La nobiltà albanese comprende tutti gli individui e le famiglie riconosciute dall'Albania come membri della classe aristocratica, ovvero godenti di privilegi ereditari.
La nobiltà albanese era composta da proprietari terrieri di vaste aree, spesso alleati di altri stati come l'Impero bizantino, alcuni stati serbi, la Repubblica di Venezia, l'Impero ottomano ed il Regno di Napoli oltre ad alcuni Principati albanesi. I diversi aristocratici utilizzavano quindi titoli di derivazione bizantina, latina o slava,[1] come sebastokrator, despot, dux, conte e zupan.
Lo stesso argomento in dettaglio: Albania sotto l'Impero bizantino.
La Famiglia Muzaka fu tra le prime leali all'Impero bizantino. Per la loro lealtà a Bisanzio, il capofamiglia Andrea II Muzaka ottenne il titolo di despota nel 1335, mentre altri Muzaka continuarono a fare carriera nell'amministrazione bizantina a Costantinopoli.[2]
Il primo stato albanese nel medioevo era governato dalla famiglia Progoni e si estendeva dal fiume Drin sino al lago di Ocrida a sud. Nelle fonti cattoliche, i suoi governanti divennero noti col titolo di "giudici", mentre i bizantini li indicavano come arconti e panhypersebastos, di tradizione greca.
Quando Durazzo venne catturata al Regno di Serbia, Milutin ottenne il titolo di re d'Albania mentre il suo governo venne riconosciuto dai nobili locali presso Durazzo.[3] Diversi nobili albanesi ebbero all'epoca titoli come župan, voivoda o kaznac.[4]
Lo stesso argomento in dettaglio: Albania sotto l'Impero serbo.
La nobiltà albanese venne inclusa anche nel sistema feudale dell'Impero serbo senza alcuna discriminazione e nelle istituzioni di governo dove gli arconti albanesi avevano i medesimi diritti della Nobiltà serba.[5][6] L'imperatore serbo intendeva con queste disposizioni ottenere il supporto della nobiltà albanese confermando i privilegi Kruje dell'Impero bizantino.[7]
Un punto decisivo per le relazioni tra la nobiltà albanese e l'Impero ottomano fu la Battaglia di Savra del 1385.[8] Dopo questo scontro i nobili divennero vassalli dell'Impero ottomano.[9]
La nobiltà albanese non combatté compatta contro gli ottomani come l'aristocrazia serba o bulgara, ma rimase forte di piccoli governanti indipendenti.[10] Gli ottomani dal canto loco, definiti "brutali e crudeli" da serbi e bulgari, si dimostrarono concilianti con la nobiltà albanese.[11]
Quando l'Albania divenne parte dell'Impero ottomano, essa venne divisa in sangiaccati con numerosi timars. Molti membri della nobiltà albanese ottennero alte posizioni nell'amministrazione ottomana come Skanderbeg e Ballaban Badera che furono entrambi sangiacchi.[12][13][14] Molti membri della nobiltà albanese furono timarioti ottomani.[15] Con l'implementazione del sistema Timar, la nobiltà albanese venne assorbita dalla classe militare ottomana per non più di due generazioni.[16] Adottarono quindi titoli ottomani come aga, bey o pascià.
