Loading AI tools
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Villafranca d'Asti (Vilafranca d'Ast in piemontese) è un comune italiano fondato nel 1275,[4] situato in Piemonte, nel nord della provincia di Asti e avente una popolazione di 2964 abitanti[5]. Il paese, riconosciuto con questo toponimo nel 1863[4], confina con Baldichieri, Cantarana, Dusino San Michele, Maretto, Monale, Roatto, Tigliole e San Paolo Solbrito[4].
Villafranca d'Asti comune | |
---|---|
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Provincia | Asti |
Amministrazione | |
Sindaco | Anna Macchia (lista civica Dalla parte dei villafranchesi) dal 27-5-2019 |
Territorio | |
Abitanti | 2 964[1] (25-6-2023) |
Frazioni | Antoniassi, Borgovecchio, Case Bertona, Case Bruciate, Castella, Crocetta, Mondorosso, Montanello, Taverne, San Grato, Sant'Antonio, Valle Audana |
Comuni confinanti | Baldichieri d'Asti, Cantarana, Castellero, Dusino San Michele, Maretto, Monale, Roatto, San Paolo Solbrito, Tigliole |
Altre informazioni | |
Fuso orario | UTC+1 |
Cl. sismica | zona 4 (sismicità molto bassa)[2] |
Cl. climatica | zona E, 2 686 GG[3] |
Nome abitanti | villafranchesi |
Patrono | sant'Elena |
Giorno festivo | 18 agosto |
Cartografia | |
Mappa di localizzazione del comune di Villafranca d'Asti nella provincia di Asti | |
Sito istituzionale | |
Situato in una vallata a pochi chilometri di distanza dal comune di Asti, il territorio di Villafranca è attraversato dal Triversa, che sfocia nel fiume Tanaro[4]. In prossimità di esso, in epoca romana, sorse la Via Fulvia, una via di comunicazione che connetteva i maggiori centri abitativi del circondario; fu proprio lungo questa strada che, nell′undicesimo secolo, nacque il Contado di Serralonga o Comitato di Serralunga, il quale univa i villaggi di Musanzola, Musanzia, Montanero e Vulpilio[4].
Nonostante si trovasse a pochi chilometri di distanza da Asti, il Contado di Serralonga rimase indipendente fino al dodicesimo secolo, quando divenne poi proprietà della diocesi astigiana[4]. In seguito alla venuta in Italia da parte di Federico Barbarossa, il Comitato di Serralonga passò sotto la potestà imperiale dal 1180 fino al 1197, anno in cui il comune di Asti se ne appropriò[6].
Nel Duecento, Asti e i suoi podestà decisero di avviare un processo di costruzione di nuovi centri abitati nei territori limitrofi per poter inquadrare la popolazione locale; fu proprio grazie a questa operazione che, nel 1275, venne fondata Villafranca, la quale univa tutti i villaggi appartenenti al Comitato di Serralonga[4].
Villafranca nacque, dunque, alla fine del tredicesimo secolo e dipendeva politicamente dal capoluogo astigiano; nonostante questo, godeva di una parziale autonomia amministrativa[6]. Il neonato comune, infatti, era dotato di uno statuto autonomo e il suo podestà era eletto dalla popolazione locale, il cui voto era sottoposto al beneplacito del primo cittadino astigiano[4].
Tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento, nel contado astigiano, laddove era avvenuto il processo di riordino del territorio, le famiglie magnatizie di Asti iniziarono a comprare diverse proprietà terriere e diritti signorili che appartenevano alle vecchie famiglie aristocratiche locali. In questo modo, si ebbe una penetrazione dei nuovi signori all′interno dei neonati centri abitati: tra questi, ci fu anche Villafranca[4]. Grazie a questo fenomeno, nel quattordicesimo secolo, vennero costruiti i castelli allodiali di Cantarana e di Belotto, fatti edificare rispettivamente dalle famiglie Malabaila e Asinari[4].
Nel Quattrocento si concretizzò il processo di abbandono della sede originaria di Villafranca per via delle guerre tra Francia e Spagna[7]. Gran parte della popolazione, infatti, preoccupata dagli eventi bellici che si susseguivano e minacciavano la sicurezza degli abitanti, decise di trasferirsi dalla valle alla collina soprastante, chiamata Sant'Elena poiché, in questo sito, si ergeva una piccola chiesa dedicata alla santa[7].
