Battista e Bartolomeo (Viterbo, Museo Civico).
Fece poi ritorno a Orvieto, dove la sua presenza è documentata tra il 1497 e il 1499. Nel duomo completò il restauro, già in parte svolto dal Pinturicchio, degli affreschi eseguiti da Ugolino di Prete Ilario. Sempre nel duomo dipinse una Annunciazione, una Visitazione, una Presentazione al Tempio e una Fuga in Egitto.
Nel 1504 ritornò a Viterbo dove, probabilmente influenzato dall'opera di Luca Signorelli, dipinse San Terenziano, San Rocco e San Sebastiano, conservato nella chiesa di Santa Maria a Capranica.
Dopo la morte di Lorenzo da Viterbo, divenne il maggior esponente della pittura viterbese.
Eseguì l'affresco con i Santi Giovanni Battista, Girolamo e Lorenzo, affine per alcuni aspetti ad Antoniazzo Romano e per altri al Perugino, nel battistero di Santa Maria Nuova a Viterbo e l'edicola con la Madonna col Bambino nel cortile di Palazzo Chigi.
Altra importante opera del Pastura, eseguita tra 1508 e 1509 su commissione del Vitelleschi, è la decorazione del coro del duomo di Tarquinia (VT).
Italo Faldi[1] sottolinea come sia stata singolare la storia della fortuna critica di cui ha goduto il Pastura. Sconosciuto al Vasari, già poco dopo un secolo dalla sua morte si era persa ogni notizia di lui, anche nella sua città natale. Viceversa, in epoca moderna il Pastura ha beneficiato del rilancio del Perugino e del Pinturicchio operato dall'arte purista e prerafaellita dell'Ottocento, a tal punto da essere stato uno dei primi pittori italiani a godere di una monografia agli albori del ventesimo secolo, pubblicata nel 1901 dallo Steinmann[2].
Resurrezione, Pentecoste, Assunzione della Vergine, Angeli reggenti lo stemma di Papa Alessandro VI, Città del Vaticano, Appartamento Borgia (sala dei Misteri), come collaboratore del Pinturicchio
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