Sin (divinità)
dio mesopotamico della luna. / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Sin (in Akkadico: 𒂗𒍪 Su'en, Sîn) o Nanna (Sumerico: 𒀭𒋀𒆠 DŠEŠ.KI, DNANNA), chiamato anche "divina falce di luna", era il dio della luna nella mitologia babilonese, protettore del ciclo lunare e degli elementi naturali a esso connessi, e anche considerato protettore dei pastori. Le due principali sedi di culto si trovavano a Ur e a Carre, ma in tutta la Mesopotamia vi sono numerosi templi dedicati al dio.
Durante il periodo in cui la città di Ur si sviluppa sulla valle dell'Eufrate (tra il 2600 e il 2400 a.C.), Sin è considerato il dio supremo del pantheon, il "Padre degli Dei", "Capo degli Dei" o "Creatore di tutte le cose". Chiamato anche "Colui il cui cuore non può essere letto", si diceva riuscisse a "vedere più lontano" di tutti gli altri dèi. Secondo la leggenda, a ogni luna nuova, gli dei, riuniti in consiglio, ricevevano da Sin le predizioni sul futuro.
Sīn era anche il nome del dio pre-islamico della luna e delle ricchezze venerato ad Hadhramaut.[1]