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Dio sole, veniva ritenuto padre di tutti gli uomini e il più importante dio dell'antico Egitto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ra, noto anche nella forma Rê oppure Rha (IPA: [rɑ:]), è una divinità egizia appartenente alla religione dell'antico Egitto, dio sole di Eliopoli[1]. Emerse dalle acque primordiali del Nun, portato tra le corna della vacca celeste, la dea Mehetueret. A partire dalla V dinastia (2510 a.C. - 2350 a.C.[2]) divenne una delle principali divinità dell'Egitto, identificato principalmente con il sole di mezzogiorno[3].
Si riteneva che governasse ogni parte del mondo: il cielo, la terra e l'oltretomba[4]. Veniva spesso accostato al dio Horus; la loro fusione originò il dio Ra-Horakhti, il cui nome significa Ra (Che è) Horus dei Due Orizzonti[5]. A partire dalla XII dinastia (1994 a.C. - 1794 a.C.[6]) fu associato al dio tebano Amon, dando origine alla più importante divinità del pantheon egizio: Amon-Ra[1], e rimanendo così per secoli il dio supremo, Re degli dei[7]. Durante il breve periodo amarniano, re Akhenaton (ca. 1351 a.C. - 1334 a.C.[8]) soppresse il culto di Ra e impose l'esclusiva adorazione del dio Aton, che in precedenza era solo un aspetto di Ra[9]; dopo la morte di Akhenaton, il culto di Ra fu immediatamente ristabilito nella sua preminenza.
Per gli egizi, il Sole era simbolo di luce, calore e prosperità. Nel pantheon egizio, le divinità solari erano perciò particolarmente importanti, in quanto il Sole era ritenuto il sovrano dell'intero creato. Il disco solare era visto sia come il corpo che come l'Occhio di Ra, da non confondere con l'Occhio di Horus (che aveva invece una valenza lunare)[10]. In certe versioni mitologiche, Ra fu considerato padre di Shu, dio dell'aria[11], e di Tefnut, dea dell'umidità e della pioggia[12][13], creati dal proprio seme, nonché di Bastet, divinità solare della guerra talvolta raffigurata nell'atto di difendere il Sole dal malvagio serpente Apopi[14], di Heket, la dea-rana delle nascite che sorreggeva l'astro solare durante il suo passaggio nell'oltretomba[15], e di Sekhmet, violenta e sanguinaria dea-leonessa simboleggiante il calore mortale dei raggi solari, raffigurata col globo del sole sul capo e nata dal fuoco dell'Occhio di Ra[4].
L'importanza di questo dio era tale che diverse divinità del sole e dei momenti del sole nella giornata erano adorate come aspetti dello stesso Ra: Atum, dio del sole che tramonta[16]; Ra-Horakhty, fusione di Ra e Horus e dio del sole allo zenit[5]; Khepri, dio del sole che sorge[17]; Harmakis, dio del sole all'alba e al crepuscolo (rappresentato, per esempio, nella Sfinge di Giza e oggetto di particolare devozione da parte di Thutmose IV[18])[3].
Gli egizi immaginavano che Ra viaggiasse su due barche solari: la prima chiamata Mandjet (Barca dei Milioni di Anni), o barca del mattino; la seconda chiamata Mesektet, o barca notturna[19]. Tali imbarcazioni lo trasportavano nel suo viaggio attraverso il cielo e il Duat, l'oltretomba. Quando si trovava sulla nave Mesektet con cui percorreva l'aldilà, Ra veniva raffigurato con testa di ariete, conservando l'usuale attributo del disco solare sul capo, in questo caso adagiato sulle corna. Le divinità che lo accompagnavano sulle imbarcazioni solari erano numerose, fra cui Sia, personificazione della percezione, Hu, personificazione del comando, ed Heka, dio che incarnava la magia e che, come Seth, Bastet e altri dei, era coinvolto nell'abbattimento del serpente Apopi[20]. Talvolta, Ra era scortato da altri dei dell'Enneade, come ad esempio Seth, principale avversario di Apopi[21], e il benefico serpente Mehen, che lo difendeva dai molti mostri dell'oltretomba[22].
Apopi, incarnazione del caos, era un enorme serpente che ogni notte cercava di fermare il corso della barca del sole attaccandola o ricorrendo al suo sguardo ipnotico. Si pensava che, quando si verificavano eclissi solari, Apopi avesse inghiottito la barca di Ra[23]. Gli egizi credevano che di sera Ra assumesse la forma di Atum (divinità del sole che tramonta[16]) o sotto forma di ariete. La barca notturna, attraversando l'aldilà, lo avrebbe riportato a oriente perché potesse sorgere di nuovo, all'alba. Questo mito intendeva descrivere il sorgere del sole in cielo, rappresentato dalla dea Nut. Infine, quando si trovava nell'oltretomba, Ra si fondeva a Osiride, dio dei morti, divenendo così egli stesso dio dei morti[19]. Nel suo viaggio notturno, veniva talvolta invocato con i nomi di Auf ed Efu Ra[23][24].