Durante il periodo di crisi dell'Impero ottomano dopo la battaglia di Ancyra del 1402, molti vassalli ottomani dell'Albania come Gjon Kastrioti, Niketas Thopia e Nicola Zaccaria, riconobbero la sovranità veneziana sui loro territori.[17] Numerosi membri delle famiglie albanesi furono infatti pronoi dei veneziani.[18][19][20][21][22][23] Molti nobili albanesi combatterono contro Skanderbeg con le forze veneziane durante la guerra veneziano-albanese.[24][25]
Nel 1451, molti nobili albanesi divennero vassalli del Regno di Napoli. Il primo di questi fu Skanderbeg che siglò il Trattato di Gaeta il 26 marzo 1451 e dopo lui fecero lo stesso altri personaggi influenti dell'Albania dell'epoca come Giorgio Araniti, Ghin Musachi, George Stresi Balsha, Pietro Spani, Pal Dukagjini, Thopia Musachi, Pietro di Himara, Simon Zanebisha e Carlo Toco.[26][27] Skanderbeg per sottostare alle obbligazioni prese venne costretto ad inviare forze in Italia per supportare Ferdinando I di Napoli nella sua battaglia contro la dinastia degli Angioini.[28] In cambio, il regno di Napoli provvide finanziamenti e provviste militari ai suoi vassalli in Albania e mantenne una guarnigione permanente a Kruje.[29][30]
La religione della nobiltà albanese dipendeva da regione a regione.[31] Sino alla fine del XIV secolo, la nobiltà albanese era completamente cristiana (cattolica, di rito latino o bizantino, o ortodossa). Dopo la Battaglia di Savra del 1385 quando gran parte della nobilà locale divenne vassalla dell'Impero ottomano[32] quasi tutti gli aristocratici si convertirono all'Islam. Alla fine del XVII secolo, la nobiltà albanese poteva ormai dirsi completamente islamizzata.[33]
La lingua ufficiale delle classi aristocratiche durante il periodo medievale erano il greco antico e il latino, e solo successivamente lo slavo.[34]
Un tentativo di restaurare la monarchia in Albania venne fatto nel 1997 ma venne rigettato dai due terzi dei votanti al referendum tenutosi in quell'anno.[35] Ancora oggi l'Albania accoglie nella propria società i membri delle antiche famiglie nobili ed i loro discendenti, senza ad ogni modo che essi abbiano specifici privilegi.
Sono qui riportate alcune tra le più note ed influenti famiglie nobili albanesi:
Bulgarian historical review, Pub. House of the Bulgarian Academy of Sciences, 2003, p. 164. URL consultato il 16 marzo 2012.
«Albanian nobility used intensively a titulature* of Byzantine, Latin or Slavic origins»
(SQ) Skënder Anamali, Historia e popullit shqiptar në katër vëllime, I, Botimet Toena, 2002, p. 252, OCLC 52411919.
(SR) Dimitrije Bogdanović, Albanski pokreti 1908-1912., in Antonije Isaković (a cura di), Knjiga o Kosovu, vol. 2, Belgrade, Serbian Academy of Sciences and Arts, novembre 2000 [1984]. URL consultato il 9 gennaio 2011.
«srpskog kralja Milutina [1282-1321]... vlast srpskog kralja priznavali su povremeno i albanski velikaši u zaleđu Drača...Još u doba kralja Milutina albanski feudalci ce uključuju u feudalni poredak srpske države sa zvanjima i beneficijama župana, vojvode ili kaznaca.»
(SR) Dimitrije Bogdanović, Albanski pokreti 1908-1912., in Antonije Isaković (a cura di), Knjiga o Kosovu, vol. 2, Belgrade, Serbian Academy of Sciences and Arts, novembre 2000 [1984]. URL consultato il 9 gennaio 2011.
«U Dušanovom carstvu albanske zemlje i velikaši Albanije obuhvaćeni su bez ikakvog izdvajanja i diskriminacije hijerarhijskim feudalnim sistemom....Politička integracija Albanaca u srednjovekovnoj srpskoj državi izvršena je u okviru feudalnog sistema bez diskriminacije prema albanskoj vlasteli. Sa svojim starim ili novim zvanjima, stečenim ili tek dobijenim povlasticama, sa baštinama, pronijama i drugim feudalnim pravima albanski feudalci, u meri u kojoj su ulazili u srpsku državu, bili su aktivan činilac te države. U titulama srpskih kraljeva odnosno careva, kao što smo videli, albanski narod je došao i do svojevrsnog državnopravnog legitimiteta. Ovaj ce legitimitet izražavao i u pravima albanske vlastele da učestvuje u radu najviših organa vlasti srpske države, srpskih sabora. Već sa širenjem granica srpske države preko grčkih i albanskih oblasti, kako je primetio Nikola Radojčić, javilo ce pitanje o učestvovanju Grka i Albanaca na srpskim saborima; grčki i albanski arhonti su i učestvovali u radu sabora sa svim pravima srpske vlastele.»
George Christos Soulis, The Serbs and Byzantium during the reign of Tsar Stephen Dušan (1331-1355) and his successors, 1984, p. 136. URL consultato il 26 marzo 2012.
