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suddivisione della Storia in periodi di tempo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La periodizzazione è la suddivisione convenzionale della storia dell'umanità in periodi di tempo, ciascuno contraddistinto da una serie di caratteri originali tali da renderlo individuabile rispetto alle fasi storiche immediatamente precedenti e successive. Ogni periodo di tempo così individuato è compreso tra due eventi significativi che ne segnano l'inizio e la fine.
Nonostante il suo carattere semplificatorio e inevitabilmente convenzionale, quella della periodizzazione resta un'operazione di importanza fondamentale nelle discipline storiche, dal momento che consente di "pensare" in termini schematici il passato e di facilitare la collocazione temporale di un evento. Inoltre la didattica della Storia spesso trova grande giovamento nel suddividere la storia in periodi definiti convenzionalmente, operazione tipica del resto anche di altre discipline storiche, come la geologia e la paleontologia. La periodizzazione della Storia serve infatti a dare un senso al passato e a non vederlo come una semplice successione di eventi[1].
Per il suo carattere convenzionale, tale suddivisione è soggetta a dibattiti e a opinioni diverse, specie per ciò che riguarda i termini post quem e ante quem, cioè le date di inizio e fine di ciascuna età[2][3]. Inoltre, ogni epoca storica guarda il passato con un'ottica particolare, dovuta alla temperie culturale del tempo; ciò porta alla successione di diversi schemi di periodizzazione, elaborati in diversi periodi; preferire una determinata periodizzazione piuttosto che un'altra significa interpretare il corso degli eventi in modo differente o anche da prospettive differenti.
Nella storiografia occidentale, nello scorrere del tempo successivo alla Preistoria, si identificano tradizionalmente le seguenti età: Età antica, Medioevo, Età moderna, Età contemporanea[4]. Nelle storiografie di altre aree culturali esistono altri tipi di periodizzazione, che meglio descrivono contesti storici diversi da quello occidentale[5].
I vari periodi in cui, per convenzione, si suddivide la storia dell'umanità sono chiamati età o evi (ad esempio: Evo Antico o Età Antica)[6].
Per la Preistoria si utilizza esclusivamente il termine "età" (Età della Pietra, Età della pietra scheggiata - oggi detta comunemente Paleolitico, Età della pietra levigata - oggi detta comunemente Neolitico, Età dei Metalli, Età del Rame, Età del Bronzo, Età del Ferro); per riferirsi al Paleolitico e al Neolitico si usano anche le locuzioni "età paleolitica" e età neolitica"[7]. Per l'arco di tempo successivo alla Preistoria si usano invece i termini "età" o "evo" come sinonimi (Età Antica o Evo Antico, Medioevo - in cui il termine "evo" è incorporato nella parola, Età Moderna o Evo Moderno, Età Contemporanea o Evo Contemporaneo); per riferirsi al Medioevo si usa anche la locuzione "età medievale"[8].
Il termine epoca, al contrario, è usato correntemente per indicare un periodo di tempo avente determinate caratteristiche, che però non è convenzionalmente determinato: le varie epoche non sono pensate per suddividere l'intero arco della Storia, ma per estrapolarne alcune particolarità, spesso anche geograficamente delimitate (ad esempio: "epoca d'oro islamica", "epoca eroica dell'esplorazione antartica"[9]).
Lo schema più usato nella storiografia occidentale è il seguente[4][10]:
Testimonianze delle varie età storiche (cultura occidentale)
In aree culturali diverse da quella europea e mediterranea esistono modelli di periodizzazione specifici, ma spesso si utilizzano anche i concetti occidentali di Preistoria, Paleolitico, Neolitico, Età Antica, Medioevo, Età Moderna, Età Contemporanea, per analogia[19]. In questi casi, però, le date di separazione tra le varie età non sono quelle utilizzate per l'Europa e i paesi del Mediterraneo, ma quelle valide nei vari contesti.
Per quanto riguarda il Medioevo, ad esempio, si parla di "Medioevo giapponese" (1185-1333)[20], di "Medioevo cinese" (220-589)[21] e di "Medioevo indiano" (1206-1707)[22].
