Zona mista
Schema tattico calcistico / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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La zona mista, spesso definita fuori della penisola italica come gioco all'italiana, è uno schema tattico usato nel calcio italiano principalmente dalla seconda metà degli anni 1970 alla prima metà degli anni 1990. L'introduzione di questo schema è stata attribuita a Gigi Radice e Giovanni Trapattoni, allora tecnici del Torino Calcio e della Juventus Football Club, rispettivamente.[1] Tale sistema di gioco raggiunse il massimo livello sportivo proprio con la Juve del Trap durante il suo primo periodo alla guida tecnica della squadra — con cui divenne la prima nella storia del calcio a centrare l'European Treble, ovvero vincere tutte e tre le competizioni UEFA stagionali, più la Coppa Intercontinentale nel 1985, diventando campione del mondo —,[2][3] assieme alla rappresentativa nazionale italiana di Enzo Bearzot — che tre anni prima vinse la Coppa del Mondo FIFA, per la prima volta dal 1938, e in cui ebbe un decisivo contributo il cosiddetto Blocco-Juve —,[4] contribuendo ad affermare entrambe le squadre tra le migliori nella storia della disciplina.[5][6][7]
Definito dal giornalista italiano Carlo F. Chiesa come «modulo misto» per fare uso di concetti inerenti a diverse disposizioni in campo,[8] e ritenuto l'evoluzione tattica del catenaccio,[9] il suo nome derivò dalla disponibilità di ogni giocatore ad applicare, sistematicamente e simultaneamente, la marcatura a zona, a cui vengono aggiunti il continuo attacco degli spazi, il gioco su entrambe le fasce e — seppur con diversa intensità — sia il fuorigioco che il pressing dall'area di rigore avversaria,[10] oltreché gli scambi di posizione tra gli interpreti caratteristici del calcio totale (introdotti in Italia dall'allora allenatore della Ternana, Corrado Viciani), assieme alla marcatura a uomo propria della scuola italiana, ancora maggiormente utilizzata,[11] a cui venne applicata in modo innovativo la difesa posizionale.[10] Così, un calciatore che cambia posizione viene sostituito nello spazio vuoto da un altro compagno, in modo che la squadra conservi la propria organizzazione di gioco. Nella zona mista l'efficacia e rapidità della transizione tra la fase difensiva e quella offensiva, onde mettere in difficoltà la retroguardia avversaria, riveste un ruolo più importante nell'economia della gara rispetto al mantenere un maggiore possesso palla.[12] Ogni elemento compie una funzione diversa, sicché il libero, il terzino fluidificante, l'ala tornante e la mezzala svolsero ruoli sia in difesa sia in attacco, mentre il regista (Michel Platini, Lothar Matthäus o Roberto Baggio) godeva della libertà per avvicinarsi all'area avversaria e segnare; tutto ciò ha reso la zona mista più versatile, più offensiva e con maggior fluidità di manovra rispetto al rigido atteggiamento tattico in voga nella penisola italica di quel periodo.[9][13]
Lo schema, uno dei primi a schierare quattro difensori pur essendo esteticamente più simile al futuro modulo 3-5-2 o a un 4-3-3 asimmetrico[14][15] — nonché con caratteristiche che sarebbero state potenziate, nel calcio internazionale della seconda metà degli anni 2000, dal 4-5-1 e dalla sua principale variante moderna, il 4-2-3-1[8] —, ha goduto di grande successo a livello nazionale, contribuendo notevolmente al progresso della scuola calcistica italiana,[1] e internazionale essendo stato replicato fuori d'Italia, seppur con alcune varianti, da allenatori quali il belga Guy Thys, l'austriaco Ernst Happel e l'argentino Carlos Bilardo. Con esso, il Torino vinse il campionato di Serie A 1975-76, il primo dopo il disastro aereo di Superga, mentre la Juventus giunse ai massimi livelli dando vita al più duraturo ciclo di vittorie nella storia del calcio italiano, con sei campionati e due coppe nazionali nei successivi dieci anni,[16] ed esteso in campo internazionale a partire dal 1977 con la vittoria in Coppa UEFA — senza ricorrere a calciatori stranieri, un risultato senza precedenti per una squadra italiana —;[17] in seguito, il club trionferà in Coppa delle Coppe, Coppa dei Campioni, Supercoppa UEFA e Coppa Intercontinentale divenendo il primo al mondo a vincere tutte le competizioni internazionali ufficiali possibili:[18] risultati sportivi che permisero alla Serie A di arrivare per la prima volta al vertice del ranking confederale nel 1986, una posizione che conserverà per le seguenti tre stagioni.[19]