Alcuni ordini sacerdotali egizi adoravano Ra come creatore del mondo; in ciò si distinguevano i sacerdoti di Eliopoli e i loro devoti. Credevano che Ra avesse creato prima di tutti sé stesso, emergendo, essendosi creato da solo, dalle acque primordiali del Nun, portato tra le corna della vacca celeste, la dea Mehetueret (mentre i devoti di Ptah e il suo clero credevano che fosse stato quest'ultimo a creare Ra[25]); poi avrebbe creato gli uomini tramite le proprie lacrime[19]. In un episodio del Libro dei morti Ra si circoncide e il suo sangue dà vita a Sia e Hu, personificazioni rispettivamente della percezione del comando[19]. A Ra era anche attribuita la creazione degli animali, delle piante, dei mesi e delle stagioni. Inoltre fu spesso accostato a Hershef, un dio minore raffigurato come ariete, dalle funzioni demiurgiche[26].Amon - Ra formato da la divinità egizia Ra con la divinità Amon. Così nasce il suo nome Amon- Ra.
L'affermazione definitiva del culto di Ra avvenne con l'ascesa della V dinastia (ca. 2500 a.C.), i cui faraoni si ritenevano figli di Ra e della moglie di un sacerdote di Eliopoli ingravidata dal dio in persona, come riferisce il Papiro Westcar[27]: in quell'epoca la titolatura reale si arricchì del notevole titolo di Figlio di Ra (Sa-Ra), già esistente durante la precedente dinastia:
A partire dalla V dinastia, il nome di Ra comparve sempre più assiduamente nei nomi dei faraoni: ad esempio Sahura, Neferirkara e Niuserra della V dinastia, Userkara, Pepi I Merira, Merenra I, Pepi II Merenra e Merenra II della VI dinastia e così via fino alla XVIII, XIX e XX dinastia, tutti i sovrani delle quali ebbero un nome - quello di nascita oppure quello regale - legato a Ra. Buona parte dei monumenti e dei templi edificati dai sovrani della V dinastia erano dedicati al culto solare; solitamente si trattava di strutture aperte ed esposte alla luce del sole, erette intorno al benben, una pietra di forma piramidale che simboleggiava i raggi del sole oppure la collinetta originaria emersa dalle acque primordiali, prototipo dei successivi obelischi[27]. Erigendo obelischi, come fece Ramses II di fronte al Tempio di Luxor, il faraone intendeva simboleggiare architettonicamente il proprio legame con Ra[27]. Nell'Antico Regno si credeva che, dopo la morte, l'anima del faraone ascendesse al cielo per raggiungere il sole e unirsi così a suo padre Ra; tale credenza ricorre con grande frequenza nel Testi delle piramidi, incisi per la prima volta sulle pareti della camera sepolcrale di Unis, ultimo re della V dinastia. Nel corso della sua vita, invece, il sovrano sosteneva che la propria autorità fosse immagine della supremazia di Ra sugli altri dei e sul cielo, la terra e l'oltretomba[28].
Ra fu raffigurato in varie forme. La più comune fu quella di uomo con la testa di falco, il disco solare sul capo e un serpente arrotolato intorno a esso[19]. Altra rappresentazione usuale era quella di uomo con la testa di scarabeo (riferimento a Khepri), così come quella di uomo con la testa di ariete. Poteva anche essere rappresentato integralmente come ariete, scarabeo, fenice, airone, serpente, toro, gatto, leone e altri[29]. Nelle illustrazioni di scene immaginate nell'Oltretomba, era generalmente rappresentato come uomo dalla testa di ariete[19]. In tale forma, Ra è descritto come Ariete dell'Occidente e Ariete in cerca del Suo harem[19].
In certi documenti, Ra è descritto come un vecchio faraone dalla carne d'oro, ossa d'argento e capelli di lapislazzuli[19]. Simboli di Ra erano il disco solare e il geroglifico o , ossia un cerchio con un punto nel centro, simbolo astronomico del sole.
