Ipotesi solutreana
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L'ipotesi solutreana sul popolamento delle Americhe asserisce che degli Europei potrebbero essere stati tra i primi colonizzatori delle Americhe.[1][2] I suoi proponenti includono Dennis Stanford dello Smithsonian Institution e Bruce Bradley dell'Università di Exeter.[3] Questa ipotesi contrasta con l'ortodossia archeologica tradizionale che il continente nordamericano sia stato popolato da persone provenienti dall'Asia, o mediante il ponte continentale di Bering (cioè la Beringia) 11.500 anni a.C.,[4] o mediante un viaggio marittimo lungo la costa pacifica, o mediante entrambi.
Secondo l'ipotesi solutreana, il popolo della cultura solutreana, tra 21.000 anni a.C. e 17.000 anni a.C.,[5] nell'Europa dell'era glaciale migrò in Nord America in barca lungo la banchisa dell'Oceano Atlantico settentrionale. Essi portarono con sé i loro metodi di fabbricazione di utensili litici,che rimasero inutilizzati per circa sei millenni (perché non esistevano giacimenti di selce sulla banchisa) e furono poi miracolosamente recuperati al momento del loro arrivo sul continente nordamericano , circa 11.500 anni a.C., fornendo la base per la successiva (circa 11.000 anni a.C) tecnologia Clovis che si diffuse in tutto il Nord America. L'ipotesi si basa sulle somiglianze tra le tecnologie litiche del Solutreano europeo e di Clovis.
I sostenitori dell'ipotesi solutreana si riferiscono a recenti ritrovamenti archeologici come quelli presso Cactus Hill in Virginia, Meadowcroft Rockshelter in Pennsylvania e Miles Point in Maryland come prove di una fase transitoria tra la tecnologia litica solutreana e quella che divenne la tecnologia Clovis.
Nel 2009, l'antropologo David J. Meltzer criticò l'ipotesi, affermando: "Pochi archeologi, ammesso che ve ne siano — o, in quanto a ciò, genetisti, linguisti o antropologi fisici —, prendono seriamente l'idea di una colonizzazione solutreana dell'America."[6]