Parimenti, le espressioni "Paleolitico", "Neolitico" ed "Età del Bronzo" si usano anche per l'America[23], l'Asia e l'Africa[24], mentre per l'Australia si parla di "Paleolitico"[25] e per l'Oceania nel suo complesso anche di "Neolitico" e di "Età dei Metalli"[26].
Inoltre, l'espressione "età classica", usata solitamente in riferimento a contesti occidentali, è utilizzata anche per descrivere analoghe epoche di altri ambiti geografici: si parla così di "età classica giapponese"[27], di "età classica cinese"[28], di "età classica indiana[29], "età classica maya[30] e così via.
Testimonianze delle varie età storiche nel mondo
La molteplicità di modelli di periodizzazione diversi nelle varie aree culturali del pianeta rappresenta un problema serio quando si vogliono descrivere processi storici di portata mondiale. La necessità di avere a disposizione schemi validi per tutte le aree culturali e per tutti i continenti ha portato alla formulazione di proposte di periodizzazione di tutta la Storia mondiale alternative a quella tradizionale attraverso criteri che si adattano non ad un solo contesto, ma che siano validi per tutte le civiltà del pianeta[31].
L'archeologo australiano Vere Gordon Childe (1892-1957), l'etnologo statunitense Ernest Gellner (1925-1995) e lo storico israeliano Yuval Noah Harari (1976-vivente), ciascuno indipendentemente dall'altro, hanno contribuito all'elaborazione di una periodizzazione della Storia valida per tutte le aree culturali.
In particolare, Vere Gordon Childe ha sviluppato due concetti poi ripresi nelle periodizzazioni della storia mondiale: quello di Rivoluzione neolitica, da comparare alla Rivoluzione industriale, e quello di Rivoluzione urbana[32].
Ernest Gellner ha diviso la storia mondiale in tre periodi: quello delle società di cacciatori e raccoglitori, quello delle società agricole e quello delle società industriali, separati l'uno dall'altro da due rivoluzioni di portata mondiale: la Rivoluzione neolitica del XII millennio a.C. e la Rivoluzione industriale tra il XVIII° e il XIX° secolo. In ciò segue le idee di Childe, dalle quali però si distacca per quanto riguarda la Rivoluzione urbana, che egli considera un evento di minore importanza nella periodizzazione della storia dell'umanità, rispetto alla Rivoluzione neolitica e alla Rivoluzione industriale[33].
Yuval Noah Harari, a sua volta, ha rielaborato le idee di entrambi, aggiungendo una terza rivoluzione: la "Rivoluzione cognitiva", da lui posta all'inizio della Storia; rispetto a Gellner, inoltre, egli suddivide la Storia non in tre, ma in quattro periodi: il primo inizia appunto dalla "Rivoluzione cognitiva", che segna lo sviluppo dell'immaginazione umana; il secondo periodo inizia dalla "Rivoluzione agraria", termine che corrisponde alla Rivoluzione neolitica di Childe e di Gellner, il terzo periodo inizia dalla formazione di imperi che interessano vaste aree di uno o più continenti; il quarto periodo, infine, inizia dalla Rivoluzione scientifica[34].
Sulla base delle idee rappresentate da Childe, Gellner, Harari ed altri ricercatori, sono sorti vari modelli di periodizzazione globale. Come esempio significativo delle attuali tendenze storiografiche e didattiche di periodizzazione della storia dell'umanità, si presenta di seguito uno schema che identifica nove epoche storiche; esso è stato specificamente elaborato per consentirne l'applicazione a tutte le aree culturali del pianeta[35]. Pur essendo un modello alternativo a quello tradizionale, è possibile stabilire delle precise corrispondenze tra i vari periodi dei due modelli. In questa proposta, gli elementi fondamentali utilizzati per disegnare la periodizzazione sono[35]:
Ai fini della suddivisione in epoche, sono considerate significative le varie rivoluzioni; oltre a quelle segnalate dai già citati Childe, Gellner e Harari (Rivoluzione cognitiva, Rivoluzione neolitica, Rivoluzione urbana, Rivoluzione industriale, Rivoluzione scientifica), sono tenute presenti anche la Rivoluzione geografica, la Rivoluzione agraria del XVIII secolo, la Rivoluzione demografica, la Rivoluzione francese. In base a questi elementi, si elencano di seguito le nove epoche identificate e le loro corrispondenze con la periodizzazione tradizionale[35].
