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processo di nuove parole Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La composizione in linguistica è il processo per cui una nuova parola si genera a partire dall'unione di due o più parole o radici. Una parola ottenuta per composizione si definisce composta. Vi sono lingue in cui i composti sono rari, altre in cui sono particolarmente frequenti (per esempio il sanscrito o il tedesco) e in cui sono diffusi anche composti con numerosi elementi.
I composti possono formarsi a partire da basi diverse, cioè da parole provenienti da diverse categorie grammaticali: tuttavia, non tutte le combinazioni teoricamente possibili sono realizzate, e non tutte sono produttive (vale a dire che i loro composti sono rari e poco usati); in generale, comunque, si può dire che la maggior parte di queste formano nuovi sostantivi, tranne in alcuni casi. Esemplifichiamo le diverse categorie (gli esempi sono tratti tutti dall'italiano):
Si creano nuovi sostantivi da:
Si creano nuovi aggettivi da:
Si creano nuovi verbi da:
Si creano nuovi avverbi da:
Si creano nuove congiunzioni da:
Una parola composta può essere anche formata da due parole che non vengono unite in un unico lemma, ma il cui significato è comunque diverso dal semplice accostamento dei due significati delle parole semplici[Il significato di "treno merci" non è forse composizionale?]. Tali composizioni possono essere costituite da:
Trattasi in questi casi di strutture intermedie tra i nomi composti veri e propri e i nomi polirematici[1].
Come si vede dagli esempi precedenti, nella maggior parte dei casi il composto ha la stessa categoria grammaticale di uno dei suoi componenti: esso viene chiamato testa semantica, e i composti di questo tipo sono detti endocentrici; oltre a specificare la categoria, la testa trasmette al composto le sue proprietà, come il genere e i tratti sintattico-semantici (cioè il suo significato base e le informazioni per poter "funzionare" nell'insieme della frase).
In alcune lingue la testa del composto può essere identificata grazie alla sua posizione: in inglese, per esempio, la testa è quasi sempre a destra (come in apron string "nastro del grembiule", black-board "lavagna", overdose, rattlesnake "serpente a sonagli": sono tutti sostantivi formati rispettivamente da un sostantivo, un aggettivo, una preposizione, un verbo + un sostantivo; mentre honey-sweet "dolce come il miele" e icy cold "freddo come il ghiaccio" sono aggettivi formati rispettivamente da un sostantivo e un aggettivo + un aggettivo). In alcuni casi, però, la testa è a sinistra, come nel caso di mother-in-law o di government in exile.
In italiano la situazione è un po' più complessa, anche se in linea di massima si può dire che i composti oggi produttivi tendono ad avere la testa a sinistra (come in "pescecane" e "camposanto", dei quali intuitivamente si può dire che sono un pesce e un campo, e non il contrario); i composti più antichi, derivanti dal latino come "terremoto", hanno testa a destra, come anche i composti derivanti da un calco con l'inglese (come ad esempio "scuolabus", che appunto è un bus).
Non tutti i composti hanno un costituente chiaramente identificabile come "testa": composti in cui entrambi i costituenti siano sullo stesso piano, cioè privi di testa, sono detti esocentrici. In questo caso viene totalmente a mancare qualsiasi corrispondenza fra categoria e tratti della testa e categoria e tratti dell'intero composto.
Sono di questo tipo principalmente i composti formati dall'unione di verbi, come "dormiveglia", "saliscendi", oppure di verbo e sostantivo ("portalettere"), di preposizione e sostantivo ("senzatetto"), o altri (come "pellerossa").
Bisogna però fare attenzione, perché esistono casi in cui entrambi i costituenti possono essere "testa" del composto: essi sono chiamati composti dvandva per influsso della tradizione grammaticale sanscrita, ma possono essere definiti anche "composti di coordinazione" o "composti copulativi".
Sono composti di questo tipo parole come "cassapanca" o "capomastro", entrambe formate dall'unione di due sostantivi.
Spesso i composti presentano problemi per esempio nella formazione del plurale, cioè nella loro flessione. I casi possibili per risolvere tali dubbi sono quattro:
Molte volte individuare la testa del composto aiuta, in quanto è essa a trasmettere all'insieme le sue proprietà e sarà quindi quella che assumerà la forma plurale: avremo quindi "i capistazione", ma "i capogiri" (infatti in questo caso la testa è a destra!).
In altri casi la flessione è una flessione per così dire "di accordo", vale a dire che si flettono entrambi i costituenti (per esempio nell'unione di un nome e un aggettivo "terreferme"), oppure è un plurale doppio perché entrambi i costituenti sono identificabili come "testa" (come nei composti dvandva del tipo "cassepanche", "capimastri").