«The chrysobull that Dusan issued in June 13h3, by which he confirmed the privileges of Kroja that had been granted by the Byzantine emperors, clearly indicates that the Serbian ruler sought to win the support of the Albanian nobility. From the evidence of this document we may assume that Dušan entrusted to the local nobility the administration of various Albanian cities»
Universiteti Shtetëror i Tiranës. Instituti i Historisë e Gjuhësisë, Instituti i Gjuhësisë dhe i Letërsisë (Akademia e Shkencave e RPS të Shqipërisë), Akademia e Shkencave e RPSH. Instituti i Ghuhësisë dhe i Letërsisë, Instituti i Historisë (Akademia e Shkencave e RPS të Shqipërisë), Studia Albanica, Volume 38, Issue 1, Académie des sciences de la République Populaire d'Albanie, Institut d'histoire, Institut de linguistique et littérature., 2005, p. 85. URL consultato il 26 marzo 2012.
«A turning point in the first contacts between the Albanian nobility and the Ottomans was the Battle of Savra (ca. 1385).»
Universiteti Shtetëror i Tiranës. Instituti i Historisë e Gjuhësisë, Instituti i Gjuhësisë dhe i Letërsisë (Akademia e Shkencave e RPS të Shqipërisë), Akademia e Shkencave e RPSH. Instituti i Ghuhësisë dhe i Letërsisë, Instituti i Historisë (Akademia e Shkencave e RPS të Shqipërisë), Studia Albanica, Volume 38, Issue 1, Académie des sciences de la République Populaire d'Albanie, Institut d'histoire, Institut de linguistique et littérature., 2005, p. 85. URL consultato il 26 marzo 2012.
«After the Battle of Savra Albanian princes became vassals of the Ottomans.»
Stavro Skendi, Balkan cultural studies, East European Monographs, 1980, p. 172. URL consultato il 26 marzo 2012.
«...the Bulgarian and Serbian aristocracies...In the first place, the Albanian feudal lords did not fight against the Ottomans, as the Bulgarians and Serbs in an orderly battle, with united and compact forces.»
Stavro Skendi, Balkan cultural studies, East European Monographs, 1980, p. 172. URL consultato il 26 marzo 2012.
«One might wonder why the Ottomans, who were so harsh on the Bulgarian and Serbian aristocracies, were so conciliatory with the Albanian nobility.»
Antonina Zhelyazkova, Albanian identities, su omda.bg. URL consultato il 3 aprile 2011 (archiviato dall'url originale il 3 aprile 2011).
«In 1440, he was promoted to sancakbey of Debar»
Halil İnalcık, From empire to republic : essays on Ottoman and Turkish social history, Istanbul, Isis Press, p. 88, ISBN 978-975-428-080-7, OCLC 34985150. URL consultato il 4 gennaio 2012.
«Balaban Aga, qui a accordé des timar à ses propres soldats dans la Basse- Dibra et dans la Çermeniça, ainsi qu'à son neveu à Mati, doit être ce même Balaban Aga, sancakbeyi d'Ohrid, connu pour ses batailles sanglantes contre Skanderbeg.»
Oliver Jens Schmitt, Religion und Kultur im albanischsprachigen Südosteuropa, vol. 4, Frankfurt am Main, Berlin, Bern, Bruxelles, New York, Oxford, Wien, Lang, 2010, p. 22, ISBN 978-3-631-60295-9.
«After the adoption of timar system, the absorption of Albanian nobility into Ottoman military class did not take more than two generations»
Central Institute of Islamic Research, Islamic studies, Pakistan, Islamic Research Institute, 1997, p. 194. URL consultato il 22 marzo 2012.
«Among those disloyal vassals was Ivan Kastrioti, Niketas Thopia and Nicola Zaccaria.»
Serbian Academy of Science, 1980, p. 49
«Радич Хумој је умро пре но што је пописан скадарски крај. Балеч је, после њега, припао његовом брату Андрији, који је био војвода предела изнад Скадра, и сину Којчину.»
Schmitt, 2001, p. 491
«Radic und Maran Humoj verwalteten seit 1441 Gleros bei Skutari, das einst den Bonzi gehört hatte.»
