Alcidamante
filosofo e oratore greco antico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Alcidamante (in greco antico: Ἀλκιδάμας?, Alkidámas; Elea, V secolo a.C. – IV secolo a.C.) è stato un filosofo e oratore greco antico.
Biografia
È un sofista minore che rientra nella cosiddetta “seconda generazione sofistica”. Allievo di Gorgia, operò intorno alla metà del IV secolo a.C.; fu contemporaneo di Licofrone, col quale condivise certe posizioni ideologiche, e Isocrate, di cui fu avversario.
Pensiero politico
Egli rappresentava l'ala ultra-aristocratica di Atene; sulla scia di Antifonte, approfondisce il tema egualitario, riconoscendo che la distinzione tra uomo libero e schiavo sia solo una convenzione, in quanto ogni uomo è uguale in natura (all'epoca si discuteva se dovesse esistere o meno una coincidenza tra legge umana e legge naturale).
Col suo contributo intellettuale aprì la strada, assieme ad altri, all'abolizione della schiavitù, base della futura "Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo" e della filosofia giuridica occidentale.
Opere
Sotto il nome di Alcidamante sono tramandate due orazioni: la prima, Sui sofisti, è diretta contro Isocrate e sottolinea la superiorità, nell'arte oratoria, dell'improvvisazione rispetto alla preparazione di testi scritti; la seconda, Odisseo, vede Odisseo accusare Palamede di tradimento. Quest'ultima opera è generalmente considerata spuria.
Di altre sue opere restano solo frammenti e titoli:
- Messeniakòs lόgos ("Discorso su Messene"), nel quale viene reclamata la libertà dei Messeni e contiene il principio secondo il quale "tutto è libero per natura";
- Thanátou enkόmion ("Elogio della morte"), sulla diffusa sofferenza presente nel mondo umano;
- una Téchne, manuale di retorica;
- un Physikòs lόgos ("Discorso sulla natura").
Sembra inoltre che il suo Moúseion contenesse la struttura originaria dell'Agone di Omero ed Esiodo. Tale ipotesi, suggerita inizialmente da Nietzsche,[1] pare essere confermata dalla scoperta di due papiri, risalenti uno al III secolo a.C.[2] e l'altro al II o al III secolo d.C.[3]
Nella Retorica, Aristotele[4] critica lo stile di Alcidamante, giudicandolo troppo pomposo e eccessivamente infarcito di termini poetici e metafore inverosimili.
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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