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militare e partigiano italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Antonio Fonda Savio (Trieste, 1895 – Trieste, 17 agosto 1973) è stato un militare, partigiano e imprenditore italiano. Ufficiale degli alpini, partigiano combattente, personalità della cultura della Venezia Giulia, Dalmata e Istriana.[1] A lui e ai suoi figli è stato intitolato un rifugio nel Gruppo dei Cadini di Misurina, il rifugio Fonda-Savio.[2]
Antonio Fonda Savio | |
---|---|
Nascita | Trieste, 1895 |
Morte | Trieste, 17 agosto 1973 |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Arma | Artiglieria |
Corpo | Alpini |
Grado | Colonnello di complemento |
Guerre | Prima guerra mondiale Seconda guerra mondiale |
Battaglie | Battaglia del solstizio |
Decorazioni | vedi qui |
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Nacque a Trieste nel 1895, e dopo essersi arruolato come ufficiale di complemento nel Regio Esercito all’atto dell’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, fu assegnato all'arma di artiglieria. Ottenne una promozione a capitano per merito di guerra nel 1917, dopo essere stato assegnato alla specialità bombardieri, fu decorato con una Medaglia d'argento al valor militare per azioni compiute nel corso della battaglia del solstizio nel giugno 1918.
Nel corso del 1919[3] sposò Letizia,[4] figlia dello scrittore Italo Svevo[N 1] e di Livia Veneziani, che gli diede tre figli, Paolo, nato nel 1920, Pietro, nato nel 1921, e Sergio, nato nel 1924. Amante dei libri frequentò per anni una libreria situata in via San Nicolò a Trieste.
I figli Paolo[N 2] e Pietro[N 3] caddero[4] durante la seconda guerra mondiale, quando in forza all’ARMIR parteciparono alla campagna di Russia dove furono fatti prigionieri nel marzo 1943, morendo di stenti qualche mese dopo.
Con il grado di tenente colonnello e comandante partigiano (col nome di battaglia Manfredi) del Corpo Volontari della Libertà[5] triestino, legato al CLNAI, guidò assieme ad Edoardo Marzari l'insurrezione cittadina di Trieste del 30 aprile 1945 contro gli occupanti tedeschi.[5] In quella occasione perse la vita anche il terzo figlio, Sergio,[N 4] colpito da una granata durante i combattimenti.[4]
Dopo il 1º maggio dello stesso anno, occupata la città dalle milizie comuniste jugoslave, si adoperò attivamente a rischio della propria incolumità in difesa dell'italianità di Trieste, contro le mire annessionistiche del vicino stato.[5]
Nel dopoguerra Fonda Savio fu per parecchi lustri presidente della Società Ginnastica Triestina e del Circolo della cultura e delle arti e poi vicepresidente della Telve e consigliere superiore della Banca d'Italia a Roma, nonché vicepresidente del Lloyd Triestino. Promosso colonnello[6] e divenuto Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, si spense a Trieste il 17 agosto 1973. Il 2 maggio 2006 gli fu conferita la Medaglia d'oro al merito civile alla memoria.
Gli è stato dedicato un ricreatorio comunale, quello di Opicina,[4] così come una piazza a Trieste.
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