Libro Tredicesimo della Metafisica
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Il Libro Tredicesimo della Metafisica (Μ) di Aristotele è la parte dell'opera in cui, in maniera sistematica, viene affrontata la questione ontologica degli oggetti matematici e delle Idee platonicamente intesi. Specificamente si discute, in toni piuttosto polemici, sulla possibilità che questi enti abbiano un modo d'essere diverso da quello delle cose sensibili[1], come alcuni platonici sostenevano. L'indagine del filosofo continua con il Libro Quattordicesimo (Ν).
Libro Tredicesimo della Metafisica | |
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Manoscritto latino della Metafisica di Aristotele | |
Autore | Aristotele |
1ª ed. originale | IV secolo a.C. |
Genere | Saggistica |
Sottogenere | Filosofia |
Lingua originale | greco antico |
Serie | Metafisica |
Preceduto da | Libro Dodicesimo della Metafisica |
Seguito da | Libro Quattordicesimo della Metafisica |
«E c'è una materia sensibile e una intelligibile;
quella sensibile è, per esempio, il bronzo o il legno
o tutto ciò che è suscettibile di movimento;
quella intelligibile è, invece, quella presente negli esseri sensibili,
ma non in quanto sensibili, come gli enti matematici.»
(Z 10, 1036 a 9-12, in Aristotele, Metafisica , a cura di Giovanni Reale, Bompiani, Milano 2000)