Nel Cinquecento, la popolazione continuò a lasciare la sede dell′insediamento originario per trasferirsi sulla collina limitrofa, sulla quale venne costruito un ricetto, il quale sorgeva a fianco alla chiesetta di Sant′Elena[7].
Nel sedicesimo secolo, Villafranca entrò a far parte del regno di Emanuele Filiberto di Savoia nel 1559. Nonostante questo avvenimento, il comune mantenne una sua autonomia politica per tutto il secolo e ciò è da ricondurre a tre fattori. Il primo riguarda l′assetto legislativo originario del comune: il paese, infatti, era una distaccamento del distretto astigiano e manteneva la sua autonomia giudiziaria poiché la comunità eleggeva un proprio podestà[7]. Il secondo è da ricondurre ad un fenomeno che si verificò prevalentemente a Villafranca, ossia il radicamento delle famiglie podestarili[7]. Infine, l′assenza di una signoria feudale, capace di affermarsi politicamente e socialmente, contribuì a favorire la maggiore indipendenza villafranchese rispetto agli altri comuni del circondario[7].
Nel 1619, Villafranca venne infeudata a Carlo Cacherano di Bricherasio in seguito ai problemi economici del ducato di Carlo Emanuele I[8]. Questo avvenimento provocò lamentele e malcontento a Villafranca: la comunità villafranchese, infatti, continuò a contestare i diritti feudali e le tasse che doveva pagare al comune di Asti[8].
Malgrado l′infeudamento, il Seicento fu un secolo denso di avvenimenti per il comune. In questo periodo, infatti, venne fondata l′Opera Pia Sant′Elena, voluta da Giacomo Goria, vescovo di Vercelli e cittadino villafranchese[9]. La storia di questo ente benefico incominciò il 19 febbraio 1645, quando il consiglio comunale di Villafranca si riunì per accettare la donazione del vescovo di Vercelli e per eleggere due regolatori, i responsabili incaricati della gestione. Il patrimonio dell′ente risultò essere consistente sin da subito in quanto, oltre ai beni immobiliari, l′Opera Pia poteva disporre di duecentomila lire depositate al Banco di Sant′Ambrogio a Milano[10]. I primi cinquant′anni di amministrazione portarono al raggiungimento delle finalità proposte dal fondatore; tant′è che vennero completati i lavori per l′ultimazione della chiesa di Sant′Elena e nacque anche il primo nucleo di sacerdoti oblati[11].
A partire dal 1735, il comune villafranchese iniziò ad incrementare i suoi interessi economici grazie alla possibilità, concessagli dai Savoia, di riscuotere le tasse dei possedimenti terrieri delle famiglie nobili[12]. La crescita economica del paese, stimolata da queste concessioni, portò molte famiglie dei dintorni a trasferirsi a Villafranca, che conobbe un aumento demografico[12].
Nel diciottesimo secolo, invece, l'Opera Pia venne sottoposta a diverse indagini condotte dalle autorità statali ed ecclesiastiche. Tra il 1720 e il 1725, infatti, in seguito a delle inchieste fatte dalla diocesi di Asti, vennero ristabilite le norme riguardanti l′Opera Pia, affidando il ruolo di tesoriere agli oblati[13].
Questo cambiamento non pose fine ai brogli fiscali, i quali continuarono a verificarsi. Lo stato sabaudo, fiancheggiato dalle autorità ecclesiastiche, cercò di risolvere questo problema e, nel 1764, l′Opera Pia venne trasferita ad Asti[14]. Questa data segnò la storia dell′Opera Pia Sant′Elena siccome il vescovo, sfruttando la collaborazione di Carlo Emanuele III, trasferì l′amministrazione dell′ente da Villafranca all'attuale capoluogo della provincia astigiana[14].
Lo spostamento della sede dell′Opera Pia faceva parte di un piano che prevedeva anche il trasferimento degli oblati nel seminario astigiano e la nomina di quattro amministratori forestieri. Questa soluzione avrebbe garantito un maggior controllo non solo sui sacerdoti, accusati da anni di essere moralmente poco integri, ma anche sul patrimonio dell′ente. Quest′ultimo, infatti, avrebbe permesso la costruzione di nuovi edifici e avrebbe garantito la realizzazione di iniziative benefiche più consone alla diocesi astigiana[14].