A partire da questo punto, in questo esempio di periodizzazione si nota una particolare attenzione alla storia più recente, suddivisa in periodi assai più brevi rispetto a quelli precedenti, per un motivo puramente didattico: fornire al cittadino informazioni più ampie sul proprio tempo.
I tre periodi seguenti corrispondono al concetto tradizionale di Età contemporanea, fatta però iniziare dalla Rivoluzione industriale (metà del XVIII secolo) e non da quella francese (1789).
L'identificazione nel passato dell'uomo di una preistoria avvenne per gradi. Jacques Boucher de Perthes fu tra i primi a intuire l'esistenza di un'attività imputabile a un'umanità arcaica e provarlo scoprendo nel 1830 un bifacciale[37][38].
I termini Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro sono stati per la prima volta impiegati nel 1734 dal francese Nicolas Mahudel, ma fu solo nel 1836 che il danese Christian Jürgensen Thomsen, attribuì delle date precise a questa sequenza di epoche, definendo così il sistema delle tre età, ispirato agli autori classici Lucrezio[39] ed Esiodo[40]
La suddivisione dell'Età della Pietra in Paleolitico e Neolitico venne introdotta da John Lubbock nel 1865.
L'Età del Rame, con il nome di Eneolitico, è stata definita nel 1884 dall'italiano Gaetano Chierici, forse riprendendo alcune idee espresse nel 1881 dall'inglese John Evans, che però non considerava quella del rame un'età a sé stante, ma un semplice periodo di transizione. La possibile confusione tra i termini Eneolitico e Neolitico hanno fatto sorgere agli inizi del Novecento il nome di Calcolitico, ritenuto più chiaro. Anche questo però, si prestava a errate interpretazioni: il suffisso -litico poteva far pensare ad una terza età della pietra, dopo il Paleolitico ed il Neolitico. Si cominciò allora ad usare l'espressione meno ambigua di Età del Rame. Oggi i tre termini sono considerati sinonimi e si è affiancata ad essi una quarta espressione, con lo stesso significato: Prima età dei metalli, per richiamare l'attenzione sul fatto che oltre al rame, tra l'altro mai puro, si usavano contemporaneamente anche altri metalli di reperibilità relativamente facile.
Il termine Medioevo (medium aevum, media aetas) fu usato per la prima volta dagli umanisti italiani del XV secolo; Flavio Biondo[41] lo impiegò nella sua opera Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades, scritta intorno al 1450 e pubblicata nel 1483. Il letterato Giovanni Andrea Bussi impiegò l'espressione media tempestas nel 1469 per indicare la presenza di un tempo intermedio fra l'antichità ed il presente di allora[42], ma idee simili si trovano anche negli scritti di Giorgio Vasari[43], ma anche in Lorenzo Valla e Niccolò Machiavelli. Leonardo Bruni individua un concetto di questo tipo anche nel pensiero del Petrarca.
L'esistenza di una età di mezzo, un Medioevo, è uno dei concetti di base della periodizzazione ed anzi su questo concetto, nato nel XV secolo, poi si è modellato il concetto delle altre età: se ammettiamo l'esistenza di un'età di mezzo, è necessario pensare ad un'età precedente, chiamata antica e ad un'età successiva, chiamata moderna. La tripartizione Evo antico - Medioevo - Evo moderno fu infatti proposta pochi decenni dopo l'identificazione del Medioevo, nel 1550, dall'umanista italiano Giorgio Vasari[41].
Cristoforo Cellario riprese i termini Antichità, Medioevo ed Età moderna e li utilizzò per sistematizzare la periodizzazione della storia occidentale.
La stessa idea di dividere la Storia in periodi è a volte discussa[44], ma anche rimanendo fedeli a questo concetto, esistono vari punti della periodizzazione più diffusa che sono oggetto di dibattito[4]: sono state proposte varie date di passaggio tra l'una e l'altra età, a seconda che si voglia porre l'attenzione maggiormente sulle trasformazioni di carattere culturale, economico-politico o infine religioso intercorse tra le due epoche. I principali sono esposti qui di seguito.
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