The Late Medieval Balkans: A Critical Survey from the Late Twelfth Century to the Ottoman Conquest Author John Van Antwerp Fine Edition reprint, illustrated Publisher University of Michigan Press, 1994 ISBN 0472082604, 9780472082605 p. 510 "Koja [Zaharia] submitted to Venice"
Schmitt, 2001, p. 490
«In einer getreidearmen Gegend war dies ein Anschlag auf die Lebensgrundlagen der Gemeinde. Venedig ging in dieser Frage äusserst behutsam vor, denn Koja und Andreas Humoj hatten der Signoria bedeutende Dienste geleistet. Zusammen mit Simeon Vulkata waren sie an der Spitze der venezianischen Verbände gegen Skanderbeg ins Feld gezogen (1447). In ihren Machtgebieten um Balezo und Drivasto wurde besonders heftig gekämpft.»
(SR) Univerzitet u Beogradu. Filozofski fakultet, Zbornik Filozofskog fakulteta, Volume 8, Belgrade, Naučno delo, 1964, p. 419. URL consultato il 28 gennaio 2012.
«Многи домаћи људи учествовали су у борбама на Млетачкој страни. Која Хумој... Василије Угрин,...Јован Запа и његов брат...седморице браће Педантари...више њихових рођака...три сина Рајка Монете...Петар Малонши са два сина...и Буша Сорња из Дања...Другима и нема трага...»
Fan Stilian Noli, George Castrioti Scanderbeg (1405–1468), International Universities Press, 1947, p. 49, OCLC 732882.
«Later on Alphonse concluded similar treaties with George Araniti, Ghin Musachi, George Stresi Balsha, Peter Spani, Paul Ducaghini,...»
Kenneth Setton, The Papacy and the Levant, 1204-1571, vol. 4, American Philosophical Society, 1976–1984, pp. 102, 103, ISBN 978-0-87169-114-9.
«Scanderbeg now entered into special close relations with King Alphoso of Naples....on 26 March 1451. They got along very well together, as lord and vassal...Besides Alphonso's assertion of suzerainty over Skanderbeg and the latters father in law George Arianiti Topia Golem Cominović,... Alphonso gave recognition as vassals to Ducagjini family, to Simon Zenevisi, ...»
The New Encyclopaedia Britannica, Encyclopaedia Britannica, 1987, p. 213. URL consultato il 26 marzo 2012.
«Skanderbeg in 1451 made an alliance with King Alfonso I of Naples (Alfonso V of Aragon), whose vassal he became, and a permanent Neapolitan garrison was installed in his fortress»
(SR) Spomenik, Volumes 95-97, Serbian Academy of Science and Arts, 1942, p. xvi. URL consultato il 2 febbraio 2012.
«Кастел Нови код Напуља, 21. октобар 1454: Краљ Алфонс V јавља Скендербегу да му је Павле Дукађини преко свог посланика изјавио оданост и покорност и да му је као свом вазалу, одредио годишњу провизију од 300 дуката ...»
Bulgarian historical review, Pub. House of the Bulgarian Academy of Sciences, 2003, p. 177. URL consultato il 16 marzo 2012.
«The Albanian nobility embraced the religion of their lord or of that power which could threaten its political existence.»
Sedlar, Jean W. East Central Europe in the Middle Ages, 1000-1500, University of Washington Press, p. 385
Central Institute of Islamic Research, Islamic studies, Pakistan, Islamic Research Institute, 1997, p. 196. URL consultato il 16 marzo 2012.
«The Albanian nobility and townfolk from Kosovo were totally Islamized in the end of the 17th century.»
Bulgarian historical review, Pub. House of the Bulgarian Academy of Sciences, 2003, p. 164. URL consultato il 16 marzo 2012.
«Local principalities… using Greek, Ladin or Slavic as the official languages of correspondence in their courts.»
Military history, Empire Press, 1990, p. 49. URL consultato il 26 marzo 2012.
«The Kuprilis, Albanian noblemen,»
- (SR) Serbian Academy of Science, Glas, Volumes 319-323, Belgrade, Serbian Academy of Science and Arts, 1980.
- Oliver Jens Schmitt, Das venezianische Albanien (1392–1479), München, R. Oldenbourg Verlag GmbH München, 2001, ISBN 3-486-56569-9.