Durante il corso dell'Ottocento, la classe dirigente villafranchese stimolò la costruzione di numerose opere pubbliche che stravolsero l′assetto originario del comune. L′attuale municipio, infatti, venne ultimato nel 1877, dopo che l′amministrazione comunale aveva deciso di abbandonare la sede seicentesca[15]. Tra il 1877 e il 1878, vennero anche ultimati i lavori per la realizzazione dell′attuale Piazza Marconi, la quale, da una parte, doveva fungere da punto di incontro per i cittadini; dall′altra, era funzionale alla sanificazione delle strade adiacenti[16].
L′Ottocento fu anche il secolo in cui Villafranca si riuscì a connettere con i centri limitrofi più importanti attraverso la costruzione di vie di comunicazione. Negli anni Quaranta del diciannovesimo secolo, infatti, venne costruita la linea ferroviaria Torino-Genova, la quale passava per Villafranca[17]. Il comune contribuì alla realizzazione dell′opera offrendo sia la manodopera necessaria, sia la concessione di terreni importanti per l′agricoltura[17].
Negli ultimi vent′anni dell′Ottocento vennero anche realizzate le strade Villafranca-Cocconato e Villafranca-Cantarana-Ferrere-San Damiano, il cui progetto di realizzazione implicò la formazione di un consorzio, il cui consiglio approvò il progetto in data 22 aprile 1884[18].
A differenza di quanto avvenne per il comune, l′Opera Pia Sant′Elena affrontò un secolo in cui vi furono diversi trasferimenti di sede e poche iniziative benefiche. Nel 1808, infatti, l'ente fondato da Giacomo Goria venne nuovamente trasferito a Villafranca da parte del governo francese[19]. Circa trent′anni dopo, nel 1836, una legge stabilì il ritorno della sede dell′ente ad Asti[19]. Dopo la nascita dello stato italiano, nel 1862, l′Opera venne spostata ancora nel suo luogo di origine[19], prima di essere soppressa totalmente nel 1866[19]; solamente l'anno successivo, l′avvocato Giusepppe Loggero riuscì a ricostituirla e stipulare un nuovo statuto che prevedeva la riduzione del numero dei sacerdoti oblati[19]. Da questo momento in poi, l'Opera Pia non fu soggetta ad ulteriori spostamenti di sede e continuò ad operare in favore della popolazione più povera villafranchese, sostenendola nell′ambito dell′istruzione e dell′assistenza sanitaria[19].
Lo scoppio della Prima guerra mondiale fu un evento che provocò una forte contrazione economica, determinando così un generale impoverimento della popolazione[20]. Tuttavia, non tutte le classi sociali vennero colpite allo stesso modo da questo fenomeno; la guerra, infatti, fece sì che lo stato intervenne pesantemente nell'economia del paese, fornendo aiuti economici ad aziende siderurgiche, metallurgiche e chimiche[21]. Quest′ultime e i loro proprietari trassero così un grande vantaggio dalla congiuntura bellica che si era venuta a creare durante il conflitto armato, crescendo in termini di fatturato e di dimensioni[21]. Per molte aree del paese, gli aiuti economici statali determinarono un′accelerazione del processo di industrializzazione e ciò si verificò anche nell′Astigiano, dove il fenomeno, però, rimase circoscritto al capoluogo[22]. Fu proprio durante la guerra che la Way-Assauto conobbe un significativo incremento degli stabilimenti e degli operai, passando dai 400 del periodo precedente alla guerra ai 4000 durante il conflitto[22].
A differenza di quanto avvenne nei centri urbani, la velocizzazione del processo d′industrializzazione non si verificò nelle campagne, determinando così l′accentuazione dell′arretratezza dei mezzi di produzione rispetto alle città[23]. Contemporaneamente a ciò, nelle zone rurali italiane, incluso anche l′Astigiano, gli effetti della guerra si manifestarono maggiormente: la disoccupazione e il rincaro dei beni di prima necessità furono due grandi problemi a cui le amministrazioni locali, compresa quella villafranchese, in seguito alle lamentele dei cittadini, cercarono di porre rimedio[23].
A causa di queste problematiche, a Villafranca si verificarono numerose proteste, testimoniate anche dalle varie delibere emanate dal consiglio comunale tra il 1915 e il 1918; il problema più complesso da fronteggiare, tuttavia, fu quello della disoccupazione, la quale, come documentato nella delibera comunale del 18 luglio 1915, imperversava nelle campagne del paese[24].
