Il nome generico (Phaenosperma) deriva da due parole greche"phaeinos" (= splendente) e "sperma" (= seme). Insieme queste due parole sono state date a questa pianta perché a maturità i frutti sporgono oltre le brattee della palea e del lemma.[4] L'epiteto specifico (globosa) indica una spighetta a forma di sfera (o globo).[5]
Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici inglesi William Munro (1818–1880) e George Bentham (1800–1884) nella pubblicazione "Journal of the Linnean Society. Botany. London" (J. Linn. Soc., Bot. 19: 59. 1881) del 1881.[6] Il nome scientifico del genere (Phaenosperma) è stato definito dagli stessi botanici nella medesima pubblicazione[7], mentre il nome scientifico della tribù (Phaenospermateae) è stato definito dai botanici contemporanei Stephen Andrew Renvoize (1944-) e William Derek Clayton (1926-) nella pubblicazione "Kew Bulletin. Kew, England" (40(3): 478. 1985) del 1985.[8]
Il portamento di queste piante è perenne (eretto o rampicante) con altezze variabili da 1 a 3 metri. I culmi, robusti e solitari, sono cavi a sezione più o meno rotonda. Sui culmi sono presenti 4 - 5 nodi non ramificati. In queste piante non sono presenti i micropeli.[1][9][10][11][12][13][14][15]
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, liscia, abbracciante il fusto e priva di auricole, una ligula membranosa e a volte cigliata e una lamina generalmente da lineare a lanceolata, liscia o scabra, verde scuro di sopra e biancastra di sotto. Le venature primarie si estendono ad angolo acuto dalla nervatura centrale; quelle trasversali sono visibili. Le foglie sono pseudopicciolate e resupinate. Nell'epidermide delle foglie non sono presenti papille. Dimensione delle lamine: larghezza 1 – 3cm; lunghezza 10 – 50cm.
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, sono ramificate e sono formate da alcune spighette solitarie ed hanno la forma di una pannocchia aperta. La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Lunghezza della pannocchia: 15 – 40cm.
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, con forme da sferiche a ellittiche-oblunghe, compresse lateralmente o dorsoventralmente, sottese da due bratteedistiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore; in genere più corte del fiore e ialine), sono formate da un solo fiore. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea (un profillo con due venature e cigliato) e il lemma (a apice intero e ottuso - senza punte). La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto i glumi. Manca l'estensione della rachilla.
Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:[9]
, P 2, A (1-)3(-6), G (2–3) supero, cariosside.
Il perianzio è ridotto e formato da tre lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è separabile dal seme. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono.
Impollinazione: in generale le erbe delle Poaceae sono impollinate in modo anemogamo. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi cadendo (dopo aver eventualmente percorso alcuni metri a causa del vento – dispersione anemocora) a terra sono dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria).
La distribuzione di questa specie va da Assam al Giappone con climi più o meno temperati, subtropicali o tropicali.
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[12]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere della specie di questa voce è descritto al'interno della sottofamiglia Pooideae.[1][9]
Filogenesi
Il genere Phaenosperma (insieme con le tribù Brachyelytrum, Duthieeae e Nardeae) rappresenta uno dei primi rami divergenti delle Pooideae.[1] In particolare la tribù Phaenospermateae con la tribù Duthieeae forma un "gruppo fratello", e insieme alle tribù citate sopra forma la supertribù Nardodae. Alcuni Autori[1], in attesa di indagini più approfondite, includono, all'interno della tribù Phaenospermateae anche i seguenti generi: Anisopogon, Danthoniastrum, Duthiea, Metcalfia, Pappagrostis, Pseudodanthonia, Sinochasea e Stephanachne, altrimenti riuniti nella tribù Duthieeae. La separazione delle due tribù è supportata, oltre che dai dati molecolari[16], della morfologia delle ghiandole molto diverse delle Duthieeae e dalla mancanza di una comune sinapomorfia; anche se le sinapomorfie del gruppo Duthieae s.s. (cioè senza il genere Phaenosperma) non sono particolarmente distintive nel contesto delle Pooideae.[1][2]
Le seguenti sinapomorfie sono associate alla specie di questa voce:[1]
la disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto i glumi;
la base dello stilo alla fruttificazione è persistente e forma un piccolo becco;
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol.88, n.3, 2001, pp.373-457. URL consultato il 7 febbraio 2019 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).