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principe francese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Luigi Antonio di Borbone, duca d'Angoulême (Versailles, 6 agosto 1775 – Gorizia, 3 giugno 1844), era il maggiore dei figli maschi di Carlo X di Francia e fu l'ultimo delfino di Francia dal 1824 al 1830. Fu tecnicamente re di Francia e Navarra per meno di venti minuti[1] prima della sua abdicazione, dovuta a quella di suo padre durante la rivoluzione di luglio nel 1830. Non ha mai regnato sul Paese, ma dopo la morte del padre nel 1836 fu il pretendente legittimista con il nome di Luigi XIX. Secondo alcuni legittimisti, che consideravano valide le abdicazioni, il pretendente fu invece, dal 1830, solo il nipote Enrico di Chambord, detto Enrico V.
Luigi Antonio di Borbone-Francia | |
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Luigi Antonio di Borbone ritratto da sir Thomas Lawrence nel 1825. Oggi questo dipinto è conservato nel Castello di Windsor. | |
Re titolare di Francia e Navarra come Luigi XIX | |
In carica | 2 agosto 1830, per circa venti minuti |
Predecessore | Carlo X |
Successore | Enrico V (de jure) Luigi Filippo I come Re dei Francesi (de facto) |
Pretendente legittimista al trono di Francia e Navarra | |
In carica | 6 novembre 1836 – 3 giugno 1844 |
Predecessore | Carlo X |
Successore | Enrico V |
Delfino di Francia | |
In carica | 16 settembre 1824 – 2 agosto 1830 |
Predecessore | Luigi Carlo di Borbone-Francia |
Successore | titolo estinto |
Nome completo | Luigi Antonio di Borbone |
Altri titoli | Coprincipe titolare di Andorra Duca d'Angoulême Conte di Marnes Fils de France Petit-fils de France |
Nascita | Reggia di Versailles, 6 agosto 1775 |
Morte | Gorizia, 3 giugno 1844 (68 anni) |
Luogo di sepoltura | Monastero di Castagnevizza |
Dinastia | Capetingi |
Padre | Carlo X di Francia |
Madre | Maria Teresa di Savoia |
Consorte | Maria Teresa Carlotta di Francia |
Religione | Cattolicesimo |
Firma |
Luigi fu un petit-fils de France alla nascita e fu inizialmente noto come Luigi Antonio d'Artois. Dopo l'ascesa al trono di suo padre, diventò fils de France e il suo cognome cambiò in de France, seguendo l'abitudine reale per i principi con tale rango.[2]
Dopo la restaurazione, fu tra i capi degli ultrarealisti.
Luigi Antonio nacque a Versailles, come il maggiore dei figli maschi di Carlo Filippo, conte d'Artois, il più giovane dei fratelli di Luigi XVI di Francia. La sua nascita avvenne un anno dopo la morte del suo bisnonno, Luigi XV di Francia. Sua madre era la principessa Maria Teresa di Savoia (nota come Marie Thérèse in Francia), figlia di Vittorio Amedeo III di Savoia e dell'infanta Maria Antonietta di Spagna.
Dal 1780 fino al 1789 Luigi Antonio e il fratello minore, Carlo Ferdinando, duca di Berry, furono educati dal marchese Armand-Louis de Sérent nel castello di Beauregard, a poche miglia da Versailles[3], e il loro vice-precettore fu l'abate Marie. Allo scoppio della rivoluzione francese nel 1789 i due principi seguirono il loro padre in esilio prima a Torino, poi in Germania e infine in Inghilterra.
Nel 1792 Luigi Antonio si unì all'esercito degli émigré di suo cugino, il principe di Condé.
A giugno del 1795 suo zio, il comte de Provence si proclamò re con il nome Luigi XVIII di Francia. Nello stesso anno, il ventenne Luigi Antonio guidò una infruttuosa rivolta realista in Vandea. Al principio del 1797 raggiunse suo fratello e suo zio nel tedesco ducato di Brunswick, sperando di unirsi all'esercito austriaco. La sconfitta dell'Austria per opera della Francia li obbligò a fuggire, rifuggiandosi a Mittau in Curlandia, sotto la protezione dello zar Paolo I di Russia.