A sostegno dei cittadini villafranchesi disoccupati e bisognosi di aiuti economici accorse non solo il comune, ma anche l′Opera Pia Sant′Elena, la quale, durante la Prima guerra mondiale, si occupò prevalentemente di fornire materiale didattico, sussidi economici e assistenza scolastica ai ragazzi più poveri e meritevoli[25]. Non solo, in questo triennio l′ente benefico fondato da Giacomo Goria si occupò di distribuire farmaci a chi non aveva i mezzi per poterseli comprare[26].
In mancanza di un ceto operaio forte e organizzato, a differenza di quanto avvenne nel comune di Asti, Villafranca non venne colpita da una stagione di scioperi e di agitazioni. Nel comune villafranchese, infatti, i contadini e i piccoli proprietari terrieri non diedero origine a proteste e sollevazioni, nonostante il caroviveri e la crisi economica fossero ancora presenti sul territorio[23].
Durante la Prima guerra mondiale e il Biennio Rosso, il paese venne guidato da Augusto Barbero, sindaco di cui non si conosce la fede politica[27]. Il suo successore fu il geometra Nemorino Novara, appartenente al Partito Popolare Italiano, e amministratore del paese dal 1920 al 1923[27]. La vittoria di questo candidato permise a Villafranca di allinearsi a quanto stava accadendo nell′Astigiano, dove alle elezioni nazionali del 1919 e alle comunali dell′anno seguente si era affermato il partito formato da don Luigi Sturzo[28].
A differenza di quanto avvenne nel Torinese e nell'Alessandrino, dove gli atti dolosi degli squadristi furono duri e frequenti, l′Astigiano non venne toccato da questo fenomeno; le violenze delle squadre d′azione, infatti, furono sporadiche e compiute principalmente da fascisti delle sezioni di Alessandria e Casale Monferrato[29]. La ragione di questa eccezionalità astigiana rispetto alle altre zone del Piemonte è da ricondurre principalmente all′assenza di lotte di classe, le quali mancavano perché non vi era un ceto operaio e contadino organizzato[29].
Nonostante le iniziative di propaganda volute dalla sezione del PNF di Alessandria, nell′Astigiano, lo scarso operato delle squadre fasciste determinò l′indifferenza della popolazione nei confronti del fascismo, il quale stentò ad attecchire in questa zona almeno fino al 1924[30].
A Villafranca, il maggiore esponente fascista fu il commerciante Efisio Giudice, futuro podestà, il quale, dopo essersi trasferito in paese all'inizio del decennio, aderì alla causa fascista nel 1922, prendendo la tessera del partito fondato da Benito Mussolini e creando la sezione villafranchese del PNF[31]. Quest′ultima era composta da un numero esiguo di persone, le quali erano i maggiorenti della zona e la cui attenzione alla vita politica li portò a scoprire alcune irregolarità nell′amministrazione di Nemorino Novara[31].
Nell′aprile del 1923, infatti, la sezione locale del PNF inviò un verbale alla sottoprefettura di Asti, additando il sindaco di tre capi di accusa[32]. Il primo riguardava la conclusione a suo favore di una permuta di terreno del comune[33]. Ciò che accadde fu uno scambio tra il paese e Nemorino Novara che, secondo i fascisti locali, fu favorito da questa trattativa, in quanto il suo appezzamento di terra era molto meno redditizio rispetto a quello del comune[33].
La seconda accusa, invece, era quella di conflitto di interessi: l′ufficio catastale, infatti, doveva essere gestito da un segretario comunale regolarmente nominato dalla giunta municipale per l′esercizio dei suoi doveri[33]. A detta dei fascisti, però, l′ufficio era amministrato da uno dei figli del sindaco, il quale, senza alcun permesso accordato dall′amministrazione, disimpegnava le sue funzioni traendone compensi economici[33].
L′ultimo capo di accusa riguardava la costruzione di un acquedotto privato[33]. Quest′ultimo, infatti, era stato costruito senza progetto e senza alcuna approvazione delle autorità superiori. Inoltre, le sue tubazioni passavano attraverso vie e piazze comunali portando l′acqua nelle case dei parenti del sindaco e dei suoi consiglieri[33].
