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sacerdote, storico e bibliotecario italiano (1868-1939) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Antonio Cappelli (Grosseto, 22 ottobre 1868 – Grosseto, 28 luglio 1939) è stato un presbitero, storico e bibliotecario italiano.
Antonio Cappelli, nato a Grosseto il 22 ottobre 1868 e ordinato sacerdote nel 1895 a Roma, dove compì studi letterari, fu uno dei personaggi culturalmente più in vista della Grosseto del primo Novecento. Ebbe il titolo di monsignore.[1]
Nel 1900 Cappelli venne nominato canonico della cattedrale di Grosseto direttamente da re Umberto I, mentre nel 1902 entrò a fare parte del Consiglio di direzione della Biblioteca comunale Chelliana e del Museo civico archeologico, istituzione a cui donò opuscoli, collezioni e reperti archeologici. Negli anni venti fu insegnante al liceo classico "Carducci-Ricasoli", e nel 1923 assunse la carica di direttore della biblioteca, del museo civico e della pinacoteca che, per suo interessamento, vennero trasferiti nel palazzo dell'ex seminario Mensini in via Mazzini. Durante la direzione di Cappelli (1923-39), il patrimonio librario della Chelliana crebbe notevolmente; grazie ad acquisti e donazioni si raggiunse, infatti, una consistenza di circa 60 000 volumi.[1]
Nel 1924 fondò a Grosseto la "Società storica maremmana", prima istituzione di studi storici della città, del cui bollettino assunse inoltre la carica di direttore dal 1928.[1]
Studioso appassionato di archeologia, il canonico Cappelli fu nominato ispettore onorario dei Monumenti degli scavi ed oggetti di antichità e d'arte per il mandamento di Grosseto e Scansano (1931) ed è uno dei più entusiasti promotori per un allestimento di un museo diocesano. Contribuì alla realizzazione del museo con un notevole impegno personale e con la donazione della sua collezione di opere d'arte: la questione fu esaminata per la prima volta nell'adunanza del capitolo della cattedrale il 30 giugno 1928, ma solo tre anni dopo fu presentato un progetto per ricavare i locali del museo all'interno della sacrestia del duomo; il progetto, approvato nel 1932, prevedeva una spesa di circa 40 000 lire e il Cappelli dichiarò di essere disposto ad accollarsi parte delle spese. Il 9 agosto 1933, alla presenza del vescovo Paolo Galeazzi e dell'arcivescovo Gustavo Matteoni, Cappelli poté inaugurare il Museo d'arte sacra della diocesi di Grosseto.[1][2]
Il canonico, fra il 1924 e il 1936, fu anche direttore della rivista «Maremma», su cui comparirono molti suoi contributi di studio, fra cui Scarlino nella storia e nei rapporti col vescovo di Grosseto per la colonia israelita (1929), Le elezioni politiche nel collegio di Grosseto per la X legislatura e Francesco Domenico Guerrazzi (1930), nonché numerose recensioni.[1]
Gli studi storici di Antonio Cappelli spaziavano dall'archeologia all'architettura, e tentavano di scrivere e approfondire, spesso per la prima volta, aspetti legati alle vicende storiche di Grosseto e della Maremma. Collaborò agli «Annuari» del Regio liceo classico "Carducci-Ricasoli".[1]
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