Grazie ai buoni uffizi dello zar di Russia Paolo I Maria Teresa Carlotta di Borbone-Francia accettò infine di sposare, all'età di vent'anni, l'erede della corona di Francia decaduta, un altro dei suoi cugini germani, Luigi Antonio di Borbone-Francia, figlio primogenito del futuro Carlo X e duca d'Angoulême, realizzando il desiderio dei suoi genitori.
A giugno del 1799 ella lasciò Vienna per raggiungere lo zio e il suo futuro sposo, rifugiati sotto la protezione dello zar al Palazzo Jelgava in Curlandia. Il 9 giugno 1799 Louis-Joseph de Montmorency-Laval, principe-vescovo di Metz e Grande elemosiniere di Francia, celebrò il matrimonio, in presenza del futuro Luigi XVIII di Francia e della sua consorte Maria Giuseppina di Savoia. L'abate Henri Edgeworth de Firmont, che aveva accompagnato Luigi XVI di Francia al patibolo, ci tenne ugualmente a essere presente alla cerimonia per benedire la coppia principesca. L'atto di matrimonio[4] fu redatto dal conte di Saint Priest. Da questo momento l'esistenza della Madame royale divenne strettamente legata a quella dello zio Luigi XVIII, con il quale condivise l'esilio e che utilizzò la sua immagine di "martire della Rivoluzione" per aggregare i realisti e interessare i sovrani europei alla loro causa.
In effetti Maria Teresa condivise sia la vita dello zio che quella del suo sposo. Luigi XVIII aveva bisogno di assicurare la legittimità del diritto di cui era titolare per la legge salica e per la legittimità del fatto che ne era portatrice sua nipote. Egli fece quindi di lei l'erede delle virtù dei suoi genitori, poi una novella Antigone, fedele al re anche nella mala sorte, come dovrebbero essere tutti i realisti. Madame Royale divenne allora colei che indicava la via della fedeltà monarchica.[5] Ella era già la vera regina della piccola corte in esilio, anche se la consorte di Luigi XVIII, Maria Giuseppina di Savoia, era ancora in vita.
AD aprile del 1800 Luigi Antonio assunse il comando di un reggimento di cavalleria nell'esercito bavarese e prese parte alla battaglia di Hohenlinden contro i francesi, mostrando alcune abilità.
Al principio del 1801 lo zar Paolo fece pace con Bonaparte, e la corte francese fuggì in esilio a Varsavia, allora controllata dalla Prussia. Per i successivi dieci anni, Luigi Antonio accompagnò e consigliò suo zio, Luigi XVIII. Ritornarono in Russia quando Alessandro I diventò zar, ma a metà del 1807 il trattato tra Napoleone ed Alessandro lì obbligò a trovare rifugio in Inghilterra. Lì, ad Hartwell House nella contea del Buckinghamshire, il re Luigi ricostituì la sua corte, e a Luigi Antonio fu concessa una indennità di 300 sterline al mese. Due volte (nel 1807 e nel 1813) tentò di tornare in Russia per aderire alla lotta contro Napoleone, ma gli fu negato il permesso dallo zar. Rimase in Inghilterra fino al 1814 quando salpò per Bordeaux, che aveva dichiarato per il re. Il suo ingresso nella città il 12 marzo 1814 fu considerato come il principio della restaurazione borbonica. Da lì Luigi Antonio combatté al fianco del duca di Wellington per restaurare suo cugino Ferdinando VII sul trono di Spagna.
Luigi Antonio fu incapace di impedire il ritorno di Napoleone a Parigi in qualità di capo dell'esercito realista nella valle sud del fiume Rodano, e fu nuovamente obbligato a fuggire in Inghilterra durante i "cento giorni". Servì fedelmente Luigi XVIII, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone a Waterloo. Nel 1823 comandò un corpo francese in Spagna per ripristinare il potere assoluto del re, che si concluse con la battaglia del Trocadero. Per questo risultato, fu insignito del titolo di Principe di Trocadero.[senza fonte]
In seguito alla morte di suo zio, nel 1824, suo padre diventò re Carlo X e Luigi Antonio diventò delfino, cioè erede al trono. Sostenne la politica reazionaria di suo padre per purificare la Francia del suo recente passato rivoluzionario e imperiale, espellendo ex ufficiali imperiali dell'esercito.[senza fonte]
Masse di manifestanti arrabbiati chiesero l'abdicazione di Carlo e dei suoi discendenti nel luglio 1830, in quella che divenne nota come Rivoluzione di luglio, a favore di suo cugino Luigi Filippo, duca d'Orléans. Inviarono una delegazione al Palazzo delle Tuileries per imporre la sua conformità. [senza fonte] Carlo firmò a malincuore il documento di abdicazione il 2 agosto 1830. Si dice che Luigi Antonio trascorse i successivi venti minuti ascoltando le suppliche della moglie di non firmare un documento simile, mentre l'ex Carlo X sedeva piangendo. Tuttavia abdicò anche lui a favore del nipote, il Duca di Bordeaux.