La sottoprefettura di Asti, in seguito a quanto successo, decise di inviare sul posto un proprio dipendente, il quale accertò le accuse[33]. La loro conferma da parte delle autorità statali incentivò la sezione locale del PNF a esortare il sindaco e i suoi consiglieri a dimettersi. Le dimissioni vennero rassegnate nell'agosto del 1923 e venne chiamato ad amministrare il paese un commissario prefettizio[34], il quale guidò Villafranca fino al maggio del 1924, anno in cui si tennero le elezioni amministrative vinte dai fascisti[35]. Il 20 maggio 1924, divenne sindaco del paese Efisio Giudice, il quale ricopriva anche la carica di consigliere provinciale e segretario della sezione locale del PNF[35].
In seguito alla legge n. 237 del 4 febbraio 1926 voluta dal Regime[36], il primo cittadino venne sostituito da Carlo Morano, nuovo podestà del paese nominato dalla prefettura di Alessandria[37]. Nonostante il gradimento nei suoi confronti da parte del prefetto e del sottoprefetto di Asti, la sua amministrazione durò solamente fino al luglio del 1927. Il mancato appoggio da parte del fascio locale e le continue divergenze con il suo segretario incisero sulle dimissioni di Morano, il quale venne successivamente sostituito da Efisio Giudice[37].
Quest′ultimo si trovò ad amministrare un paese in grave crisi economica[38] e dovette fronteggiare anche il mancato gradimento nei suoi confronti da parte dei cittadini, i quali inviarono una relazione alla sezione provinciale del PNF[38]. Al suo interno era presente una richiesta per aprire un′inchiesta sull'operato del podestà, il quale venne accusato di aver espulso arbitrariamente dalla sezione locale del fascio alcuni villafranchesi ritenuti sostenitori di Carlo Morano[38]. Successivamente a questa segnalazione, le indagini confermarono questo capo di accusa ed Efisio Giudice venne sollevato dalla carica di segretario della sezione locale del PNF; al suo posto venne nominato un funzionario, il quale riammise tutti coloro che erano stati espulsi[39]. Le indagini, inoltre, dimostrarono anche che il podestà era venuto meno alla risoluzione del problema della sistemazione dei conti del paese, che continuava ad essere in difficoltà economiche. Queste due motivazioni incentivarono le autorità provinciali a sostituire Efiso Giudice con Guido Novara nel novembre 1929, dopo che vi fu una fase in cui il comune venne commissariato[40].
Il 19 novembre 1929 assunse l′incarico di podestà Guido Novara[40], il quale amministrò il paese fino al 1934[41]. In questi anni, Villafranca conobbe un processo di rinnovamento urbanistico, finanziato dalle risorse economiche del comune e dell′Opera Pia Sant′Elena. Tra il 1930 e il 1932, infatti, vennero costruiti il nuovo asilo[42], il piazzale adiacente alla parrocchia di Sant′Elena[42] e vennero ristrutturate anche le scuole[42].
Durante l'amministrazione di Guido Novara, il paese dimostrò di essere anche molto attento alle iniziative volute dalle autorità fasciste, contribuendo economicamente all′erezione di statue e targhe nella provincia[43]. Nonostante ciò, il Ministero degli Interni esortò il prefetto di Alessandria a sostituire il podestà di Villafranca, dal momento che non si era impegnato a costruirsi una famiglia e ad avere dei figli[41]. In virtù del fatto che lo stato sociale di Guido Novara non corrispondeva ai dettami del Regime, il podestà villafranchese rassegnò le dimissioni nell′estate del 1934[41].
A sostituirlo venne chiamato Giuseppe Virano[44], il quale si trovò a dover fronteggiare un problema che aveva catturato l′attenzione delle autorità fasciste. Il paese, infatti, stava attraversando una fase di decrescita demografica, che stava colpendo anche la neonata provincia di Asti[45]. Grazie ai contributi economici elargiti dalle autorità superiori, il comune cercò di rimediare a questo problema attraverso il conferimento di premi di natalità e nuzialità[46]. Questi ultimi vennero offerti da Villafranca fino al 1939, quando il podestà era diventato Francesco Argenta, il quale aveva sostituito Giuseppe Virano nel 1937, in seguito alle sue dimissioni[46].
Argenta era un′industriale astigiano, il quale amministrò il paese dal 1937 al 1940[47]. In questo arco di tempo, a Villafranca venne cambiata l'odonomastica di alcune vie, le quali assunsero i nomi di eventi chiave della rivoluzione fascista[46]. Inoltre, il 13 maggio del 1939, il comune e i suoi edifici vennero addobbati adeguatamente per omaggiare il Duce, il quale sarebbe transitato tramite treno fino ad Asti, dove si sarebbe poi fermato per fare una visita[48].
