Sangha
termine sanscrito e pāli che indica la comunità dei monaci buddhisti / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Saṃgha anche saṅgha (sanscrito e pāli; in scrittura devanāgarī: संघ; cinese: 僧伽 pinyin: sēngqié, coreano: 승가, seungga, giapponese: 僧伽 sōgya, tibetano: dge-'dun) è il termine sanscrito e pāli che indica, nel suo più ampio significato, la comunità delle quattro assemblee (sanscrito: pariṣad; pāli: parisā) dei monaci (sanscrito bhikṣu; pāli bhikkhu) e delle monache (sanscrito bhikṣuṇī, pāli bhikkhunī), dei laici (upāsaka) e delle laiche (upāsikā) buddiste[1]; nella sua accezione più stretta tale termine indica la sola comunità monastica[2] ed è considerata la più antica istituzione monastica esistente, senza interruzione, dal quinto secolo a.C. La parola, in sanscrito e in pāli, significa "assemblea", "compagnia", "comunità". Il primo saṃgha fu istituito da Gautama Buddha quando accolse come discepoli i primi cinque uomini che accettarono i suoi insegnamenti pronunciati in un parco presso Vārāṇasī[3].
Il saṃgha viene distinto anche come comunità dei "risvegliati", ovvero come āryasaṅgha (pāli ariya-saṅgha, "sangha dei nobili") questo costituito dagli ārya che hanno realizzato uno dei quattro sentieri sovramondani (pāli catu ariya magga) e nel saṃgha ordinario costituito dai praticanti che non hanno realizzato tale stato[4].
Per quanto attiene alla nozione del saṅgha allargato alla componente laicale, secondo fonti del Buddismo Theravāda, anche se questo uso è diffuso, non ve n'è traccia nel Canone pāli (Tipitaka, raccolta canonica della scuola theravāda), né in altri testi originari in lingua pāli appartenenti alla medesima scuola buddista.[5][6][7]. Il Canone pāli, canone afferente alla tradizione theravāda, utilizza la parola parisā (sanscrito, pariṣad) per la comunità buddista estesa ai laici, includendovi monaci, monache e laici che hanno preso i "precetti buddisti" (almeno i primi cinque) e i Tre rifugi[8]. La parola saṅgha, in questo caso rimane a indicare solo la comunità monastica[7][9][10]. "I due gruppi si possono sovrapporre ma non sono necessariamente identici: alcuni membri del saṅgha ideale potrebbero non essere ordinati, mentre vi sono monaci che non hanno raggiunto l'illuminazione[11].
Di converso, per le scuole del Buddismo Mahāyāna, che fanno invece riferimento al Canone cinese e al Canone tibetano, tale termine indica anche quei laici che hanno preso rifugio nei Tre gioielli, che osservano i "precetti del Bodhisattva" e hanno formulato il "voto del Bodhisattva".