Per l'ultima volta partì per l'esilio, dove era conosciuto come il "Conte di Marnes" e non tornò più in Francia.[senza fonte]
Luigi Antonio e sua moglie si recarono a Edimburgo, in Scozia, nel novembre 1830 e si stabilirono in una casa al 21 (ora 22) Regent Terrace [6][7] vicino a Holyrood Palace dove risiedeva Carlo X.[8]
L'imperatore Francesco I d'Austria offrì il Castello di Praga all'entourage reale nel 1832, così Luigi Antonio e Carlo X si trasferirono lì. Francesco I, tuttavia, morì nel 1835 e il suo successore Ferdinando I d'Austria disse alla famiglia reale francese che aveva bisogno del palazzo per la sua incoronazione nell'estate del 1836.[8] I re francesi in esilio e il loro seguito se ne andarono e quindi arrivarono al palazzo di Grafenberg [9] a Gorizia, allora contea dell'impero d'Austria, il 21 ottobre 1836.
Molti legittimisti non hanno riconosciuto le abdicazioni come valide, e riconobbero Carlo X come re fino alla sua morte nel 1836, con Luigi XIX che gli succedette. Luigi Antonio morì a Gorizia nel 1844, all'età di 69 anni. Alla sua morte suo nipote, il duca di Bordeaux, divenne capo della famiglia reale di Francia con il nome regale di Enrico V, anche se in esilio usò il titolo di Conte di Chambord.
Luigi Antonio è sepolto in una tomba con la scritta "LUIGI XIX" nella cripta del Convento di Castagnevizza accanto alla moglie e al padre Carlo X, assieme a Enrico di Chambord (sulla cui tomba si legge la scritta: "ENRICO V"), alla moglie di quest'ultimo e a sua sorella, Luisa Maria, ultima duchessa regnante di Parma. Durante la prima guerra mondiale l'imperatrice d'Austria, Zita di Borbone-Parma, fece trasportare le salme a Vienna, ma una clausola del trattato di pace con l'Italia impose la restituzione delle stesse. Castagnavizza si trova infatti su una collina prospiciente Gorizia, collina che ricade ora in Slovenia a Nova Gorica, a pochi metri dal confine con l'Italia a seguito delle clausole del Trattato di pace del 1947. Gorizia fu infatti l'ultima residenza d'esilio di Carlo X e della sua famiglia.
Il brevissimo lasso di tempo intercorso fra i due atti a favore di Enrico, appena venti minuti, impedì a Luigi Antonio di divenire re, ma alcuni sostennero che, nonostante ciò, in quei minuti Luigi Antonio avesse assunto la dignità regale come Luigi XIX, prima di cederla al nipote Enrico.
Tale teoria è tuttavia insostenibile sotto tutti i punti di vista:
Il tempo risolse le varie interpretazioni che dividevano il campo borbonico. Se la morte del padre Carlo X, avvenuta nel 1836, contribuì a incrementare i diversi punti di vista, con i legittimisti più intransigenti che vedevano in Luigi Antonio il nuovo sovrano con il titolo di Luigi XIX, mentre quelli legalisti si richiamavano al testo abdicatario per riconoscere in Enrico il vero pretendente, la morte di Luigi Antonio in esilio nel 1844 senza eredi ricucì lo scisma, con Enrico a quel punto unico erede sotto tutti i punti di vista.
Il neonato duca d'Angoulême è impersonato da un attore bambino non accreditato in una breve scena del film di Sofia Coppola Marie Antoinette. Questa scena contiene un grande errore in quanto nomina erroneamente i suoi genitori essere Luigi XVIII e Maria Giuseppina di Savoia, che non hanno avuto figli.
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