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giurista, teologo e arcivescovo cattolico italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ambrogio Caterino Politi o Ambrogio Caterino Puliti, al secolo Lancillotto Politi o Puliti (Siena, 1484 – Napoli, 8 novembre 1553) è stato un giurista, teologo e arcivescovo cattolico italiano, appartenente all'ordine domenicano.
Ambrogio Caterino Politi, O.P. arcivescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti |
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Nato | 1484 a Siena |
Ordinato presbitero | 1517 a Firenze |
Nominato vescovo | 27 agosto 1546 |
Consacrato vescovo | 21 dicembre 1546 |
Elevato arcivescovo | 3 giugno 1552 |
Deceduto | 8 novembre 1553 a Napoli |
Il giurista senese Lancillotto Puliti, fratello dell'altrettanto noto Giovambattista (ricordato quale emerito insegnante di medicina presso l'università di Siena e dotto matematico), fu avvocato concistoriale prima di entrare in quel convento di San Marco, a Firenze, che solo pochi anni prima era stato il quartier generale di Girolamo Savonarola e dove divenne frate domenicano nel 1517, assumendo il nome religioso di Ambrogio Catarino in segno di devozione nei confronti di due illustri domenicani suoi concittadini: il beato Ambrogio Sansedoni e santa Caterina da Siena. Sotto l'iniziale influsso delle opere del Savonarola, esordì come controversista e non fu immune da contrasti anche all'interno del proprio ordine. Dopo essere stato inviato in Francia, operò soprattutto a Napoli frequentando il circolo di artisti e intellettuali radunatosi intorno alla poetessa Vittoria Colonna a Ischia e tenendo rapporti con gli spirituali italiani.
Nel 1520 Politi pubblicò a Firenze l’Apologia pro veritate catholicæ et apostolicæ fldei ac doctrinæ, adversus impia ac pestifera Martini Lutheri dogmata, considerata la sua opera maggiore. L’Apologia del Politi incontrò l’approvazione dell’Aleandro e del cardinal Giulio de’ Medici e il plauso dello stesso papa Leone X che, secondo quanto si diceva, trascorreva diverse ore della sua giornata nella lettura di questo testo.[1] La fama dell’Apologia raggiunse presto la Germania e, grazie a Wenzeslaus Linck, l'opera fu consegnata a Lutero il quale ne diede immediata testimonianza in due lettere allo stesso Linck e a Spalatino.[2] La risposta del riformatore tedesco non si fece attendere. Lutero stese di getto la sua Responsio ad librum eximii magistri nostri, magistri Ambrosii Catharinii, defensoris Silvestri Prieratis, sancendo definitivamente il suo rifiuto di dialogo con il papato, bollato come emanazione diretta del potere diabolico, vera incarnazione dell’Anticristo.[3]
Nominato vescovo di Minori il 27 agosto 1546, nel 1552 Politi partecipò al Concilio di Trento e, il 3 giugno dello stesso anno, fu promosso arcivescovo di Conza. Il suo stemma episcopale è simile a quello dei nobili Caterini di Siena, composto questo di dieci monti posti in piramide con albero di palma in cima accostato da due rose rosse, mentre quello del vescovo Ambrogio Catarino possiede sei monti posti in piramide, con le iniziali A. C. e con il ramo di palma in cima,[4] simbolo del martirio di Santa Caterina d'Alessandria.
Morì di apoplessia, all'età di settant'anni, mentre stava per andare a Roma, chiamato da papa Giulio III che voleva promuoverlo al cardinalato. Il poeta Fausto Sabeo scrisse questi versi in sua lode: Sacrati hoc cineres tumulo: pia ossa quietem assiduos fluctus post maris huius habent. Cuius erant, cernes in caelo nomen astrum, si virtus rupto carcere in astra volat.
Autore assai prolifico di testi soprattutto teologici, polemizzò contro i luterani (Compendio d'errori, et inganni luterani, cit.) e contro il calvinista ex francescano Bernardino Ochino (Reprobatione de la dottrina di frate Bernardino Ochino, cit.), trattando problemi allora di particolare attualità come la predestinazione e la grazia (Trattato de la giustificatione de l'huomo nel conspetto di Dio, 1544; De certitudine inhærentis gratiæ. De prædestinatione Dei. De natura peccati originalis. De potentia liberi arbitrii in statu naturæ lapsæ. De desertione ac induratione Dei, 1551), l'immacolata concezione (Disputatio pro veritate immaculatæ conceptionis Beatæ Virginis Mariæ, 1532; Disputatio pro veritate Immaculatæ Conceptionis Beatissimæ Virginis et eius celebranda a cunctis fidelibus festivitate, 1552), il culto dei santi (De certa gloria, invocatione ac veneratione sanctorum, 1542), l'autorità della chiesa cattolica (Apologia pro veritate catholicæ & apostolicæ fidei ac doctrinæ. Adversus impia ac valde pestifera Martini Lutheri dogmata, 1520). Al suo libello l'Anticristo (1521) risponderà Lutero stesso con il pamphlet Passional Christi und Antichristi.
La genealogia episcopale è:
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