Stabilire una regola è difficile e spesso anzi la regola non c'è: con molta approssimazione si può dire che i composti più recenti, con la testa a sinistra, flettono solo quella, come in "navi traghetto", "mobili bar"; mentre i composti più antichi si flettono a destra, come in "camposanti", "mezzogiorni", "guardasigilli": questo perché nel corso del tempo il composto tende a cristallizzarsi, a perdere trasparenza, vale a dire che non viene più percepito come tale e quindi viene flesso come una parola normale.
Da notare invece che la maggior parte dei composti esocentrici, cioè senza testa, tende a rimanere invariabile, come gli esempi citati nella sezione precedente (o anche "andirivieni", "tritacarne", "voltafaccia", "purosangue" ecc.).
Un processo presente sia nella composizione che nella derivazione è una sorta di "riaggiustamento" fonetico dovuto al giustapporsi di vocali nell'unione di due parole: viene così cancellata la vocale della prima parola, per esempio in "lungarno" da "lungo+Arno", o in "sottesposto" da "sotto+esposto" (ma in quest'ultimo caso si trova anche la forma completa).
Un'altra regola di questo tipo è quella che "riaggiusta" la vocale finale del primo costituente nei composti neoclassici (vedi sotto), dove nelle forme di origine greca la vocale viene trasformata in [o], mentre nelle forme di origine latina la vocale finale diventa [i].
Le lingue del mondo presentano molti tipi di composti, che si possono esemplificare come segue:
I composti neoclassici sono formati dall'unione di forme greco-latine non più esistenti, che spesso vengono dette confissi, oppure dall'unione di una forma libera e di un prefissoide o di un suffissoide (spesso anch'essi di origine greca o latina): queste unioni sono molto produttive in tutte le lingue europee, cioè continuano ancor oggi a generare neologismi.
Esempi di questo tipo sono tutte le parole formate con l'unione di una forma libera (cioè di una parola qualunque) e di suffissoidi come "-logo", "-logia" o "-filo", "-filia"; altri esempi sono le parole derivanti da forme greche come "ippodromo", "antropofago", o latine come "lacrimogeno", "calorifero", "callifugo". Nella maggior parte dei casi questi composti vengono interpretati come parole semplici e flesse come tali (vale a dire che il plurale si forma solo sul secondo costituente).
I composti troncati si formano con l'unione di segmenti di parole: sono molto comuni per esempio in russo composti per troncamento o del primo costituente o di entrambi, come zar-plata "salario" dalle parole zarabotnaja "guadagnato" e plata "pagamento".
Parole di questo tipo sono le cosiddette parole macedonia come motel da motor e hotel, che si possono trovare anche in italiano per esempio in "confcommercio" e "confindustria".
I composti reduplicati sono costituiti dalla stessa parola ripetuta, con significato intensivo o iterativo. Sono molto presenti in tamil, ma anche in spagnolo, e occasionalmente si trovano anche in italiano.
Dalla prima lingua è tratto l'esempio vantu-vantu, vale a dire "venire più volte", mentre spagnole sono le forme picapica, letteralmente "punge-punge" (è il nome di una pianta irritante), o correcorre "corsa precipitosa", bullebulle "ficcanaso".
In italiano si possono trovare parole come "leccalecca", "fuggi-fuggi" e "pigiapigia".
I composti incorporanti derivano dall'unione di un verbo e di un sintagma nominale (cioè di un gruppo di parole con valore nominale, che potrebbe essere sostituito da un unico sostantivo): si forma così un nuovo verbo il cui primo costituente è il sintagma nominale, in origine complemento oggetto del verbo semplice.
Un esempio di questo tipo è il seguente, tratto dal nahuatl, una lingua azteca del Messico: da ni-c-qua in nacatl, cioè "io mangio la carne", si è formato ni-naca-qua, letteralmente "io carne-mangio", nuovo verbo che in italiano corrisponderebbe pressappoco a "carnemangiare".
Esempi di tali composti si possono trovare anche in inglese, come per esempio nelle formazioni to babysit, cioè "fare la babysitter", o to horseride, "andare a cavallo".
Più in generale si riconoscono i composti giustapposti, costituiti da elementi lessicali accostati in sequenza lungo la catena sintagmatica.
I composti sintagmatici sono chiamati così perché la loro origine sembra essere più di natura sintattica che morfologica: essi sono molto produttivi sia in inglese che in afrikaans.
Dalla prima lingua sono tratti esempi quali a pipe-and-slipper husband "un marito pipa e pantofole", an ate-too-much headache "un mal di testa per aver mangiato troppo", a floor-of-a-birdcage taste "un sapore da pavimento di gabbia degli uccelli" (i trattini sono stati aggiunti per chiarezza): come si nota, corrispondenti costruzioni italiane non possono essere considerate composti perché al loro interno è sempre possibile introdurre altro materiale lessicale (ad esempio "un marito tutto pipa e pantofole" o "un marito casa, pipa e pantofole").
Tratto dall'afrikaans è invece l'esempio lach of ik schiet humor, cioè "un umorismo da ridi o sparo".
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