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poeta ungherese Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Janus Pannonius, alias umanistico di Ivan Česmički (croato) e Csezmicei János (ungherese), noto anche come Giano Pannonio, o Giovanni da Csezmicze o da Cesinge (Čazma, 29 agosto 1434 – Medvedgrad, 27 marzo 1472), è stato un vescovo cattolico, poeta e umanista ungherese,[1][2] noto come autore poetico in latino.[3]
Janus Pannonius vescovo della Chiesa cattolica | |
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Andrea Mantegna, Ritratto virile (presunto ritratto di Janus Pannonius, 1470 circa); tempera su cartone, 24x19 cm, National Gallery of Art, Washington | |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Pécs (1459-1472) |
Nato | 29 agosto 1434 a Čazma |
Ordinato presbitero | in data sconosciuta |
Nominato vescovo | 5 novembre 1459 da papa Pio II |
Consacrato vescovo | in data sconosciuta |
Deceduto | 27 marzo 1472 (37 anni) a Medvedgrad |
Introdusse la letteratura umanistica in Ungheria.[3]
Nato nel 1434 a Čazma nel Regno di Ungheria (attuale Croazia), Pannonius fu inviato a studiare in Italia da suo zio l'arcivescovo János Vitéz[2] (Ivan Vitez od Sredne). Fu a Ferrara, come allievo di Guarino Veronese, nel 1447;[3] nel 1454 si trasferì all'Università di Padova, dove studiò diritto canonico laureandosi nel 1458[3] (è uno dei 40 antichi studenti stranieri ritratti da Gian Giacomo Dal Forno nel Palazzo del Bo).[4] Mentre era a Padova compose panegirici e poesie satiriche e descrittive, come la celebre Gara dei venti. Fu amico di Andrea Mantegna, che lo ritrasse insieme a Galeotto Marzio, e a cui Pannonius dedicò un'elegia.[3]
Al rientro in patria divenne vicario episcopale di Varadino (Varaždin).[2] Nel 1459 fu nominato vescovo di Cinquechiese (Pécs),[3] cattedra che tenne fino alla morte, continuando comunque l'attività letteraria in latino, scrivendo epigrammi ed elegie.
Nel 1465 fu inviato a Roma da re Mattia Corvino per perorare la causa della guerra contro gli Ottomani; durante il soggiorno romano compose il poema epico Annales, perduto.[3] Rientrato in patria, Pannonius partecipò assieme allo zio Vitéz a una cospirazione contro il re, che tuttavia fallì. Morì nel castello di Medvedgrad nei pressi di Zagabria nel marzo 1472,[3] mentre tentava di fuggire in Italia, a 37 anni;[2] è sepolto nella cattedrale di Pécs.
La produzione letteraria di Pannonius rispecchiò la sua versatile personalità e humanitas di artista colto in varie discipline e sensibile alle bellezze del mondo, abbracciando una vasta gamma di sentimenti, dal dolore per la morte della madre al rimpianto per la bella e colta terra che gli fu da patria spirituale, dallo sdegno contro i falsi poeti alla commozione per la natura, dall'angoscia di fronte al destino umano ai dubbi metafisici.[5]
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