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teologo e filosofo francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Alano di Lilla, in francese indicato come Alain de Lille o Alain de l'Isle e in latino Alanus ab Insulis (Lilla, 1125 circa – Cîteaux, 6 luglio 1202 circa), è stato un teologo, filosofo e letterato francese.
Beato Alano di Lilla | |
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Teologo e Filosofo | |
Nascita | Lilla, 1125 circa |
Morte | Abbazia di Cîteaux, 1202 |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 30 gennaio 6 luglio |
È tradizionalmente considerato un beato della Chiesa cattolica. Fu autore di diverse opere didascaliche di stampo platonico, di carattere dottrinale e letterario, tra cui l'Anticlaudianus e il De planctu naturae.
Nonostante sia ricordato tra i più grandi teologi del secolo XII[1], della sua vita si sa poco. Chiamato anche Alan de l'Isle, è spesso definito Doctor universalis per la vastità delle sue conoscenze. Si formò alla scuola di Chartres[2], dove forse entrò dopo una prima formazione nelle scholae dictaminis delle rive della Loira[3]. È considerato uno dei più importanti pensatori, insieme a Guglielmo di Conches, Bernardo di Chartres, Teodorico di Chartres e Gilberto Porretano[4]. Scritti di Giovanni di Salisbury, che fu forse suo compagno di studi a Chartres, lo indicano come allievo di Teodorico e Gilberto, oltre che di Pietro Abelardo[5]. Insegnò a Parigi almeno fino al 1165[6] dove, secondo la testimonianza di Enrico di Gand, fu Rettore dell’Università di Parigi[7] e dove probabilmente avviò la stesura dei primi libri[8], e a Montpellier, fatto per cui viene talvolta chiamato Alano di Montepessulano. Qui, partecipò alle missioni contro Valdesi e Catari. Partecipò inoltre al Concilio Lateranense del 1179, dove, secondo una leggenda, intervenne alla propaganda dell’Ordine contro gli eretici[9]. In vecchiaia entrò nell’Ordine cistercense e si ritirò nell'abbazia di Cîteaux.
Come teologo, Alano fu tra gli oppositori della scolastica della seconda metà del XII secolo, con una filosofia caratterizzata da razionalismo e misticismo, rivolti rispettivamente al mondo terreno e ultraterreno, come esemplificato dall’opera cosmologica De planctu naturae.
Per Alano l’immaginazione non può avere alcun ruolo nella costruzione della conoscenza (e dunque verso Dio). Si tratta di una posizione agli antipodi della maggior parte dei suoi contemporanei (tra cui il maestro Teodorico di Chartres) e che Alano condivide con un altro maestro, Gilberto Porretano[10].
Alano esprime dunque quello che si può chiamare “naturalismo cristiano” del secolo XII che lo accomuna a Bernardo Silvestre e alla tradizione della scuola di Chartres[11]. Inoltre, Alano è molto aperto alle suggestioni dei testi ermetici e pseudoermetici, alle nuove conoscenze scientifiche divulgate dalle prime traduzioni dei testi arabi e della teologia greco-bizantina affidata alla fortuna dei luminari di Cappadocia.
Sebbene Alano separi ontologicamente fede e ragione, la teologia è da lui organizzata secondo il modello della scienza matematica (Regulae de sacra theologia).
Il mondo di Alano è un mondo razionalmente organizzato anche secondo i modelli della filosofia. Nella Hierarchia, opera in cui si descrive la gerarchia universale, si distinguono tre dimensioni (considerando che i rapporti da superiore a inferiore nell’ordine dell’essere si traducono per Alano in termini di rapporti da uno a molteplice, da “medesimo” ad “altro”[12]):
Ecco che la scienza della natura è in Alano una serie di rapporti e rispondenze fra le cose, derivanti dalla filosofia neoplatonica, dalla tradizione ermetica e dall'alchimia; l'uomo, microcosmo naturale, ha in sé varie parti che corrispondono a tutte le parti del mondo: è composto di quattro umori, aria, acqua, fuoco e terra, come gli elementi naturali; il movimento della sua ragione, analogamente a quanto sostiene Platone nel Timeo, corrisponde al movimento del cielo delle stesse fisse e il movimento della sua sensibilità al moto planetario. Come in Platone, Alano individua tre facoltà: la prudenza, posta nella testa, corrisponde a Dio, il coraggio, nel cuore, corrisponde agli angeli e la sensualità, nelle reni, all'uomo stesso.
Anticipando una posizione moderna, Alano sostiene che la ragione, guidata dalla prudenza, possa scoprire la maggior parte delle verità sull'ordine fisico senza aiuto; ma per comprendere la verità religiosa e conoscere Dio, i saggi devono credere nella fede.
Quanto all'universo, Alano sostiene, secondo una teoria condivisa da altri neoplatonici, che esso sia infinito e che non abbia pertanto nessun centro determinato: in un certo senso, il centro sarebbe dovunque, in base all'osservatore. Si notano le somiglianze con le dottrine di Nicola da Cusa e perfino di Albert Einstein[13].
Alano è inoltre autore di numerose opere per la predicazione (tra cui la fortunata Ars Predicandi), ed è impegnato nella lotta contro le eresie e le altre religioni monoteiste. La sua principale opera in tal senso, il De fide catholica contra haereticos, testimonia il momento in cui, dopo secoli di ininterrotte conquiste, il cristianesimo sta per trovarsi di nuovo sulla difensiva e deve perciò assicurarsi della solidità delle proprie posizioni. Dall’urgenza di affrontare il nemico con maggior possibilità di successo, in questa e altre opere Alano si spinge fino ad intraprendere una revisione degli stessi metodi teologici[14].
Alano fu autore di diverse opere didascaliche in versi, o in prosa intercalata a versi, improntate a posizioni filosofiche di ascendenza platonica. Si distinguono, tradizionalmente, le opere di carattere teologico e le opere di carattere letterario.
La loro importanza sta anche nel fatto che Alano praticò un nuovo genere di allegorismo che ebbe notevole influenza sugli scrittori successivi, primo fra tutti Dante Alighieri[15].
Molto nota una citazione fatta da Umberto Eco ne Il nome della rosa:
«Mio buon Adso - disse il maestro - È tutto il viaggio che ti insegno a riconoscere le tracce con cui il mondo ci parla come un grande libro. Alano delle Isole diceva che
omnis mundi creatura
quasi liber et pictura
nobis est in speculum
e pensava alla inesausta riserva di simboli con cui Dio, attraverso le sue creature, ci parla della vita eterna. Ma l'universo è ancor più loquace di come pensava Alano e non solo parla delle cose ultime (nel qual caso lo fa sempre in modo oscuro) ma anche di quelle prossime, e in questo è chiarissimo.»
Non si hanno tracce d'una venerazione del suo sepolcro né d'altre manifestazioni di culto, ma egli è compreso nei martirologi cistercensi e benedettini al 30 gennaio e poi al 16 luglio.
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