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politico italiano (1883-1950) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Angelo Abisso (Sciacca, 17 gennaio 1883 – Roma, 7 marzo 1950) è stato un avvocato, magistrato e politico italiano, deputato e senatore del Regno d'Italia.
Angelo Abisso | |
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Deputato del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 27 novembre 1913 – 21 gennaio 1929 |
Legislatura | XXIV, XXV, XXVI, XXVII |
Gruppo parlamentare | Rinnovamento, Democrazia Sociale |
Circoscrizione | XXIV: Sciacca XXV-XXVI: Girgenti XXVII: Sicilia |
Incarichi parlamentari | |
Segretario (1919-1921) | |
Sito istituzionale | |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 14 maggio 1929 – 25 giugno 1946 |
Legislatura | XXVIII, XXIX, XXX |
Tipo nomina | Categoria: 3 |
Incarichi parlamentari | |
Membro supplente della Commissione d'accusa dell'Alta Corte di giustizia (1934-39), Membro della Commissione degli affari interni e della giustizia (1939-1943) | |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Titolo di studio | laurea in giurisprudenza |
Professione | avvocato, magistrato |
Nato nel 1883 a Sciacca, comune della provincia di Agrigento (denominata all'epoca provincia di Girgenti), laureatosi in giurisprudenza all'Università di Napoli, Angelo Abisso fu prima avvocato penale e poi magistrato e funzionario ministeriale[1][2]. Nel 1913 fu eletto alla Camera dei deputati nella circoscrizione di Sciacca e Girgenti[3][1]. Al termine del primo conflitto mondiale organizzò in provincia di Agrigento le associazioni di ex combattenti e sostenne la loro lotta per la distribuzione delle terre dei latifondi.[1][4]
Proseguì la sua carriera politica con la conferma del mandato parlamentare nelle tre successive elezioni dal 1919 al 1924[1]. Nel 1929 fu nominato senatore del Regno[1].
Fautore di uno stato autoritario, Abisso intervenne in difesa della memoria di Crispi, energico Presidente del Consiglio negli ultimi anni dell'Ottocento[5] quando questi fu oggetto di critiche da parte dei deputati della sinistra[1]. Tale posizione ideologica ebbe modo di manifestarsi anche in relazione alla lotta contro la mafia in Sicilia. Abisso, a differenza di altri che ritenevano il fenomeno mafioso originato dalla particolare struttura economica siciliana, lo definì piuttosto un'espressione di "delinquenza volgare"[1] e appoggiò le misure contro la mafia del regime (quali l'intervento del prefetto Mori[6].
Nel secondo dopoguerra, con la caduta del regime, l'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo nel 1946 lo dichiarò decaduto, ma l'anno successivo una sentenza della Corte di cassazione annullò la precedente sanzione[1]. Abbandonata comunque la vita politica, Abisso trascorse gli ultimi anni patrocinando in Cassazione[1]. Morì a Roma, a sessantasette anni, nel 1950.
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