Dal momento che Argenta era un cittadino astigiano e poteva essere scarsamente presente in ufficio, nell′anno in cui scoppiò il secondo conflitto mondiale rassegnò le dimissioni e il suo incarico venne assunto da Giuseppe Gai, il quale era anche a capo della sezione locale del fascio[49].
L'8 gennaio del 1941 divenne podestà Giuseppe Gai[49] e il suo operato è da ricordare per aver portato a termine il progetto di costruzione di scuole nelle frazioni villafranchesi[50].
L′ armistizio dell′8 settembre 1943 fu uno spartiacque per la nazione e anche per l′Astigiano, nel quale si iniziarono a sviluppare le prime formazioni partigiane[51]. Anche se in maniera tardiva rispetto ad altre zone d'Italia, i gruppi di resistenti divennero un′organizzazione strutturata e radicata sul territorio solamente nell′estate del 1944[51]. La loro forza e consistenza era tale che riuscirono sia a fronteggiare la controffensiva nazi-fascista del 1944, sia a controllare ampie zone dell′Astigiano[51]:tra queste, vi era anche Villafranca. Quest′ultima non era la sede operativa di brigate partigiane, le quali, tuttavia, si resero responsabili di atti di sabotaggio e offensive contro obbiettivi nazi-fascisti nel paese[51].
I fatti più eclatanti verificatisi nell'area villafranchese furono due: il primo fu il bombardamento aereo degli Alleati del 23 luglio 1944, accompagnato anche da un'offensiva partigiana, la quale provocò la morte di cinque soldati repubblicani[52]. Il secondo, invece, fu l′uccisione del partigiano comunista Luigi Capriolo, il quale venne catturato presso la stazione ferroviaria e impiccato sul posto[53]. Il suo cadavere venne lasciato penzolare per tutto il 31 agosto 1944 e fu un monito che le autorità vollero lanciare alla popolazione[53].
Oltre a questi episodi, Villafranca vide la morte di 13 cittadini durante la Seconda Guerra Mondiale[54], tra questi anche i tre partigiani Stefano Daffara[55], Domenico Tamietti[55] e Paolo Sabbione[55].
La chiesa di Sant'Elena, fabbricata tra il 1646 e il 1652 da Francesco Garove e arricchita dallo stuccatore luganese Luca Corbellini tra il 1662 ed il 1664, è una delle più interessanti opere attribuite all'architetto ducale Amedeo di Castellamonte. È stata, ed è tuttora, oggetto di notevoli opere di restauro a partire dal 2003 che hanno riportato l'edificio agli antichi splendori. Nel corso di questi anni sono stati restaurati, dopo le quattro cappelle (2003-2005), le Virtù (2004-2005), il coro ligneo (2007-2011), l'altare maggiore, la pavimentazione in quarzite di Barge, gli stucchi e dipinti del coro, del presbiterio, delle pareti laterali (2016-2018), i coretti del pulpito e degli Oblati (2017-2018), la controfacciata (2018), la cantoria ed il portone (2014-2015). Attualmente sono in corso i restauri della volta che si dovrebbero concludere nel corso dell'anno.
Tutti i lavori sin qui eseguiti sono descritti nella pubblicazione Quaderno dei restauri edita nel 2018 ed in vendita con incasso destinato alle opere in esecuzione presso la stessa chiesa parrocchiale.
La chiesa di Sant'Elena di Villafranca d'Asti non è solo un esempio di architettura barocca della quale, peraltro, costituisce realtà pressoché unica. Innanzitutto non ha subito trasformazioni e interventi tali da rendere illeggibile ed irrecuperabile l'aspetto originario, e ciò grazie alle vicende dell'Opera Pia che ne era proprietaria: di fatto subì delle modifiche essenzialmente solo agli arredi e alla decorazione quando divenne parrocchia nel 1867. Si è inoltre conservato praticamente intatto l'Archivio seicentesco dell'Opera contenente i documenti relativi al cantiere della chiesa. Ma soprattutto essa è un esempio di architettura di corte: grazie agli stretti legami instauratisi tra mons. Giacomo Goria, vescovo di Vercelli, nativo di Villafranca e la famiglia Savoia, Giacomo Goria era stato, infatti, precettore dei figli di Carlo Emanuele I, la chiesa fu progettata da Amedeo di Castellamonte ed operò all'edificazione un vero e proprio "staff reale", composto dagli stessi artigiani per lo più luganesi che lavorarono nei cantieri ducali coevi. Fu proprio Giacomo Goria, con una donazione del 1645, a fondare nel suo paese natale l'Opera di Sant'Elena e gli Oblati di Sant'Eusebio, per i quali decise la costruzione di una chiesa.
