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pianta del genere Citrus Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Con il termine agrumi si intendono le piante coltivate appartenenti al genere Citrus della sottofamiglia Aurantioideae (famiglia delle Rutaceae) e i loro frutti.
La sottofamiglia comprende specie definite e stabili, ma anche molte varietà e mutazioni naturali, nell'infiorescenza come pure nei frutti, per cui si trovano vari tipi di agrumi in varie parti del mondo. Oltre a ciò, sono stati sviluppati numerosissimi ibridi, alcuni dei quali con caratteristiche non durevoli, per cui si trovano sul mercato solo per tempi relativamente brevi.
La genealogia degli agrumi è stata sempre oggetto di studio. Il recente sequenziamento del genoma di alcune specie ha permesso di ricostruire i complessi rapporti di parentela, che hanno dato luogo, tramite ibridazione, a tutte le altre varietà.[1] È emerso che la quasi totalità degli agrumi sono il risultato di incroci di sole tre specie: il cedro, il mandarino e il pomelo.
Tutti i Citrus sono originari dell'India e dell'Estremo Oriente. Oggi gli agrumi crescono spontaneamente anche in Indonesia, Malaysia, Nuova Guinea e nelle Filippine. Le varie specie hanno raggiunto l'Europa in tempi diversi. Sembra che il primo sia stato il cedro, ben noto tra gli antichi Romani come pomo di Persia. È documentato che sempre costoro conoscevano già, nel I secolo, anche il limone e l'arancio amaro. La coltivazione dell'arancio dolce invece è stata introdotta dai portoghesi nel XVI secolo, mentre risale addirittura al XIX secolo l'acquisizione del mandarino.
Gli agrumi oggi sono largamente coltivati in tutti i continenti nelle zone temperate e subtropicali. Il primo produttore mondiale è la Cina, con oltre il 25% del mercato, seguita dal Brasile (15%), dagli USA e dall'India, entrambi con una quota intorno all'8% (dati FAO 2016). In Europa, dopo la Spagna, che detiene il 5% della produzione mondiale di agrumi, si colloca l'Italia, con una quota di circa il 2%, costituita prevalentemente da arance, limoni, mandarini, clementina, bergamotto, chinotto. Qui le superfici coltivate si concentrano nelle regioni meridionali: circa i due terzi della produzione nazionale avviene Sicilia e circa un quarto in Calabria mentre Campania, Puglia, Basilicata e Sardegna detengono le quote residuali.
Con poche eccezioni (esempio arancio trifogliato Citrus trifoliata) gli agrumi sono piante sempreverdi. Le foglie sono lanceolate o ellittiche, intere, coriacee, articolate sul picciolo. Sembrano foglie semplici, ma sono in realtà la foglia centrale di un antico insieme di tre foglioline che è andato perduto con lo sviluppo; solo il Poncirus conserva la forma originale a tre unità. Nelle piante da seme ci sono delle spine più o meno grandi accanto alle foglie, ma le piante che vengono coltivate nei frutteti di solito le perdono. Se però un agrume viene abbandonato e si inselvatichisce, torna a mettere le spine.
I fiori si chiamano zàgare e crescono in infiorescenze corimbose oppure solitari. La corolla a petali liberi racchiude moltissimi stami; il pistillo ha un ovario con almeno cinque logge ricche di ovuli. I fiori degli agrumi sono generalmente bianchi, sebbene alcune specie presentino boccioli variamente colorati, per cui alle volte i petali conservano lievi sfumature di colore all'attaccatura. I fiori di limone e di cedro hanno generalmente una sfumatura violacea. A seconda della specie, i fiori sono di grandezza variabile, e possono misurare da 1 a 5 cm di diametro. Sono tutti molto profumati.
Questi fiori di agrumi, sono bottinati dalle api, da cui si ottiene un buon miele monoflorale profumato per cui sono buone piante mellifere.
In botanica il frutto degli agrumi è chiamato esperidio. La forma varia da tondeggiante, a volte schiacciata ai poli, a un ovoide allungato e appuntito. La buccia è costituita da uno strato esterno rugoso, raramente liscio, colorato dal giallo all'arancione fino al rosso, e da uno strato interno bianco e spugnoso chiamato albedo che può essere più o meno spesso. Allo stato fresco, solitamente la buccia non si mangia con il frutto, ma è commestibile, per cui se ne fa largo uso in cucina (in tale uso usata sia l'intera buccia oppure la scorza). Oltre a ciò è di notevole importanza nello sfruttamento industriale degli agrumi. Il frutto sbucciato è costituito da spicchi avvolti ciascuno nella propria membrana a protezione di un insieme di particelle filiformi assai succose. I semi sono alloggiati all'interno degli spicchi e sono molto coriacei. Non essendo in alcun modo commestibili, si producono preferibilmente varietà di agrumi prive di semi.
Tutti gli agrumi sono ricchi di vitamine, innanzi tutto quelle dei gruppi C e P. Vengono consumati prevalentemente freschi oppure in preparati come marmellate, canditi, bevande. Sono molto importanti per l'estrazione di olii essenziali, pectine, acido citrico e altri derivati.
Le possibilità di ibridazione degli agrumi sono elevatissime. La maggior parte dei generi e praticamente tutte le specie conosciute sono infatti i risultati di fortunate ibridazioni che durante il passare del tempo hanno mantenuto le proprietà iniziali. Sono ibridi antichi tutti i citrus tranne il mandarino, il pomelo e il cedro. Particolare fortuna hanno avuto gli incroci tra mandarino e vari tipi di arancio, dal mandarancio alla clementina e al tangerino.
Tra gli incroci sul mercato si possono citare il mapo, il lipo, il lice, la pompìa, il limo, l'oroblanco, il tacle[2] e altri prodotti di notevole interesse ma di incerta possibilità di sviluppo costante.
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