Ressentiment
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Ressentiment /rəsɑ̃timɑ̃/[2] (in italiano risentimento)[3] è una parola francese utilizzata nelle scienze umane, filosofia, storia, sociologia e psicologia.
«È stolto il far torto. Il torto nostro, quello che abbiamo arrecato, è più pesante da portare del torto altrui, […] bisognerebbe guardarsi dal far torto più ancora che dal subirlo: quest'ultima cosa ha infatti il conforto della buona coscienza, della speranza in una vendetta, nella compassione e nel consenso dei giusti, anzi dell'intera società, che teme chi compie il male. — Non sono pochi gli uomini versati in quel sudicio raggiro di sé stessi consistente nel volgere il proprio torto in torto altrui, […] per potere in tal modo portare molto più facilmente il proprio peso.»
Nel contesto predetto, ressentiment indica un senso di risentimento ed ostilità rivolto contro quello che ciascuno identifica quale causa della propria frustrazione, e pertanto un'attribuzione di biasimo (ad un soggetto esterno, surrettiziamente additato quale "colpevole") per la propria frustrazione. Il senso di debolezza o inferiorità e forse di invidia nel prospettarsi predetta "causa" (impersonificata) fa nascere un sistema di valori rifiutante/giustificante, o moralità, che attacca o confuta/rimuove la fonte percepita della frustrazione del soggetto. L'ego crea un nemico, per isolarsi dal senso di colpa.
Espressione acquisita in molte lingue per le sue valenze filosofiche e psicologiche, ressentiment non può essere sostituito con il vocabolo corrispondente italiano, e nemmeno in francese possiede la stessa portata semantica del (pure ortograficamente identico) termine del linguaggio comune. Anche se quest'ultimo si riferisce ugualmente ad un senso di frustrazione diretto ad una fonte percepita, nella lingua (e nella coscienza) comune non si istituisce alcun nesso tra senso d'inferiorità e creazione di una moralità. Pertanto, anche in questa voce useremo la dicitura ressentiment per mantenere tale distinzione.