Il culto di Ra in quanto divinità solare cominciò a emergere, approssimativamente, durante la II dinastia, stabilitasi intorno al 2890 a.C.[30]. La sua teologia ebbe probabilmente un forte impulso sotto la IV dinastia a partire dal faraone Djedefra, che regnò per circa un decennio intorno al 2575 a.C.[31] Infatti per la prima volta con Djedefra il sovrano d'Egitto assunse il titolo di Figlio di Ra, che entrò a far parte dei cinque nomi tradizionali del faraone; a partire da quell'epoca, il faraone cominciò a essere considerato una manifestazione di Ra sulla terra. La diffusione del suo culto ebbe una decisa accelerazione con la V dinastia, quando Ra divenne divinità nazionale e i faraoni innalzarono piramidi, obelischi e templi, ritenendosi figli di Ra: buona parte delle risorse del Paese, in tale epoca, furono devolute nell'edificazione di templi del culto solare[19]. Alla comparsa dei primi esempi di Testi delle piramidi, Ra aveva già una grande influenza nel viaggio del faraone defunto nell'aldilà.
Durante il Medio Regno (2055 - 1650 a.C.[32]), il costante evolversi del pantheon egizio portò ad accostare Ra a numerose divinità fra le quali, più importanti, Osiride e Amon.
In concomitanza con il Nuovo Regno, inaugurato intorno al 1550 a.C.[33], la teologia e il culto di Ra divennero assai complessi e maestosi. Le pareti delle tombe cominciarono a essere decorate con testi estremamente dettagliati che ritraevano il viaggio di Ra nell'aldilà. Era diffusa la credenza che Ra accogliesse con sé sulla barca solare, insieme alle anime dei defunti, anche le preghiere e le lodi formulate dai viventi. Divenne molto comune nel Nuovo Regno l'idea che Ra invecchiasse man mano che il sole declinava nel corso della giornata.
Vennero composta una grande quantità di inni, preghiere, litanie per aiutare Ra e la sua barca solare nello scontro con Apopi.
Con l'avvento del Cristianesimo nell'Impero romano (300 - 400 d.C.), il culto di Ra fu gradualmente abbandonato[34] e la sua popolarità fra gli abitanti della valle del Nilo divenne un interesse puramente storico, anche fra i sacerdoti del Paese[35].
Come avvenne a tutte le principali divinità egizie, anche l'identità di Ra fu spesso fusa con quella di altri dei.
«Volendo significare Colui che si è generato da solo (il demiurgo solitario) o il divenire, o il padre, o il cosmo, o l'uomo, disegnano uno scarabeo.»
Rat, o Rattaui, era un aspetto femminile di Ra e non aveva molta importanza indipendentemente da lui. In alcuni miti compare come sposa di Ra, altre volte come sua figlia[49]. Il nome Rat non è altro che il nome di Ra con il suffisso femminile -t; la versione più lunga Rattaui significa "Rat delle Due Terre" (l'Alto e il Basso Egitto). Comparve per la prima volta durante la V dinastia e fu probabilmente la più antica compagna di Ra. Non raggiunse mai, però, l'enorme popolarità di Hathor, che secondo altre versioni fu sposa di Ra; le sue raffigurazioni sono estremamente rare[50]. Tuttavia non fu soppiantata e si sono conservati frammenti di inni a Rattaui risalenti al periodo romano dell'Egitto[51].
Un interessante inno a Ra compare, in sei colonne di testo, subito prima di un inno ad Hathor, su una stele di Antef II (ca. 2112 a.C. - 2063 a.C.[52]), quarto faraone della XI dinastia, rinvenuta nella sua tomba a Tebe e conservata al Metropolitan Museum of Art di New York. L'inno di Antef II si appella, appropriatamente per una stele funebre, a Ra come sole del tramonto[53]. Come ha osservato l'egittologo britannico Toby Wilkinson, questi versi sembrano suggerire una profonda devozione personale e quasi un senso di umana fragilità, uniti a un certo timore della morte[53].
«Tu Te ne andrai - [Ti] prego - padre Ra, prima di raccomandarMi?
Ti vestirà il cielo - [Ti] prego - prima che Tu Mi raccomandi?
RaccomandaMi alla notte e a coloro che si trovano in essa,
così da trovarMi in mezzo a coloro che Ti onorano, o Ra:
coloro che Ti venerano al Tuo sorgere,
che piangono al Tuo declinare.
Possa la notte avvolgerMi, possa la tenebra darMi riparo,
secondo il Tuo volere, o Ra.
Io sono il Tuo rappresentante; Tu Mi hai reso possessore di vita per coloro per cui la morte non arriva.
AffidaMi alle ore della sera:
esse possano proteggermi.
AffidaMi al primo mattino:
possa esso porre la sua protezione intorno a me.
Io sono un lattante di primo mattino;
Io sono un lattante nelle ore della sera,
nato nella notte, la Cui vita è formata [nella tenebra],
Che teme le greggi dalle nere corna contorte all'indietro[54]
Ma l'ira del Tuo occhio [oppure: Ma il sorgere del Tuo occhio] è la mia difesa;
Mi hai trovato come una ricompensa ... [le ultime parole sono mancanti].[53]»
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