Albedo (alchimia)

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Albedo (alchimia)

L'albedo, termine latino che significa bianchezza, è in alchimia una delle fasi della Grande Opera, successiva a quella della nigredo. Simboleggiata da un cigno bianco,[2] prende il nome di «Opera al Bianco», o alternativamente di ablutio, purificatio, mundificatio, fissatio: consiste infatti nella purificazione della massa informe scaturita dalla nigredo, lavandone le impurità per prepararla alla successiva rubedo. Nel linguaggio chimico corrisponde alla distillazione,[3] e sul piano metaforico alla liberazione dell'anima dai lacci della corporeità.[4]

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Cigni bianchi, simboli dell'albedo.[1]

Caratteristiche

Riepilogo
Prospettiva
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Venere del Botticelli, la cui nascita dalla bianca spuma è uno dei simboli della fase al bianco.[5]

L'albedo consente di tramutare il piombo in argento, intervenendo nella fase successiva al discioglimento della materia, ricomponendola in una sintesi superiore, secondo il motto alchemico solve et coagula.[6]

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La divina acqua mercuriale, dagli scritti alchemici di Baro Urbigerus del 1705
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Fonte dell'acqua mercuriale, dal Clavis Artis (1738) [7]

Rappresenta l'alba e la rinascita, simboleggiata talvolta da una donna o da una rosa bianca.[8] Viene assimilata anche all'elemento acqua per la sua valenza purificatrice, e per il fatto che scopo finale dell'albedo è la creazione di un fluido o di un liquido vitale dalle virtù rigeneratrici, affine al mercurio o all'argento vivo, conosciuto come l'elisir di lunga vita.

A livello macrocosmico il bianco dell'albedo è associabile alla Luna, immagine del candore e della femminilità,[6] e tra i metalli all'argento. Un altro pianeta tipicamente allusivo dell'albedo è Venere, anticamente detto «Lucifero», cioè portatore di luce, in quanto effonde il bianco della luce e della conoscenza in contrapposizione alle tenebre della nigredo, benché Cristo fosse il solo capace di coniugare tale conoscenza con la libertà, e venisse detto perciò «verus Lucifer».[9]

Nell'alchimia cristiana l'albedo consiste in particolare nella Resurrezione di Gesù dopo la Passione e il sacrificio sulla croce.[10] Altro episodio allegorico dell'albedo è il Battesimo nel Giordano, contraddistinto dalla discesa della bianca Colomba.

Venere, come l'anima, è inoltre archetipo dell'amore, della bellezza e della creatività, che funge da tramite fra la condizione oscura dell'ego e l'apertura alle dimensioni superiori dello spirito.[11]

L'alternanza del bianco col nero è presente spesso sul pavimento di ingresso nei templi massonici, lastricato di riquadri bianchi e neri come una scacchiera, a ricordare il dualismo di luce e tenebre, spirito e materia, potenze benefiche e malefiche.[12]

Nella Divina Commedia la fase dell'albedo corrisponde alla risalita attraverso il Purgatorio di Dante e Virgilio.[13] All'albedo gli alchimisti attribuivano l'umore flemmatico.[14]

Analogie con la psiche

Nell'ambito della psicologia analitica, Jung equipara l'albedo alla rivelazione dell'archetipo dell'anima negli uomini, e dell'animus nelle donne. Il soggetto, secondo Jung, dopo essere divenuto consapevole degli aspetti negativi della propria Ombra, ha imparato a non proiettarli più all'esterno, bensì a confrontarsi costruttivamente con essi, uscendo dall'identificazione inconscia con la psiche collettiva indifferenziata, e ripiegandosi coscientemente, tramite la riflessione, nel processo di individuazione di . L'albedo consiste in definitiva nella distillazione dell'Io dall'inconscio.[19]

Note

Voci correlate

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