Rosario Spatola (1949)
mafioso e collaboratore di giustizia italiano (1949-2008) / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Rosario Spatola (Campobello di Mazara, 14 agosto 1949 – Barcellona Pozzo di Gotto, 10 agosto 2008) è stato un mafioso e collaboratore di giustizia italiano. Uomo d'onore della famiglia di Campobello di Mazara a partire dal 1972[1] e collaboratore di giustizia dal 19 settembre 1989 al 1997[2] fu uno degli accusatori di Bruno Contrada[2] e Calogero Mannino[3] e in generale uno dei collaboratori di giustizia che più hanno parlato dei rapporti fra Cosa nostra, la politica e la massoneria[2][3] ma diversi altri pentiti, come Giovanni Brusca, dissero di non averlo mai conosciuto[3]. Addirittura, secondo Paolo Borsellino, Spatola non sarebbe mai stato un membro di Cosa nostra[3].
Dopo la punciuta, arrivata fra la fine del 1972[1] e l'inizio del 1973[2], si era dedicato al contrabbando di tabacco e sostanze stupefacenti[1]. Nel settembre 1989, quando non era neanche indagato, telefonò a Paolo Borsellino per chiedere di collaborare con la giustizia, sostenendo di essere in pericolo di vita perché i suoi nemici lo volevano morto[2], ed accusò l'avvocato Antonio Messina di essere il capo della "famiglia" di Campobello di Mazara[1]. Subito dopo accusò i campobellesi Federico e Rosario Caro, iscritti al Grande Oriente d'Italia, di essere suoi referenti nei traffici illeciti[1].