Dal punto di vista tipologico essa è un esempio di architettura borromaica: è immediato il confronto con il San Fedele di Milano letto attraverso le mediazioni delle chiese dei Santi Martiri e del Corpus Domini, secondo un filo diretto che lega le Instructiones alla chiesa di Villafranca. Emblematico è il fatto che Carlo Borromeo fosse il modello di Vescovo cui mons. Goria si ispirava; e a San Carlo Borromeo è dedicata la cappella più riccamente decorata e rifinita, oggetto, nel 2004, di un restauro che le ha restituito, come alle altre tre cappelle, l'aspetto originario. Le ridipinture novecentesche (1911) avevano infatti stravolto lo stretto legame esistente tra la rigorosa architettura catellamontiana e la decorazione a stucco.
Abitanti censiti[56]
Nel primo week-end di settembre si svolge il "Vininvilla" Festa de Vino e della Bagna Freida che è un concorso enologico e mostra mercato dei vini DOC e DOCG del territorio astigiano selezionati dall'ONAV. Durante la festa vi sono le giostre e il Banco di Beneficenza curato dalle ex-allieve dell'Opera Pia Sant'Elena. In realtà durante tutto il mese di settembre e anche negli ultimi wek-end di agosto ci sono feste, manifestazioni o iniziative che animano il paese da parte delle varie associazioni o frazioni.
Alla mostra mercato si possono degustare ed acquistare a prezzi di cantina i ca. 200 vini selezionati al Concorso enologico nazionale Vininvilla per le DOC e DOCG della provincia di Asti, il più rappresentativo del territorio astigiano per numero di vini e produttori partecipanti.
Il tutto abbinato ai migliori piatti del territorio tra i quali spicca la Bagna Freida, piatto tipico del paese. Robusto, schietto, tradizionale e ben radicato è un piatto estivo autentico e non una evoluzione della nota bagna caoda. Sono gli stessi ingredienti ma è più simile alle anchoiades fredde della Provenza.
La domenica per le vie del paese invece si svolge la Fiera "Maiale d'Autore" che è una mostra mercato dei prodotti tipici del territorio con bancarelle di artisti/artigiani locali.
La Fiera “MAIALE D'AUTORE” fa parte dell'iniziativa ""Ritorno alla Fiera", Circuito delle Antiche Fiere del Monferrato Astigiano dell'I.C. Leader Plus, promossa dal G.A.L. Basso Monferrato Astigiano
Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
21 giugno 1985 | 24 maggio 1990 | Pierino Pigella | Democrazia Cristiana | Sindaco | [57] |
24 maggio 1990 | 24 aprile 1995 | Giovanni Saracco | lista civica Insieme per cambiare | Sindaco | [57] |
24 aprile 1995 | 14 giugno 1999 | Giovanni Saracco | lista civica Insieme per cambiare | Sindaco | [57] |
14 giugno 1999 | 14 giugno 2004 | Massimo Padovani | lista civica | Sindaco | [57] |
14 giugno 2004 | 8 giugno 2009 | Massimo Padovani | lista civica | Sindaco | [57] |
8 giugno 2009 | 26 maggio 2014 | Guido Cavalla | lista civica | Sindaco | [57] |
26 maggio 2014 | 27 maggio 2019 | Guido Cavalla | lista civica Dalla parte dei villafranchesi | Sindaco | [57] |
27 maggio 2019 | in carica | Anna Macchia | lista civica Dalla parte dei villafranchesi | Sindaco | [57] |
Dal 26 maggio 2014, il gruppo di opposizione in consiglio comunale è rappresentato dalla lista civica "Villafranca Domani", con capogruppo Paolo Volpe. Sono consiglieri della lista Alfredo Castaldo, Lorenzo Salvadore e Giovanni Damasio (che è subentrato al dimissionario Umberto Russo). "Villafranca Domani" si è opposto all'uscita del Comune dall'Unione Valtriversa, voluta dalla maggioranza alla fine del 2013. Il gruppo informa sulle proprie proposte ed iniziative attraverso il sito www.paolovolpe.it.[58]
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.