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militare italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Adone Del Cima (Torre del Lago, 7 giugno 1898 – al largo dell'Asinara, 9 settembre 1943) è stato un militare e marinaio italiano, veterano della prima guerra mondiale, che fu il primo ed unico comandante della nave da battaglia Roma, nave ammiraglia della flotta italiana, colata a picco dagli aerei tedeschi al largo delle coste della Sardegna il 9 settembre 1943.
Adone Del Cima | |
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Il capitano di vascello Adone Del Cima | |
Nascita | Torre del Lago, 7 giugno 1898 |
Morte | al largo dell'Asinara, 9 settembre 1943 |
Cause della morte | Caduto in combattimento |
Luogo di sepoltura | disperso in mare |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regia Marina |
Anni di servizio | 1917-1943 |
Grado | capitano di vascello |
Guerre | Prima guerra mondiale Invasione dell'Albania Seconda guerra mondiale |
Comandante di |
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Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1] | |
voci di militari presenti su Wikipedia | |
Nacque a Torre del Lago il 7 giugno 1898, figlio di Pellegro e Paolina Ghilarducci, e si diplomò presso l'Istituto Nautico di Livorno.[1] Il 1º novembre 1917 si arruolò volontario come aspirante guardiamarina di complemento nel C.R.E.M.,[1] venendo assegnato dapprima alla corazzata Re Umberto e poi sull'incrociatore corazzato San Marco.[2] Nel 1919, per i meriti acquisiti in guerra, fu nominato guardiamarina in servizio permanente effettivo; ebbe il comando di dragamine destinati allo sminamento delle acque dell'Albania.[2] Sottotenente di vascello dal 2 maggio 1920.
Il 10 agosto 1923 fu promosso tenente di vascello ed assegnato in successione alle corazzate Conte di Cavour e Giulio Cesare, per poi ricevere il comando di una Squadriglia MAS di base a La Spezia.[2] Tra il 1929 ed il 1930 prestò servizio presso la difesa marittima di La Spezia, dopo di che fu trasferito a Roma, presso lo Stato Maggiore della Marina.[2] Il 1 aprile 1932 fu promosso capitano di corvetta e nominato dapprima comandante del cacciatorpediniere Fulmine e poi comandante in seconda della corazzata Conte di Cavour.[2] L’8 febbraio 1936 fu promosso capitano di fregata, ed ebbe il comando della VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, alzando la sua bandiera sul Folgore;[2] nell'aprile 1939 partecipò all'invasione dell'Albania, ricevendo la prima Croce di guerra al valor militare per l'efficace appoggio dato allo sbarco.[2]
Il 10 giugno 1940, all'entrata del Regno d'Italia nella seconda guerra mondiale, era comandante della XII Squadriglia Torpediniere, con bandiera sull'Altair; nei mesi successivi partecipò a varie missioni con la sua squadriglia, inclusa un'operazione di posa mine nelle acque di Malta che gli valse una seconda Croce di guerra al valor militare.[2] L’8 novembre 1940 fu promosso capitano di vascello e trasferito allo Stato Maggiore della Regia Marina.[2]
Nell'ottobre 1941 fu inviato a Trieste come capo dell'ufficio allestimento della nuova corazzata Roma,[3] della quale doveva divenire il comandante; la seguì in tutte le fasi dell'allestimento,[3] terminato il 14 giugno 1942[4] nel cantiere navale di Monfalcone, giorno nel quale ne assunse il comando.[2][3]
Il 9 settembre 1943, dopo l'annuncio della firma dell'armistizio di Cassibile,[N 1] la Roma lasciò La Spezia diretta a La Maddalena, insieme al resto della squadra da battaglia, avendone a bordo il comandante in capo, ammiraglio Carlo Bergamini.[2] Poche ore dopo, al largo dell'Asinara, la squadra fu attaccata da bombardieri tedeschi Dornier Do 217 che impiegarono le nuove bombe radiocomandate Ruhrstahl SD 1400; due di esse colpirono la Roma, che affondò dopo la violenta deflagrazione dei depositi munizioni prodieri.[2] Il comandante Del Cima e l'ammiraglio Bergamini affondarono con la nave, insieme ai due terzi dell'equipaggio.[2]
Del Comando in capo Forze navali da battaglia imbarcato sulla nave ammiraglia morirono 28 ufficiali su 28, 60 sottufficiali su 62 e 112 su 138 tra sottocapi e comuni. Dell'equipaggio della corazzata i morti fra gli ufficiali furono 57 su 87, fra i sottufficiali 171 su 217 e fra sottocapi e comuni 965 su 1489. In totale, su 2021 uomini a bordo vi furono 1393 tra morti e dispersi e 628 superstiti. Questi ultimi, molti dei quali feriti gravemente, furono recuperati dall'incrociatore leggero Attilio Regolo, dai cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere e Mitragliere e dalle torpediniere Pegaso, Impetuoso e Orsa.
Al comandante Adone Del Cima fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria,[2] ma la decorazione non fu mai consegnata ai parenti. Il 9 settembre 2005 nella sua città natale a 62 anni esatti dalla scomparsa la sua figura è stata ricordata in una cerimonia commemorativa che ha visto la lettura di un messaggio del Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi e che ha avuto come momento conclusivo la presentazione di un libro sulla vita del comandante e lo scoprimento di un cippo commemorativo.
A tre suoi discendenti è stato dato il suo nome: il nipote Adone Spadaccini, fondatore del Festival Puccini di Torre del Lago e Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per la diffusione della cultura, Adonella Spadaccini, figlia di Adone Spadaccini, e Adone Michelangelo Domenico Ranieri Mario Prunetti, nipote di Adone.
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