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pittore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Antonio Ambrogio Alciati (Vercelli, 5 settembre 1878 – Milano, 7 marzo 1929) è stato un pittore italiano.
Dopo i primi studi all'Istituto di Belle Arti di Vercelli, nel 1887 si trasferisce a Milano dove frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera sotto Vespasiano Bignami e Cesare Tallone, succedendogli nel 1920 alla cattedra di figura.
Si affermò, soprattutto come ritrattista, rivelando influenze di Tranquillo Cremona per l'impasto dei colori e di Giovanni Boldini per la frivolezza e la vaporosità di alcune figure femminili (Galleria d'Arte Moderna di Milano e di Roma). Numerose sue opere restano in collezioni private come il suo ritratto di Javotte Bocconi Manca di Villahermosa realizzato nel 1917, oggi conservato presso l'Università Bocconi.[1]
Fu anche autore di affreschi nella villa Pirotta di Brunate (Como) e in alcune chiese lombarde.
Fra i suoi allievi più conosciuti si possono citare: Cristoforo De Amicis, Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Virginio Ghiringhelli, Umberto Lilloni, Gino Meloni, Giuseppe Novello, Adriano Spilimbergo, Guido Tallone, Gianfilippo Usellini[2], senza dimenticare Ezio Moioli.[3]
Fu iniziato in Massoneria il primo settembre 1914 nella Loggia Galileo Ferraris di Vercelli, appartenente al Grande Oriente d'Italia; divenne Maestro il 21 novembre 1922.[4]
Riposa al Rialzato AB di Ponente del Cimitero Monumentale di Milano, nella tomba 145.[5]
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